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Istat, il tasso di occupazione raggiunge livelli record: intanto continua il dibattito su Jobs Act

Il report dell’Istat sull’occupazione sottolinea come a novembre 2019 siano stati toccati i massimi storici: il tasso di occupazione è infatti cresciuto fino al valore più alto mai registrato dall’inizio delle serie storiche. Un livello record, quindi, che in termini numerici si traduce in 23 milioni 486 mila di occupati in Italia.
A cura di Annalisa Girardi
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"A novembre 2019, gli occupati crescono di 41 mila unità rispetto al mese precedente (+0,2%), con un tasso di occupazione che sale al 59,4% (+0,1 punti percentuali)". Lo afferma il report dell'Istat sull'occupazione per il mese di novembre 2019, che sottolinea come siano stati toccati i massimi storici: a fine dello scorso anno, infatti, il tasso di occupazione è cresciuto fino al valore più alto mai registrato dall'inizio delle serie storiche, che sono state avviate nel 1977. Un livello record, quindi, che in termini numerici si traduce in 23 milioni 486 mila di occupati in Italia.

Si conferma quindi la tendenza alla crescita che ha caratterizzato il primo semestre dell'anno. Tuttavia, anche le persone in cerca di lavoro risultano in aumento dello 0,5%, ossia 12mila unità, rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione resta pressoché stabile, si legge nel documento pubblicato dall'Istat, che specifica: "L’andamento della disoccupazione è sintesi di un aumento per gli uomini (+1,2%, pari a +15 mila unità) e di una lieve diminuzione tra la donne (-0,2%, pari a -3 mila unità); crescono i disoccupati under 35, diminuiscono lievemente i 35-49enni e risultano stabili gli ultracinquantenni". L'Istituto nazionale di statistica comunque sottolinea che sono ormai 6 mesi che il tasso di disoccupazione, stabile al 9,7%, si mantiene al di sotto della soglia del 10%.

I dati dell'Istat

Per quanto riguarda l'occupazione, l'Istat sottolinea come l'andamento sia una " sintesi di un aumento della componente femminile (+0,3%, pari a +35 mila) e di una sostanziale stabilità di quella maschile". Gli occupati, si legge ancora nel report, "crescono tra i 25-34enni e gli ultracinquantenni, mentre calano nelle altre classi d’età; al contempo, aumentano i dipendenti permanenti (+67 mila) a fronte di una diminuzione sia dei dipendenti a termine (-4 mila) sia degli indipendenti (-22 mila)". Considerando una base annua, l'occupazione risulta in crescita: "L’espansione riguarda sia le donne sia gli uomini di tutte le classi d’età, tranne i 35-49enni". Tuttavia, si specifica, "al netto della componente demografica la variazione è positiva per tutte le classi di età".

Il dibattito su Jobs Act e Articolo 18

In questi giorni si sta anche parlando di lavoro e occupati su un altro fronte, quello del dibattito sull'Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, tornato al centro dell'attenzione pubblica in seguito alla richiesta di Liberi e Uguali di ripristinarlo, rivedendo di pari passo il Jobs Act. L'articolo 18 abolito con il Jobs Act, la riforma del diritto del lavoro emanata dal governo di Matteo Renzi tra il 2014 e il 2015, tutelava i lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva dichiarato: "Al tavolo della verifica dovremo trovare il coraggio di correggere radicalmente gli errori commessi sul mercato del lavoro. L’idea che comprimere i diritti dei lavoratori aiuti il Paese a crescere è sbagliata e dobbiamo dirlo, definitivamente. Chiederemo garanzie a partire dalla disciplina sui licenziamenti collettivi, su cui i giudici di Milano e Napoli hanno già rinviato alla Corte di Giustizia europea".

Ma Italia Viva non sembra aprire a un'ipotesi di revisione. La ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, ha commentato la richiesta di Leu, affermando la necessità piuttosto di "far ripartire il lavoro e l’economia. La priorità è questa, non gingillarsi con il Jobs Act che il lavoro lo ha creato. Non servono slogan, servono soluzioni".

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