Il governo infila nella Manovra 2026 una legge per produrre più armi: cosa cambia

Per "rafforzare le capacità industriali della difesa" riguardanti "la produzione e il commercio di armi, di materiale bellico e sistemi d'arma", il ministero della Difesa dovrà individuare "le attività, le aree" e i "progetti infrastrutturali" che possono essere utilizzati per la "realizzazione, ampliamento, conversione, gestione e sviluppo delle capacità industriali della difesa", e che sono "qualificati come di interesse strategico". Lo dice una proposta che il governo Meloni ha avanzato per la manovra 2026.
Il testo ha sollevato le proteste dell'opposizione. Di "blitz del governo" ha parlato Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra. L'iniziativa dell'esecutivo riprende in modo sostanzialmente identico tre emendamenti che Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia avevano presentato nelle scorse settimane, ma che poi erano stati dichiarati inammissibili.
Cosa dice la proposta del governo per aumentare la produzione di armi
La proposta andrebbe a modificare l'articolo 60 del disegno di legge di bilancio – un articolo che raccoglie diverse misure sulle amministrazioni pubbliche. E aggiungerebbe un nuovo comma, che reciterebbe così:
Al fine di tutelare gli interessi essenziali della sicurezza dello Stato e di rafforzare le capacità industriali della difesa riferite alla produzione e al commercio di armi, di materiale bellico e sistemi d'arma, con uno o più decreti del Ministro della difesa di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono individuate, anche con funzioni ricognitive e comunque nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente, le attività, le aree e le relative opere, nonché i progetti infrastrutturali, finalizzati alla realizzazione, ampiamento, conversione, gestione e sviluppo delle capacità industriali della difesa, qualificati come di interesse strategico per la difesa nazionale.
Come è arrivata la norma
Non è un'iniziativa del tutto nuova. In commissione Bilancio al Senato c'era già un emendamento sostanzialmente uguale a questo. Anzi, tre: uno per ciascuno dei principali partiti del centrodestra. Fratelli d'Italia (con i senatori Gelmetti e Ambrogio), Forza Italia (con il senatore Paroli) e anche la Lega (con Dreosto e Testor), che pure negli ultimi anni si è schierata a parole contro le politiche di riarmo, avevano chiesto di fare la stessa cosa.
Uno dei tre emendamenti identici, quello di Forza Italia, era finito tra i ‘segnalati' del partito, cioè nella lista di proposte su cui i forzisti volevano puntare di più. Ma, nella seduta del 26 novembre, era stato dichiarato inammissibile dalla commissione Bilancio. Sembrava, insomma, che l'iniziativa fosse destinata a finire nel nulla.
Essere ‘inammissibile, però, non significa che fosse stato bocciato: solo che, per ragioni tecniche (in particolare, per la materia che trattavano), non poteva essere preso in considerazione così come era scritto. A quel punto è intervenuto il governo Meloni.
In mezzo alle grandi manovre degli ultimi giorni con cui ha spostato miliardi di euro e inasprito i requisiti per le pensioni, l'esecutivo oggi ha trovato il tempo per presentare una proposta di riformulazione. Come a dire ai parlamentari del centrodestra: ripresentate quegli emendamenti, scrivendoli in questo modo per evitare problemi tecnici, e avete l'appoggio politico del governo per approvarli.
La riformulazione, peraltro, riguarda solo un passaggio: invece di dire che la ricerca delle attività per potenziare l'industria della difesa deve avvenire "senza oneri a carico della finanza pubblica", ora si dice che bisogna farlo "nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente". Un aggiustamento che non cambia la sostanza. Ovvero la volontà di cercare tutte le possibilità per aumentare la produzione e la vendita di armi. Inclusa la "conversione" di "attività" che già esistono, e magari al momento si dedicano a prodotti non militari.
Bonelli: "Vogliono convertire le fabbriche in luoghi di produzione di armi"
Come detto, a sollevare la polemica è stato Angelo Bonelli: "Il blitz del governo sulla manovra economica, che punta a trasformare le fabbriche italiane in luoghi di produzione di armi, è gravissimo", ha commentato. "Siamo di fronte alla trasformazione dell'economia italiana in un'economia di guerra" mentre "si continuano a tagliare risorse a pensioni, scuola, sanità e trasporto pubblico".
Il deputato ha concluso: "La risposta del governo Meloni alla crisi industriale italiana, a partire da quella drammatica del settore dell'auto, non è l'innovazione, la riconversione ecologica e il lavoro di qualità, ma la conversione delle fabbriche in luoghi di produzione di armi", conclude Bonelli.