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Il caso Cospito

Il ministro Nordio non condanna Delmastro e Donzelli: “La Procura dirà se ci sono reati”

Sul caso Donzelli il ministro della Giustizia Nordio non risponde: il Guardasigilli, intervenuto alla Camera per informare il Parlamento sulla vicenda Cospito, ha detto che sulle dichiarazioni del vicepresidente del Copasir aspetterà il responso della Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulle parole di Donzelli.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, arriva alla Camera dei deputati per la sua informativa sul caso Cospito, nel giorno in cui la polemica si è spostata sulle dichiarazioni del deputato Donzelli su cui – alla fine – lo stesso Guardasigilli non risponderà. "La posizione giuridica di Cospito è estremamente complessa. In sintesi si trova in questo momento in due posizioni – riepiloga ancora una volta Nordio – da un lato c'è l'esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria su cui il governo non può intervenire, la seconda è connessa all'istanza di revoca di 41 bis che l'avvocato difensore ha fatto pervenire all'inizio di questo mese".

"Il ministro non può pronunciarsi se prima non ha acquisito i pareri delle autorità giudiziarie competenti. Il Procuratore generale di Torino ritiene di intervenire in una duplice veste: come pm che ha seguito il caso, ma anche sulla richiesta del difensore di revoca della misura – continua Nordio – Contavamo di avere per oggi le conclusioni del Procuratore generale di Torino, ma ci ha fatto sapere che non sarebbe stato in grado e lo invierà domani. Non possiamo che attendere, come doveroso fare, il suo parere".

Nel frattempo "abbiamo trasferito il detenuto in un carcere di massima sicurezza, che rispetti il regime di 41 bis del detenuto, ma che potesse anche tutelare la sua salute – sottolinea il ministro della Giustizia – Per quanto riguarda lo stato di salute di qualsiasi detenuto, non esiste un 41 bis di serie A e di serie B. Si può discutere a lungo se il regime sia da rivedere o da mantenere, se possa essere applicata ad autori di un certo tipo di reato. Ma una volta stabilita una regola questa legge è uguale per tutti".

Poi, però, Nordio precisa: "Lo stato di salute di un detenuto non può costituire elemento di pressione nei confronti dello Stato affinché modifichi lo status di detenzione. Se un deperimento dell'individuo sottoposto al 41 bis fosse seguito da un mutamento di questo stato di detenzione, apriremmo la diga a tutta una serie di pressioni nei confronti dello Stato da parte di altri detenuti nella stessa condizione". E aggiunge: "Se la stessa situazione dovesse presentarsi con centinaia di mafiosi che si trovano al 41 bis dovremmo adottare le stesse conclusioni. Questo non è possibile".

"Non abbiamo mai messo in discussione il 41 bis. Non è trattabile – prende posizione il Guardasigilli – La possibilità di cambiare questa normativa è inesistente. Ancor di più è inesistente se dovessimo collegare questo mutamento alla situazione di disordini che si sono creati in questi giorni nei confronti dello Stato. Gli attentati e gli atti vandalici sono forme di intimidazione davanti alle quali lo Stato deve tenere la massima fermezza".

Su Donzelli, invece, sostanzialmente Nordio non risponde: "In linea di principio tutti gli atti riferibili ai detenuti in regime di 41 bis sono sensibili, perciò serve una preventiva verifica del loro contenuto. Bisogna comprendere di che tipo di atti si tratti, quale livello di segretezza abbiano, se e chi potesse averne conoscenza e se il destinatario potesse condividerli con terzi". Sulle informazioni, passate dal suo sottosegretario Delmastro a Donzelli, Nordio spiega di aver chiesto una ricostruzione al suo capo di gabinetto. Ma poi è arrivata la svolta, che ha fermato il tutto: "Si aggiunge l'indagine aperta dalla Procura di Roma della quale, per rispetto del lavoro dei magistrati, non possiamo non tener conto".

Cosa ha detto il ministro Nordio al Senato

Intervenendo al Senato nel pomeriggio, il ministro Nordio ha sostanzialmente ribadito lo stesso discorso fatto alla Camera. Il Guardasigilli, però, sul caso Donzelli ha aggiunto: "Esaurita questa istruttoria mi presenterò, quando sarò chiamato, nelle sedi opportune. Non ci pareremo dietro la magistratura di Roma, non troveremo l'alibi dell'esistenza di questa eventuale inchiesta per dire che ce ne laviamo le mani e risponderemo soltanto all'esito di quell'inchiesta della Procura. Ci sono però dei limiti procedurali che vanno rispettati".

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