Il Papa parla ai servizi segreti italiani: “Non usate l’intelligence per colpire i giornalisti”

Papa Leone XIV ha incontrato in audizione alcune centinaia di dirigenti e funzionari dell'intelligence italiana, a cento anni dalla sua fondazione: in platea c'era anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, responsabile del governo per i servizi segreti. E dal pontefice non è mancato un riferimento, anche se indiretto, ai casi che hanno scosso l'intelligence nazionale negli ultimi anni – su tutti la vicenda di Paragon, azienda il cui spyware è stato trovato nei telefoni di giornalisti di Fanpage.it e non solo. Uno spyware che, stando alle dichiarazioni dell'azienda, viene venduto solamente ai governi e alle agenzie di sicurezza nazionale.
"Occorre vigilare con rigore affinché le informazioni riservate non siano usate per intimidire, manipolare, ricattare, screditare il servizio di politici, giornalisti o altri attori della società civile", ha affermato papa Leone. Come detto, non ci sono stati riferimenti a casi specifici. Ma evidentemente non è stata casuale la scelta di parlare di come debbano essere usate le informazioni su cui l'intelligence mette le mani.
"Lo scambio massiccio di informazioni", ha continuato Prevost "chiede di vigilare con coscienza critica su alcune questioni di vitale importanza: la distinzione tra la verità e le fake news, l'esposizione indebita della vita privata, la manipolazione dei più fragili, la logica del ricatto, l'incitamento all'odio". Anche perché "il mondo delle comunicazioni è notevolmente cambiato negli ultimi decenni, e oggi la rivoluzione digitale è qualcosa che semplicemente fa parte della nostra vita e del nostro modo di scambiarci informazioni e di relazionarci".
Per quanto riguarda il Vaticano, "in diversi Paesi la Chiesa è vittima dei servizi di intelligence che agiscono per fini non buoni, opprimendone la libertà". Ma è proprio il passaggio sull'"intimidire, manipolare, ricattare, screditare" giornalisti e politici che ha attirato la maggiore attenzione.
Nei nostri telefoni e computer passa tutta la nostra vita, e questo ci espone anche a "continui pericoli". Questi pericoli "vanno sempre valutati ed esigono un'alta statura morale in chi si prepara a svolgere un lavoro come il vostro, e in chi lo svolge da tempo". Un lavoro che "richiede competenza, trasparenza e insieme riservatezza", e che "rischia di essere strumentalizzato".
E questo lavoro, ha insistito il pontefice, va fatto "oltre che con professionalità, anche con uno sguardo etico che tenga conto almeno di due aspetti imprescindibili: il rispetto della dignità della persona umana e l'etica della comunicazione". Non deve "mai venir meno il rispetto della dignità e dei diritti di ciascuno. In certe circostanze difficili, quando il bene comune da perseguire ci sembra più necessario di tutto il resto, si può correre il rischio di dimenticare questa esigenza etica e, perciò, non è sempre facile trovare un equilibrio. È necessario allora che vi siano dei limiti stabiliti, secondo il criterio della dignità della persona, e che si resti vigilanti sulle tentazioni a cui un lavoro come il vostro vi espone".