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L’Unione europea avverte le multinazionali: “Finito il tempo dell’evasione fiscale”

Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, a margine dell’Ecofin di Bratislava ha lanciato un monito alle aziende multinazionali che operano in territorio europeo: “Basta a trattamenti fiscali di favore”. Padoan auspica il ritorno al dibattito sulla Digital Tax.
A cura di Charlotte Matteini
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Conferenza stampa di chiusura Ecofin

A margine dell'Ecofin tenutosi in questi giorni a Bratislava, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è tornato a parlare della questione Apple, ampliandola però a tutte le aziende multinazionali che operano in territorio europeo. Secondo il presidente dell'Eurogruppo e ministro delle finanze olandese sarebbe quindi finito il tempo dei trattamenti di favore destinati alle grandi imprese che, in cambio della creazione di posti di lavoro sul territorio, richiederebbero delle agevolazioni e degli sconti fiscali rispetto alla legislazione vigente.

Senza troppi giri di parole, Dijsselbloem ha dichiarato che i tempi stanno cambiando e che le imprese che vorranno continuare a lavorare in Europa dovranno versare le giuste tasse nelle casse degli Stati membri dell'Unione: "Le compagnie multinazionali hanno il dovere di pagare le tasse in modo giusto e credo che dobbiamo lavorare tutti insieme per assicurarci che sia così. Il mio messaggio a queste aziende è che stanno combattendo la battaglia sbagliata. Dovete superarlo, i tempi stanno cambiando e dovete pagare le vostre tasse in maniera giusta. Parte di esse saranno negli Usa, parte in Europa. Quindi preparatevi a farlo".

Il riferimento alla vicenda Apple è molto chiaro. Proprio poche settimane fa, la Commissione europea ha comminato una multa da 13 miliardi di euro per presunti aiuti di Stato ottenuti dallo stato irlandese, ovvero una tassazione degli utili pari allo 0,005%, e preteso che Apple versasse quindi la differenza rilevata dagli organi europei nelle casse dell'erario irlandese. Lo sconto fiscale accordato dall'Irlanda ad Apple molti anni fa è, per la Commissione europea, un indebito aiuto di stato, una mossa vietata dai trattati europei. La super-multa elevata a Apple ha comprensibilmente scatenato un ampio dibattito in merito, che ha coinvolto sia l'opinione pubblica che gli esponenti delle istituzioni nazionali, internazionali ed europee. Secondo il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici la multa non dovrebbe destare alcuna preoccupazione perché non comporterebbe alcun calo dell'attrattività del mercato Europa agli occhi delle multinazionali: "Non essere preoccupato per niente perché è una decisione basata sui fatti e ora sta alla Corte pronunciarsi".

Moscovici inoltre rilancia il tema annunciando che tra fine ottobre e metà novembre presenterà una proposta che mira alla creazione di una base imponibile comune a tutta Europa: "Non c'è un momento migliore per rilanciarla, so che la frustrazione dei cittadini cresce. Manda il segnale chiaro che gli anni dell'evasione sono finiti e non si possono aggirare le regole degli aiuti di Stato. Le aziende, di qualunque origine, devono pagare la giusta quota di tasse sui profitti, dove vengono fatti".

Nonostante la presa di posizione degli alti rappresentanti europei, Michael Noonan, rappresentante di Dublino, ha sottolineato che è intenzione del governo irlandese ricorrere alla Corte di Giustizia Ue contro l'ingiunzione della Commissione, che di fatto comporterebbe gravi danni all'economia irlandese se fosse confermata. Noonan ha espresso inoltre la speranza di poter fare fronte comune con Olanda, Belgio e Lussemburgo – anch'essi nel mirino della Commissione a causa delle agevolazioni concesse alle imprese – per cercare di evitare un cambio di legislazione troppo severo in materia fiscale.

Prendendo spunto dal caso Apple, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha espresso la volontà di tornare sul tema della cosiddetta "Digital Tax", che a suo tempo fece molto discutere in Italia. Secondo il ministro "è il segnale che bisogna fare dei passi avanti per una maggiore integrazione dell'approccio alle politiche fiscali in Europa che possa evitare distorsioni. Il caso Apple pone anche la questione della intersezione, spesso non chiara, delle politiche della tassazione, della concorrenza e aiuti Stato", ha detto Padoan.

Quello della Digital Tax – secondo Padoan – "è uno dei terreni su cui riflettere e fare progressi, anche se non c'è un quadro europeo condiviso. E' importante affrontare il tema di come questa importante fonte di produzione di ricchezza che è l'economia digitale possa essere resa compatibile con una politica di tassazione equa che permetta allo stesso tempo di mantenere elevato l'incentivo all'investimento da parte delle multinazionali ma permetta anche allo Stato di ottenere la sua quota di entrate tributarie", ha concluso il ministro dell'Economia.

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