Il governo Meloni sta litigando di nuovo sull’invio di armi all’Ucraina: cosa può succedere

Non è una novità che tra i partiti di governo ci siano enormi distanze quando si parla di Ucraina. Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno sposato da tempo una linea di supporto totale a Kiev, nello sforzo bellico contro l'invasione russa. La Lega, invece, ha una posizione ben diversa. E il suo leader, nonché vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini non perde occasione di sottolinearlo.
Lo ha fatto anche negli ultimi giorni, quando è emerso un sistema di tangenti che legava esponenti del governo ucraino e privati negli appalti per l'energia. La reazione dei colleghi di FdI e FI alle parole di Salvini non si è fatta aspettare. Nelle prossime settimane si capirà se le lamentele del leader leghista rimarranno solo di facciata, e la Lega voterà per l'invio di armi in Parlamento, o se nella maggioranza si aprirà una crisi più seria delle precedenti.
Salvini contrario all'invio di armi all'Ucraina: "Non vorrei alimentare corruzione"
"Non penso che l'invio di altre armi risolverà il problema", ha detto il leader leghista. Prima ha citato "il Santo padre e Donald Trump" come promotori del "dialogo, mettere intorno a un tavolo Zelensky e Putin e far tacere le armi". Poi ha insistito: "Mi sembra che quello che sta accadendo nelle ultime ore, con le avanzate delle truppe russe, ci dica che è interesse di tutti, in primis dell'Ucraina, fermare la guerra".
Infine, è arrivato l'affondo con il riferimento alla Tangentopoli ucraina: "Mi sembra che stiano emergendo gli scandali legati alla corruzione, poi coinvolgono il governo ucraino. Quindi non vorrei che con quei soldi dei lavoratori, dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione". E ancora: "Pensare che mandare armi in Ucraina significa che l'Ucraina possa riconquistare i terreni perduti è ingenuo, quanto meno".
Crosetto contro i leghisti, Tajani: "Corruzione non c'entra niente con aiuti a Kiev"
Insomma, una linea che più chiara non potrebbe essere. Non a caso, la risposta del ministro Crosetto è stata rapida: "Capisco le preoccupazioni di Matteo Salvini ma io non giudico un Paese per due corrotti, così come gli americani e gli inglesi che sono sbarcati in Sicilia non hanno giudicato l'Italia per la presenza della mafia, ma sono venuti ad aiutare gli altri italiani, quelli onesti". Crosetto ha anche sottolineato che il "93% degli attacchi da parte dei russi" colpisce obiettivi civili.
Salvini non ha risposto direttamente – cosa che avrebbe segnato una rottura ancora più netta. La Lega però ha ‘mandato avanti' il suo capogruppo al Parlamento europeo, Paolo Borchia: "È spiacevole, ma soprattutto improprio, paragonare la corruzione di cui è accusato il cosiddetto ‘cerchio magico' di Zelensky alla mafia", ha commentato l'eurodeputato in una nota ad hoc per replicare a Crosetto. "Per rispetto degli italiani e non solo, è necessaria un'operazione trasparenza capace di mostrare chiaramente dove finiscono i nostri soldi".
Mentre nel governo si apre lo scontro, il ministro degli Esteri Tajani, leader di Forza Italia, si concentra sul prossimo decreto di aiuti all'Ucraina: "Siamo in dirittura d'arrivo", ha ribadito oggi. Sarà il dodicesimo pacchetto di aiuti militari, il cui contenuto come sempre sarà secretato. Non si sa ancora quando arriverà con precisione la firma.
Tajani ha anche preso posizione nella diatriba: "Condivido il pensiero del ministro Crosetto. Non c'entra niente la corruzione, i corrotti ci stanno sempre in tutto il mondo, bene hanno fatto le autorità ucraine a far dimettere i due ministri corrotti, noi aiutiamo un popolo che non può essere considerato corrotto perché ci sono dei delinquenti e degli imbroglioni".
Presto il possibile scontro in Parlamento
Il prossimo incontro di vertice è fissato lunedì 17 novembre, quando il presidente della Repubblica Mattarella ha convocato il Consiglio supremo di difesa per confrontarsi sui conflitti in corso e sulle minacce ibride (come le campagne informatiche di disinformazione) che possono colpire l'Italia. Ma il vero confronto politico arriverà, con tutta probabilità, nelle prossime settimane.
Sembra inevitabile, infatti, che il governo varerà un nuovo decreto per prorogare l'invio di armi all'Ucraina per tutto il 2026. Dopotutto, nonostante i proclami di Donald Trump, la guerra non sembra prossima alla fine. La norma andrà approvata dal Cdm prima della fine dell'anno, per passare a Camera e Senato a gennaio.
A quel punto, cosa farà la Lega? Negli scorsi anni, nonostante le lamentele di Salvini, il Carroccio ha sempre finito per sostenere l'invio di armi in Parlamento. Resta da vedere se anche questa volta cederà agli alleati, o se nella maggioranza si aprirà una vera e propria crisi politica.