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Il ministro Piantedosi dice che con gli accordi in Tunisia il governo sta facendo un blocco navale

“Il blocco navale lo stiamo facendo con l’accordo la Tunisia e la Libia  Domenica la premier Meloni andrà in Tunisia per la firma del memorandum insieme a von der Leyen, è un grande successo dell’Italia”: lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
A cura di Annalisa Girardi
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Con la firma del Memorandum di intesa tra l'Unione europea e Tunisia, prevista per domenica anche alla presenza di Giorgia Meloni, di fatto si sta attuando il blocco navale. Lo sostiene il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo all'evento Piazza Italia, organizzato dal coordinamento romano di Fratelli d'Italia a piazza Vittorio. "Il blocco navale lo stiamo facendo con l'accordo la Tunisia e la Libia  E voglio dire: domenica la premier Meloni andrà in Tunisia per la firma del memorandum insieme a von der Leyen, è un grande successo dell'Italia. Mercoledì riceverò al Viminale il ministro dell'Interno tunisino", ha detto il titolare del Viminale.

Piantedosi ha criticato la gestione dei flussi migratori finora, arrivando fino a criticare la legge Bossi-Fini: "La Bossi-Fini altro non è stata che un'operazione normativa di riforma di una legge che si chiama Turco-Napolitano che prevedeva gli stessi capisaldi. La Bossi-Fini si distinse, tra l'altro, per la più grande sanatoria della storia, e proprio in base a quell'esperienza si è rivelata inefficace e ha indotto chi è venuto dopo, a noi, che bisogna creare canali d'ingresso regolari".

E ancora, parlando di questi canali di ingresso regolari, ha aggiunto: "Sono più di 1000 le persone inserite nel circuito col terzo settore. Diverso è il discorso degli irregolari. Mentre il nostro governo ha sempre sostenuto che l'immigrazione può avere un ruolo importante. Abbiamo una netta separazione tra i canali di ingresso e i meccanismi di sanatoria".

Piantedosi ha quindi proseguito parlando del soccorso in mare: "Delle circa 70 mila persone arrivate sulle coste, almeno 50 mila sono state salvate in mare dalla Capitaneria di porto e Guardia di Finanza e non capisco perché c'è questa negazione. Noi abbiamo l'orgoglio di aver dimostrato con i fatti, con le strutture pubbliche, di aver salvato decine di migliaia di persone. Se non ci sono le ong le persone muoio in mare? Non è così. Non c'è una missione salvifica che possa esercitare qualcun altro che non esercitano le strutture pubbliche".

E ancora: "Il governo ha dimostrato che ove occorrente, proprio per garantire il salvataggio in mare del maggior numero possibile di persone, non ha nessun pregiudizio, anzi. Fa un ricorso assolutamente conforme alla normativa internazionale, per richiedere anche alle Ong di salvare le persone in mare". Quindi, concludendo sul decreto Ong: "È stato un provvedimento che ha voluto stabilire il principio che il salvataggio in mare è una questione talmente seria, che non può prescindere da forme di coordinamento da parte dell'Autorità nazionale di ricerca e soccorso".

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