Il governo promette di tagliare le tasse e alzare gli stipendi in Manovra, ma i soldi basteranno?

Mancano oltre tre mesi all'approvazione della manovra 2026, ma il tempo di scrivere le misure inizia ad avvicinarsi. Questo è il momento in cui le promesse estive si scontrano con la realtà dei fatti, e dei conti pubblici. Il governo Meloni dice da mesi che la priorità è il taglio dell'Irpef per il ceto medio (un'idea che ritorna regolarmente senza realizzarsi), la Lega chiede la rottamazione quinquies delle cartelle. Si aggiungono pensioni, stipendi, interventi per la sanità e la natalità.
Gli impegni da rispettare sono tanti, e i soldi sono quelli che sono. Anche perché, come ha ricordato ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, il quadro "si è complicato un po'" a causa delle vicende internazionali, che "sono divampate e che non dipendono dal governo".
Il taglio dell'Irpef e la rottamazione delle cartelle
Il ministro Giorgetti si è concentrato soprattutto su due misure. La prima è quella che sembrerebbe essere effettivamente la priorità del governo in questo momento: un taglio dell'Irpef che porti benefici a chi guadagna almeno 28mila euro all'anno, riducendo di due punti (dal 35% al 33%) l'aliquota che bisogna pagare per le entrate tra i 28mila e i 50mila euro. In più, la fascia in questione potrebbe allargarsi fino a includere i redditi da 60mila euro all'anno. I maggiori vantaggi, così, scatterebbero per chi incassa oltre 50mila euro annui.
È da anni che nel centrodestra molti, tra cui soprattutto Forza Italia, puntano su questa misura. Non era stata inserita nella scorsa legge di bilancio per mancanza di soldi, ma dovrebbe tornare quest'anno. Dopo tutti gli annunci fatti, rinunciare a questo taglio sarebbe uno smacco per l'esecutivo.
Dall'altra parte c'è la Lega che spinge per una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali; il ministro Giorgetti, leghista, l'ha citata tra le misure su cui il governo si sta concentrando e che "intendiamo intendiamo portare in legge di bilancio". Giorgetti l'ha definita una "chiusura delle relazioni" tra chi ha debiti accumulati con il Fisco e l'Agenzia delle Entrate. Si tratterebbe di 120 rate mensili, per un totale di dieci anni per pagare, in cambio di svariati vantaggi fiscali.
"Non c'è alcuna contrapposizione tra la rateizzazione delle cartelle fiscali e la riduzione dell'Irpef per il ceto medio. Si troveranno le risorse per fare entrambe le cose", aveva detto a fine agosto un altro leghista di spicco, il sottosegretario all'Economia Federico Freni. Ma queste non sono le due uniche norme che, stando alle dichiarazioni e alle anticipazioni, il governo vorrebbe mettere nella manovra.
Le altre idee del governo Meloni per la Manovra, dagli stipendi agli stipendi
Per le pensioni, si parla di un piano per lasciare il lavoro a 64 anni che però riguarderebbe solo chi ha avuto una carriera piuttosto brillante, con impiego continuo e stipendio medio-alto. Sempre in tema di previdenza, l'esecutivo ha promesso di bloccare l'aumento di tre mesi dell'età pensionabile.
Si passa alle buste paga: qui il ministro Giorgetti ha confermato che c'è l'idea di tagliare le tasse sugli straordinari per portare un aumento di stipendio ai dipendenti, ma i dettagli della norma sono ancora tutti in lavorazione. Si parlava anche di detassare le tredicesime, sia per i lavoratori che per i pensionati, ma non è chiaro se questa ipotesi sia ancora sul tavolo.
Gli annunci e i retroscena sulle intenzioni del governo non si fermano. La presidente del Consiglio Meloni ha parlato di un piano casa per le giovani coppie, ancora poco chiaro. Non si sa se verrà di inserirlo almeno in parte nella legge di bilancio, ma certamente ci si aspetta che arrivino altre misure legate alla natalità, uno dei punti su cui la retorica del governo ha insistito di più negli ultimi anni.
