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In Veneto nasce la scuola di mobilitazione politica per i giovani: “Creiamo partecipazione dal basso”

“Si dice sempre che ai giovani non interessa la politica. Non è vero, è la politica più tradizionale che non riesce a parlare con loro”: lo ha detto in un’intervista con Fanpage.it la consigliera regionale in Veneto Elena Ostanel, presentando la scuola di mobilitazione politica.
A cura di Annalisa Girardi
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La consigliera regionale Elena Ostanel alla presentazione della scuola di mobilitazione politica, a Verona.
La consigliera regionale Elena Ostanel alla presentazione della scuola di mobilitazione politica, a Verona.

Una scuola di mobilitazione politica rivolta soprattutto agli under 35: è l'idea di una consigliera regionale in Veneto, Elena Ostanel, per creare una community e una piattaforma di giovani attivisti e attiviste che condividano idee, proposte e una nuova definizione di partecipazione politica. "Si dice sempre che ai giovani non interessa la politica. Io credo, e i risultati che abbiamo ottenuto lo dimostrano, che non sia vero. Le persone più giovani sono molto interessate, ma è la politica più tradizionale che non riesce a parlare loro, quindi non si avvicinano", ha raccontato la consigliera a Fanpage.it.

Una scuola di mobilitazione politica, ha spiegato Ostanel, serve per creare un contesto dove anche i più giovani possano sentirsi partecipi. Un contesto che utilizzi nuovi linguaggi e dia attenzione alle grandi questioni del presente che spesso non vengono considerate a dovere dalla classe politica e dirigente attuale. Altrimenti lo scollamento tra nuove generazioni e politica istituzionale non farà che crescere.

Perché serve una scuola di mobilitazione politica

I grandi focus della scuola saranno proprio su due ambiti che vedono le nuove generazioni particolarmente partecipi: "Uno è la lotta al cambiamento climatico, perché è uno dei temi su cui la politica è in ritardo estremo e su cui invece da anni i giovani indicano la via. L'altro tema riguarda i diritti della comunità Lgbtq+, su cui le risposte politiche sono indietro di trent'anni. Non sono in linea con la società", ha spiegato Ostanel.

Raccontando che il filo conduttore sia sempre quello di una nuova idea di mobilitazione politica dal basso. Soprattutto di questo Ostanel ha parlato all'evento di presentazione della scuola, che si è tenuto lo scorso 4 marzo a Verona.

Una nuova definizione di partecipazione dal basso

"All'evento di presentazione della scuola, c'era qualcuno che si definiva attivista. Quando poi gli chiedevamo se facesse politica, rispondeva di no. Vogliamo ragionare proprio su questa diversità di linguaggio: non è vero che non c'è attivazione, ma c'è una distanza tra il linguaggio politico e quello dei più giovani", ha detto la consigliera.

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L'obiettivo della scuola è anche quello di formare tanti ragazzi e ragazze, nella consapevolezza che prenderanno strade diverse: "Alcuni, tra i ragazzi e le ragazze che parteciperanno alla scuola, poi immagino che vorranno candidarsi ed entrare nelle istituzioni. Altri vorranno restare nell'ambiente dell'attivismo, fuori dalle istituzioni. Altri ancora vorranno lavorare per la pubblica amministrazione: in futuro dobbiamo immaginare che anche nei quadri più tecnici  ci siano persone che hanno ben chiaro un'orizzonte di valori politici. Io immagino la politica come un servizio, in cui partecipano profili competenti. Di questo parleremo: di tecniche, di strumenti, di come arrivare a un risultato", ha puntualizzato la consigliera.

Il legame con il territorio, fare community

L'anno scorso c'è stata un'altra esperienza di scuola di mobilitazione politica, a livello nazionale: "Abbiamo fatto partire quell'esperienza con ‘Ti Candido – Il potere della democrazia' e ha avuto un successo incredibile. Eravamo in piena pandemia quando abbiamo deciso di aprire questa scuola, sono arrivate oltre 700 iscrizioni da tutta Italia. Quindi abbiamo visto che c'è tanto bisogno", ha spiegato Ostanel.

La scuola nazionale si è svolta online: "Ho proposto di farne quindi una in presenza a livello territoriale. Vorremmo poi che altre Regioni seguissero questa esperienza, in modo da creare dei legami più stretti sui territori e anche dei gruppi di attivisti" ha proseguito la consigliera. Per poi concludere: "Io vengo da un piccolo Comune veneto, di diecimila abitanti, in cui è stato molto difficile accedere all'attivazione politica. Questa Regione è fatta soprattutto da piccoli Comuni, dove però fai fatica ad attivarti. Quindi nella scuola politica in Veneto noi abbiamo pensato di creare un contenitore dove anche chi si sente solo nel proprio Comune possa trovare il luogo per agire. E così speriamo che la Regione cambi".

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