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Il Ponte tra ritardi, ricorsi, richieste di integrazione: la tabella di marcia di Salvini è un’utopia

Matteo Salvini ha ribadito che i cantieri per il Ponte sullo Stretto di Messina verranno avviati entro l’estate 2024. Ma le 239 richieste di integrazioni avanzate dal Mase non potranno essere eluse facilmente, così come non potranno non pesare sull’iter i tempi della Commissione Via e gli eventuali ricorsi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Apertura dei cantieri entro l'estate 2024. L'iter per realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina procede senza intoppi. O almeno questa è la narrazione che Matteo Salvini continua a offrire sull'infrastruttura, pur sapendo dell'esistenza di 239 richieste di integrazione al progetto avanzate dalla Commissione Via-Vas, che si sommano alle 68 prescrizioni e osservazioni che il comitato tecnico scientifico ha espresso sul progetto definitivo aggiornato.

L'ultima risposta per conto del governo l'ha fornita il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, nel corso del question time in aula alla Camera mercoledì scorso. Secondo Ciriani "Il proponente", cioè la società Stretto di Messina "potrebbe chiedere una sospensione dei termini per rispondere" alle richieste di integrazione, ma "secondo gli elementi ad oggi disponibili lo stesso ha confermato di essere in grado di fornire, nei tempi ordinari previsti dalla procedura, risposte a molte delle osservazioni, ferma restando l’esigenza di anticipare alcuni monitoraggi che richiedono tempi di osservazione e di indagine tecnica incomprimibili". Non ci sarebbero, ha detto ancora l'esponente di Fdi, "in questa fase, elementi di criticità". Sembra insomma che si possa procedere spediti con la costruzione dell'opera, senza dare troppo peso ai rilievi sollevati dalla Commissione Via-Vas.

"Nei trenta giorni previsti daremo tutte le integrazioni richieste", ha assicurato l'amministratore delegato di Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci. Ma parlare di semplici rallentamenti nella procedura, come se si trattasse di un ritardo di qualche settimana, è assolutamente irrealististico: far partire i lavori entro l'estate è praticamente un'utopia, perché i tempi di risposta da parte di Stretto di Messina Spa potrebbero essere molto più lunghi, e potrebbe essere chiesta una proroga dei termini. E poi le parti interessate, associazioni ambientaliste e comuni, avranno altri 30 giorni di tempo per rispondere alle soluzioni proposte ai rilievi della Commissione Via-Vas, la quale a sua volta avrà del tempo a disposizione prima di dare il parere. Se lo scorso 13 aprile sono arrivate le richieste di integrazione da parte della Commissione, il prossimo 13 maggio scadrà il termine per fornire le integrazioni. A quel punto scatteranno i 30 giorni per le controdeduzioni. Significa che, se tutto va bene, il 13 giugno si attenderà ancora il parere della Commissione Valutazione di Impatto Ambientale.

Per l'avvocata Aura Notarianni (WWF) dietro agli annunci e ai proclami non c'è nulla di concreto e il governo "sta minimizzando e bluffando, perché il loro obiettivo è arrivare a chiudere la Conferenza dei servizi. Sarebbero anche capaci di chiuderla senza il parere della Commissione Via-Vas, cosa che sarebbe un'evidente forzatura e una violazione delle regole del procedimento, che oltre a esporre a responsabilità di carattere penale, esporrebbe a un'immediata sospensiva da parte del giudice amministrativo", ha detto a Fanpage.it. "Tutto questo tra l'altro non sarebbe conforme a un progetto esecutivo, a cui spesso rinviano, che naturalmente non esiste. È un teatrino, una grande finzione".

Secondo Notarianni quando il ministro Ciriani parla della possibilità che la società Stretto di Messina avvii i "monitoraggi", omette di dire che iniziarli prima di aver avuto il parere positivo dalla Commissione, in assenza di approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) e senza un progetto esecutivo, è solo un modo per sperperare soldi pubblici. Tra l'altro l'articolo 4 del decreto legge del 31/03/2023 n. 35, al comma 4 parla chiaro:

Dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la società concessionaria (la società Stretto di Messina ndr) è autorizzata a sottoscrivere con il contraente generale (Eurolink ndr) atti negoziali non onerosi, prodromici alla determinazione del contenuto degli atti aggiuntivi di cui al comma 3, aventi ad oggetto:

a) la predisposizione della relazione di adeguamento del progetto definitivo alle prescrizioni di cui all'articolo 3, comma 2, corredata dagli eventuali elaborati grafici di cui all'articolo 3, comma 3;

b) l'aggiornamento del piano delle espropriazioni;

c) l'aggiornamento degli studi di impatto ambientale;

d) la predisposizione del programma anticipato di opere e servizi di cui all'articolo 3, comma 10.

Come si vede si parla di atti "non onerosi". La società Stretto di Messina farebbe quindi costosissimi monitoraggi a sue spese? "La società non ha al suo interno le competenze per avviare i monitoraggi, quindi dovrebbe avvalersi di consulenze esterne, per le quali però ci vorrebbero dei bandi, che ad oggi non sono stati pubblicati", ha spiegato ancora Notarianni, che insieme ad un collegio di avvocati, sta preparando un'azione legale inibitoria, in rappresentanza dei cittadini che vivono nei territori coinvolti nel progetto, per bloccare tutto il procedimento, previsto dal decreto legge che viola la Costituzione: "Il decreto Ponte è da strappare integralmente e sarà dichiarato incostituzionale", ha detto l'avvocata. "È una follia, sembra quasi che cerchino un modo per arrivare, forzando le regole, a far ottenere al contraente generale l'indennità di risoluzione contrattuale, prevista alla clausola 5 punto 2 dell'accordo, che ha già assicurato a Eurolink il 10% di 3,9 miliardi. Ora gli assicurerebbe il 10% di 14 miliardi".

Anche secondo Carmelo Briguglio, avvocato di molti degli espropriandi del Ponte sullo Stretto, i tempi prefissati per per la costruzione dell'infrastruttura sono ormai saltati, e ci sono ormai ritardi accumulati di almeno 5-6 mesi. "Come data finale dell'intero procedimento, che passa dall'approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess, e poi dall'approvazione del progetto esecutivo, avevano indicato addirittura il 31 luglio. Siamo a fine aprile, e non siamo ancora usciti dalla fase della Commissione Valutazione di Impatto Ambientale. Ma tra l'approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess e la redazione del progetto esecutivo, non passeranno meno di 6 mesi. L'ok al progetto esecutivo non arriverà prima della fine del 2024, non c'è più tempo per la sceneggiata dell'inaugurazione dei lavori. Senza contare che poi partiranno i ricorsi. Il primo atto impugnabile sarà l'approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess, subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale", ha spiegato a Fanpage.it. "Ci rivolgeremo al giudice amministrativo, per chiedere l'annullamento di tutta la procedura. Al momento non c'è nessun esproprio in corso. Ammesso che ci arrivino, gli espropri cominceranno, e solo in parte, dopo l'ok al progetto definitivo".

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