Poi c'è uno dei punti su cui l'esecutivo ha subito più attacchi dalle opposizioni: la sanità. Quattro miliardi di euro sono già stanziati dallo scorso anno, il ministro della Salute Orazio Schillaci avrebbe già ottenuto altri due miliardi extra da investire sulle assunzioni di personale. L'obiettivo sarebbe anche mantenere la spesa sanitaria al di sopra del 6,3% del Pil, in modo da non essere accusati di aver tagliato le risorse come avvenuto negli scorsi anni.
Tornando a parlare di tasse, gli sconti sull'Ires per le aziende che assumono dovrebbero essere confermati e resi stabili, ma servono fondi. E a questo quadro si aggiungono le tante misure e ipotesi anticipate ufficiosamente in estate: bonus libri scolastici, buoni pasto e altro ancora.
Il problema dei soldi: le "complicazioni" di Giorgetti
Poi, però, si arriva al momento del conto. Il ministro Giorgetti ha detto che le cose si sono "complicate", citando la guerra in Ucraina. Il conflitto ha causato un aumento dei prezzi del gas e dell'energia in generale, oltre a richiedere un impegno diretto con aiuti economici a Kiev.
Certo, la guerra russo-ucraino non è esattamente una vicenda nuova, che possa aver complicato più di tanto i piani del governo negli ultimi due o tre mesi. Ma ci sono anche i dazi statunitensi e la decisione della Nato di aumentare le spese militari (scelta che comunque il governo Meloni appoggia) che potrebbero allontanare alcuni obiettivi.
Per rispondere alle complicazioni – più o meno inattese – il governo starebbe anche cercando dei contributi ‘straordinari'. Ad esempio, dalle banche. Più di un membro dell'esecutivo nelle scorse settimane ne ha parlato. A insistere è soprattutto Matteo Salvini, che ha detto che le banche "non potranno che esserne orgogliose" di contribuire alla legge di bilancio. Da Forza Italia, invece, è arrivato parecchio scetticismo e cautela.
Il punto interrogativo sui conti pubblici
Molto dipenderà dallo stato di salute dei conti pubblici. Finora quest'anno ci sono stati buoni segnali. Ad esempio, da gennaio a giugno le entrate fiscali legate alle tasse versate da cittadini e imprese sono state di quasi 34 miliardi di euro in più rispetto al 2024.
In più, in questa fase mercati finanziari sembrerebbero un'opinione tutto sommato positiva dell'Italia. Lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli della Germania è sceso tra gli 80 e i 90 punti nelle ultime settimane. In sostanza, se i titoli di Stato dell'Italia vanno bene significa che il governo deve pagare meno interessi ogni anno. Il risparmio, secondo Bloomberg, varrà circa 13 miliardi di euro in due anni se si resta su questi numeri.
Anche se sono soldi che non possono essere usati direttamente per finanziare le misure della manovra, possono avere un effetto positivo sulle casse dello Stato. L'Italia aveva promesso all'Unione europea che avrebbe abbassato il suo deficit (il ‘rosso' nei conti pubblici in un anno), portandolo al di sotto del 3% del Pil: potrebbe riuscirci già l'anno prossimo, in anticipo sulla tabella di marcia.
Il 22 settembre l'Istat pubblicherà un quadro aggiornato dei conti pubblici. Il governo lo userà per fare il punto della situazione e scrivere il suo piano indicativo per la legge di bilancio (il cosiddetto Documento programmatico di finanza pubblica, o Dpfp, che fino a pochi anni fa si chiamava Nadef). Questo documento andrà trasmesso al Parlamento entro il 2 ottobre. Nelle prossime settimane, quindi, avremo le idee più chiare sulla situazione in cui ci troviamo, e su quante promesse l'esecutivo riuscirà a mantenere.