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Il ministro Schillaci dice che l’Italia non aderirà al Green pass globale: cos’è e come funziona

L’Italia non aderirà al Green pass globale lanciato dall’Oms e dall’Unione europea nell’estate del 2023. Lo ha annunciato il ministro Schillaci, perché nell’ultimo decreto Pnrr il governo aveva inserito una norma che invece riguardava proprio il Green pass globale. Si è trattato, però, di un errore che sarà corretto in Parlamento.
A cura di Luca Pons
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L'Italia non ha "alcuna intenzione di aderire al cosiddetto ‘Green pass globale' dell'Oms". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci in una nota diffusa in serata. Finora, il governo Meloni non si era espresso sul progetto lanciato dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea la scorsa estate. Ma il ministro ha sentito il bisogno di intervenire perché nel decreto Pnrr approvato la scorsa settimana, e pubblicato pochi giorni fa in Gazzetta ufficiale, c'è un riferimento al Green pass globale.

Un riferimento che verrà cancellato, ha assicurato Schillaci. Apparentemente si tratta quindi di un vero e proprio errore nella stesura del decreto che il Cdm ha approvato il 26 febbraio. Alcuni articoli nel testo della norma – in particolare quelli dal 42 al 44 – fanno riferimento a misure che riguardano il ministero della Salute.

Già nel comunicato diffuso alla fine del vertice di governo si leggeva che il decreto "consente il riutilizzo della piattaforma creata per la verifica del Green Pass, validata a livello europeo, anche per altre e future certificazioni sanitarie". Più nel dettaglio, all'articolo 43 c'è una disposizione per "far fronte a eventuali emergenze sanitarie, nonché per agevolare il rilascio e la verifica di certificazioni sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell'Organizzazione mondiale della sanità".

Insomma, il testo del decreto contiene le norme per indirizzare l'Italia verso l'utilizzo del green pass globale. Non è molto chiaro come quei provvedimenti siano finiti lì, dato che oggi il ministri Schillaci ha annunciato che "in sede di conversione del decreto-legge verrà presentato un emendamento per riformulare il testo". Marcia indietro, quindi.

Il cosiddetto Green pass globale è nato nel giugno del 2023, quando l'Unione europea ha firmato un accordo con l'Organizzazione mondiale della sanità. L'idea non era quella di lanciare nuovi controlli o restrizioni contro il Covid-19, ma di usare quella stessa infrastruttura digitale per creare un sistema di certificazioni sanitarie condiviso a livello mondiale.

Dato che il modello del certificato vaccinale utilizzabile in tutta Europa ha funzionato durante la pandemia, l'accordo mirava ad applicare il sistema anche ad altri settori. Ad esempio, creando un ‘libretto digitale' delle vaccinazioni uguale in tutto il mondo (o meglio, in tutti i 194 Paesi che aderiscono all'Oms). Questo semplificherebbe gli spostamenti internazionali, e allo stesso tempo faciliterebbe la prevenzione di minacce sanitarie. Non ci sarebbe nessuna violazione dei dati personali o della privacy.

Comunque, l'adesione a questo nuovo sistema è volontaria per tutti gli Stati. L'accordo firmato a giugno ha dato il via alla collaborazione, ma non ha vincolato nessuno a partecipare. Così, il governo italiano ha deciso di tirarsi fuori dopo aver approvato (per sbaglio?) un decreto sul tema.

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