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News su migranti e sbarchi in Italia

Il governo Meloni rimpatria migranti dall’Albania, per i giuristi è violazione del diritto Ue

Secondo un’inchiesta di Altreconomia, alcuni cittadini egiziani sarebbero stati rimpatriati dal Cpr albanese di Gjadër direttamente dal suolo di Tirana, aggirando le procedure italiane e sollevando pesanti dubbi sulla legittimità dell’operazione e sul rispetto dei diritti umani.
A cura di Francesca Moriero
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L'Italia avrebbe rimpatriato cittadini egiziani dal centro di trattenimento di Gjadër, in Albania, facendoli partire direttamente dall'aeroporto di Tirana e non, come previsto dalle procedure abituali, da scali sul territorio nazionale. Si tratterebbe di una modalità finora mai applicata, che solleverebbe interrogativi legali e politici e potrebbe mettere in discussione la tenuta dei principi europei e costituzionali sulla protezione dei diritti dei migranti. A rivelarlo un'inchiesta di Altreconomia, firmata da Luca Rondi e Kristina Millona e confermata dal Viminale.

Il volo sarebbe partito il 9 maggio 2024 dall'aeroporto di Roma Fiumicino, atterrando a Tirana nel pomeriggio e decollando circa un'ora e mezza dopo per Il Cairo; a bordo si sarebbero trovati cittadini egiziani provenienti dal Cpr albanese di Gjadër. Come riportato nell'inchiesta, l’aereo sarebbe stato noleggiato dal governo italiano attraverso la Pas Professional Solution Srl per un costo pari a 113.850 euro. Secondo dati ottenuti da Altreconomia, la procedura di noleggio sarebbe stata avviata dal Viminale già il 28 aprile, ipotizzando un volo con scalo a Tirana per trasportare circa 10-20 cittadini stranieri e un numero ingente di operatori di polizia. I dati sembrerebbero indicare che, al momento dell’avvio della procedura, nel Cpr albanese di Gjadër non risultava presente nessun cittadino egiziano; le persone sarebbero state quindi trasferite ad hoc dall'Italia ad inizio maggio, per poi partire dal territorio albanese alla volta dell'Egitto. Secondo l'avvocata Eleonora Celoria, di Asgi, ciò costituirebbe una violazione diretta della Direttiva Rimpatri e dei principi europei sulla proporzionalità e sulla tutela dei diritti dei migranti.

Le implicazioni legali e costituzionali

La Cassazione, con una pronuncia del 29 maggio, avrebbe già sollevato perplessità sulla compatibilità dei trasferimenti dal territorio italiano a Gjadër con la normativa europea: questo rimpatrio dal suolo albanese rappresenterebbe una forzatura ulteriore. Secondo Gianfranco Schiavone, esperto di Asgi, la procedura sarebbe priva di copertura giuridizionale, essendo stata condotta fuori dal Cpr e dal controllo della giurisdizione italiana, e violerebbe l'articolo 13 della Costituzione sulla riserva di giurisdizione. A ciò si aggiungerebbero i rilievi di Marcella Ferri, ricercatrice in diritto Ue, secondo la quale l'esecuzione del rimpatrio fuori dal territorio italiano precluderebbe l'accesso dei migranti a garanzie sostanziali e procedurali previste dal diritto europeo e costituzionale: "Il rimpatrio non può che essere avvenuto dall’aeroporto di Tirana, presupponendo un trasferimento verso quest'ultimo: né sul primo, né rispetto al secondo il protocollo prevede un esercizio di giurisdizione italiana. Dunque non sono assicurate le garanzie sostanziali e procedurali previste dal diritto Ue oltre che da quello nazionale, innanzitutto costituzionale".

Il ruolo dell'Egitto e dell'aeroporto di Tirana

Il rimpatrio dei cittadini egiziani potrebbe aver coinvolto indirettamente anche l'Egitto: a inizio aprile, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi avrebbe infatti incontrato il suo omologo egiziano, Mahmoud Tawfiq, nell'ambito dei dialoghi sul processo di Khartoum. Le fonti di Altreconomia lascerebbero ipotizzare che l'operazione potrebbe aver ricevuto una forma di assenso informale; non risultano invece chiarimenti ufficiali dall'aeroporto di Tirana e dal ministero dell'Interno albanese, mentre la polizia di Stato albanese avrebbe invece rimandato la responsabilità alle autorità italiane.

Le implicazioni future e l'opacità dei rimpatri

Il caso segnerebbe una nuova direzione dei rimpatri italiani, caratterizzata dall'opacità e dal tentativo di aggirare regole e garanzie a tutela dei migranti. Come avrebbe spiegato anche Francesco Ferri di ActionAid, l'episodio aprirebbe scenari preoccupanti sulla capacità di monitoraggio e di tutela dei diritti dei migranti rimpatriati dal centro di Gjadër. Le persone espulse attraverso questo canale sostanzialmente risulterebbero di fatto irrintracciabili, rendendo impossibile accertarne le condizioni di detenzione e il rispetto dei diritti umani.

A rendere ancora più inquietante l'episodio sarebbe infine il dato dei costi: l'opzione Tirana sarebbe costata circa 31.779 euro in più rispetto ad analoghe operazioni dirette dal territorio italiano. In sintesi, oltre 6.300 euro per ciascuna persona migrante rimpatriata dal suolo albanese.

Le reazioni politiche e la richiesta di chiarimenti

Il caso avrebbe scosso immediatamente la politica: il deputato e segretario di +Europa, Riccardo Magi, avrebbe definito la vicenda come un "fatto gravissimo" e avrebbe annunciato un'interrogazione al governo. Anche Rachele Scarpa (Pd) sarebbe al lavoro per chiedere chiarimenti sulla legittimità dell'operazione e sulla sua compatibilità con la Direttiva Rimpatri e gli obblighi internazionali.

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