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Il Parlamento chiede di abbassare le tasse al ceto medio

La bozza delle conclusioni dell’indagine conoscitiva delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato dà un’indicazione chiara: è il momento di ridefinire l’Irpef con particolare attenzione ai contribuenti che hanno una fascia di reddito media. Nel documento viene illustrata una proposta di rateizzazione dei versamenti per i lavoratori autonomi e viene sottolineata la necessità di delegare al governo la ridefinizione dell’Iva.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'indicazione che arriva dall'indagine conoscitiva delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato è chiara: ridefinire l'Irpef. Nel documento conclusivo, ancora in bozza, si legge che le due Commissioni "concordano che la struttura dell'Irpef vada sostanzialmente ridefinita" con l'obiettivo di "semplificazione e stimolo alla crescita". Insomma, abbassare le tasse. O meglio, semplificarle. Ieri sera è iniziata la discussione, ma gli obiettivi sono chiari: abbassare l'aliquota media effettiva, con un'attenzione particolare ai contribuenti nella fascia di reddito tra i 28mila e i 55mila euro e la modifica delle aliquote marginali effettive. Così da eliminare le "discontinuità più brusche".

La struttura delle aliquote Irpef marginali effettive "presenti nel nostro sistema imposte-benefici è altamente inefficiente nonché dannosa per la crescita economica", si legge nella bozza sulla riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. "Per i soli lavoratori dipendenti, la media delle aliquote marginali effettive supera il 40% già intorno ai 17 mila euro di reddito". Un'attenzione particolare, infatti, viene riservata al cosiddetto ceto medio, perché "oltre il 20% dei lavoratori dipendenti occupati da almeno 12 mesi ha aliquote marginali effettive superiori a quella massima legale (43%), e appartiene alla categoria dei contribuenti dal reddito medio-basso".

Nella bozza vengono avanzate anche le prime proposte di riforma. Per il lavoratori autonomi bisogna "istituire un meccanismo di rateizzazione opzionale". Ovvero un "versamento del saldo e del primo acconto in sei rate mensili di uguale importo da luglio a dicembre dello stesso anno", poi "il versamento del secondo acconto o in un'unica soluzione entro il 31 gennaio dell'anno seguente o in sei rate mensili di pari importo da gennaio a giugno dell'anno seguente". In ogni caso senza sanzioni o interessi, con la misura che non impatterebbe sull'indebitamento pubblico. Bisognerebbe anche eliminare o ridurre la ritenuta d'acconto. Il testo indica anche la necessità di una delega specifica al governo sulla ridefinizione dell'Iva. La riforma fiscale "deve cogliere l'occasione per innestare in modo deciso e irreversibile un cambio di paradigma nei rapporti tra amministrazione fiscale e contribuente", si legge nella bozza. È necessaria "un'evoluzione culturale da ambo le parti", abbandonando "i pregiudizi".

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