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In Italia c’è più lavoro, ma i poveri non diminuiscono neanche un po’: lo dice l’Istat

La povertà, in Italia, non accenna a diminuire. Anche se rispetto all’inizio della legislatura oltre un milione di persone in più è occupato (cosa che il governo Meloni non perde occasione di rivendicare), il numero di chi non riesce ad arrivare a fine mese non scende. E questo include anche chi ha un lavoro. A mostrarlo sono i dati dell’Istat.
A cura di Luca Pons
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Rispetto all'inizio della legislatura, in Italia c'è oltre un milione di occupati in più. È uno dei dati che il governo Meloni ripete più spesso, ed effettivamente è vero: la crescita dell'occupazione è iniziata ben prima che l'esecutivo entrasse in carica, e ci sono categorie (soprattutto i giovani) che non stanno vedendo tutti questi miglioramenti, ma resta il fatto che molte più persone hanno un lavoro. Questo, però, non ha avuto apparentemente nessun effetto sulla povertà.

Non importa quante lavoratrici e lavoratori in più ci sono: il numero di famiglie in povertà assoluta negli ultimi anni è rimasto lo stesso. E anche la percentuale di chi è povero pur avendo un lavoro non è cambiata. Lo mostra l'ultimo rapporto Istat sul tema, riferito al 2024. In Italia ci sono 2,2 milioni di famiglie in povertà assoluta, o 5,7 milioni di persone, pari al 9,8% di tutti i residenti. Nel 2023, il dato era al 9,7%.

Se si guarda alla povertà relativa, cioè alla situazione di chi ha un reddito talmente basso che qualunque imprevisto può farlo cadere nella povertà assoluta, i numeri non cambiano. Anzi, aumentano. Si trovano in questa condizione oltre 8,7 milioni di persone, pari al 14,9% del totale. L'anno prima era il 14,5%.

La povertà tra i lavoratori non scende

Come detto, sono i dati sulla povertà di chi lavora a mostrare che l'aumento dell'occupazione non ha migliorato la situazione degli italiani che stanno peggio. La percentuale è chiara: nel 2024, il 7,9% delle famiglie in cui la persona di riferimento aveva un lavoro si trovavano in povertà assoluta; nel 2023 questa percentuale era all'8,1% (leggermente più alta) e nel 2022 era al 7,7% (leggermente più bassa). Insomma, le cose non sono cambiate. C'è più lavoro, ma non c'è meno povertà.

Guardando alle categorie specifiche, il risultato è lo stesso. L'8,7% delle famiglie di un lavoratore o una lavoratrice dipendenti è in povertà (era il 9% nel 2023, l'8,3% l'anno prima). Particolarmente colpite le famiglie di operai e assimilati: il 15,6% si trova in povertà, ancora una volta un dato leggermente migliore rispetto al 2023 e peggiore rispetto al 2022.

La percentuale di povertà assoluta è più bassa per i lavoratori autonomi, ma se si considerano solo quelli che non sono imprenditori né liberi professionisti è al 7,4% (in questo caso in aumento rispetto al 2023, 6,8% e in calo sul 2022, 8,5%). La situazione più difficile è quella di chi è disoccupato e in cerca di lavoro: povertà al 21,3%, in linea con gli anni precedenti.

Mai così tanti minorenni in povertà assoluta

I numeri sulla povertà assoluta, naturalmente, vanno ben oltre il mondo del lavoro. La zona in cui è più alta resta il Mezzogiorno, dove è toccato il 10,5% delle famiglie contro l'8,1% del Nord-Ovest, il 7,6% del Nord-Est e il 6,5% del Centro. Nelle famiglie in cui c'è almeno un cittadino straniero il tasso di povertà assoluta è al 30,4%, e sale al 35,2% se ci sono esclusivamente persone straniere: più di una su tre. Per le famiglie solo italiane il dato è al 6,2%.

Le fasce di età sono tutte colpite, ma alcune in modo più duro. Se tra gli over 65 ‘solo' il 6,4% è in povertà assoluta, la percentuale è più che doppia tra i minorenni: il 13,8%, ovvero quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi. È il dato più alto di tutta la serie storica effettuata dall'Istat. Il dato diminuisce man mano che l'età aumenta.

Sono più povere, in proporzione, le famiglie numerose. Quelle con cinque o più componenti sono al 21,2%, quelle con tre componenti all'8,6%. Dove ci sono tre o più figli, circa una famiglia su cinque è in povertà assoluta: il 19,4%.

C'è anche un dato che misura quanto è "intensa" la povertà. Ovvero, quanto è lontana la spesa mensile media delle famiglie povere rispetto alla "linea di povertà". Il risultato è stabile a livello nazionale: il 18,4%. Anche su questo, il fatto che l'occupazione sia aumentata non cambia le cose.

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