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Il governo impugna la legge della Toscana sul fine vita: cosa succede ora

Il governo ha deciso di impugnare la legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana. Al centro dello scontro, il suicidio medicalmente assistito e il vuoto normativo lasciato dal Parlamento.
A cura di Francesca Moriero
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Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge sul suicidio medicalmente assistito approvata a febbraio dalla Regione Toscana. La decisione è arrivata nel corso della riunione a Palazzo Chigi, confermando l’intenzione del governo Meloni di opporsi a una normativa che, pur fondata su una sentenza della Corte costituzionale, continua a spaccare il Paese tra visioni inconciliabili su diritti, etica e competenze legislative.

La legge toscana, nata da una proposta di iniziativa popolare promossa dall'Associazione Luca Coscioni con oltre 10mila firme, era stata approvata a larga maggioranza dal Consiglio regionale. Intitolata "Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi della sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale", la legge mirava a offrire un quadro procedurale certo per garantire il diritto di accedere al fine vita, come previsto dalla Consulta nella storica decisione sul caso Cappato/Dj Fabo.

Cosa prevede la legge Toscana

La legge detta tempi e modalità precise per verificare i requisiti stabiliti dalla Corte: malattia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di decidere liberamente. Stabilisce l'istituzione, entro 15 giorni dall'entrata in vigore, di una Commissione multidisciplinare permanente in ogni Asl, incaricata di valutare le condizioni cliniche del paziente e di accompagnare il percorso sanitario che porta all'autosomministrazione del farmaco, garantendo una morte dignitosa. Il tutto a carico del servizio sanitario regionale, con fondi dedicati.

Un vuoto normativo che dura da anni

Alla base della legge regionale c'è l'assenza, ancora oggi, di una legge nazionale sul fine vita. Da anni la Corte costituzionale sollecita il Parlamento a legiferare, ma la politica continua a rimandare. Nel luglio scorso, con la sentenza 135, la Consulta ha ribadito i criteri per accedere al suicidio assistito, chiarendo che la dipendenza da trattamenti vitali va interpretata in senso ampio, non solo come l’uso di macchinari invasivi. Secondo il centrosinistra, la Toscana ha colmato un vuoto. Per la destra, ha travalicato i limiti costituzionali: "Un tema così delicato non può essere lasciato all'iniziativa delle singole Regioni", aveva commentato allora Simona Baldassarre, della Lega, denunciando "confusione normativa e pericoli per i fragili". Fratelli d'Italia aveva parlato di "pagina vergognosa", mentre per le opposizioni, Pd, M5S, Avs, è stato un “atto di dignità e coraggio".

La reazione del presidente Giani: "Difenderemo la nostra legge"

La Regione Toscana ha legiferato sul fine vita per colmare un vuoto normativo che, a livello nazionale, persiste da anni nonostante ripetuti richiami della Corte costituzionale. Per questo il presidente Eugenio Giani ha commentato con amarezza la scelta del Consiglio dei ministri di impugnare la legge toscana: "È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il Governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte costituzionale che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito. Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone".

L'Associazione Coscioni: "Un tentativo disperato di impedire diritti"

Dura anche la replica dell'Associazione Luca Coscioni, da anni in prima linea nella battaglia per il riconoscimento delle scelte individuali sul fine vita. In una nota firmata da Filomena Gallo e Marco Cappato, l'associazione accusa il governo di voler ostacolare ogni avanzamento, a ogni livello istituzionale: "Il Governo prosegue nel disperato tentativo di impedire qualsiasi normativa, nazionale o regionale, che dia garanzie e diritti sulle scelte di fine vita. Per fare questo, il Governo dell’autonomia differenziata fa ricorso per impedire l’esercizio dell’autonomia esistente". Ricordano inoltre che "il diritto all’aiuto al suicidio è stato affermato dalle sentenze 242 del 2019 e 135 del 2024, che hanno valore di legge". Secondo l'associazione, la legge regionale toscana serviva a evitare ritardi e ostacoli burocratici nell'applicazione di quei diritti: "La nostra legge regionale serve solo a garantire modalità e tempi certi alle persone che chiedono la verifica al Servizio sanitario nazionale dei requisiti stabiliti dalla Corte e per evitare attese di mesi o anni, come quelle imposte a Federico Carboni, Laura Santi, Martina Oppelli, Fabio Ridolfi, ‘Gloria'". Nel frattempo, si attende una nuova pronuncia della Corte costituzionale, la quinta in sette anni, che dovrà esprimersi sui casi di Elena e Romano, cittadini italiani accompagnati in Svizzera per poter ricorrere al suicidio assistito tramite un gesto di disobbedienza civile.

M5S: "Gravissimo che governo impugni legge Toscana sul fine vita"

"La decisione di questo governo medievale di impugnare la legge della Regione Toscana sul fine vita è gravissima e inaccettabile, rappresenta uno schiaffo a chi soffre e alle sollecitazioni della Corte Costituzionale", si legge in una nota congiunta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Sociali di Camera e Senato."Non solo Meloni e i suoi si rifiutano di lavorare a una normativa nazionale, ma mettono i bastoni tra le ruote alle poche Regioni virtuose che si stanno dotando di leggi di civiltà. Quelle stesse Regioni usate per il vergognoso scaricabarile cui il governo si aggrappa ogni volta che deve coprire i propri fallimenti, come nel caso delle liste d'attesa. Il nostro Paese ha bisogno di una legge sul fine vita, il Movimento 5 Stelle ha depositato due proposte, una alla Camera e una al Senato, si parta immediatamente da quelle per dare risposte a chi soffre e non ha la possibilità di condurre una vita dignitosa".

Bonelli: "Impugnare legge della Toscana atto di ferocia"

"Il governo, impugnando la legge sul Finevita della Regione Toscana, ha compiuto un atto di ferocia ideologica contro le famiglie e i malati terminali, condannati al dolore e all'accanimento terapeutico dall'inerzia colpevole dell'esecutivo che, nonostante le sentenze della Corte Costituzionale, non legifera sul Fine vita", a scriverlo in una nota è Angelo Bonelli, parlamentare di Avs e co-portavoce di Europa Verde, che aggiunge:"La Corte Costituzionale ha ripetutamente affrontato il tema del Fine vita, riconoscendo il diritto del paziente a rifiutare trattamenti medici e a scegliere di porre Fine alla propria vita in determinate circostanze, come ad esempio in caso di malattie irreversibili e di intollerabile sofferenza. La legge della Regione Toscana è in linea con i principi sanciti dalla Consulta, ma nonostante ciò il furore ideologico ha prevalso nuovamente da parte del governo Meloni, sulla pelle e sul dolore di famiglie e malati, scegliendo di non legiferare come chiesto dalla Corte Costituzionale", conclude.

Furfaro (Pd): "Una violenza contro chi soffre"

Dura la reazione di Marco Furfaro, deputato toscano e componente della segreteria nazionale del Partito Democratico, dopo la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale sul suicidio medicalmente assistito approvata dalla Toscana. "È una scelta surreale e vergognosa", ha dichiarato, "che colpisce direttamente la dignità di chi vive una sofferenza insopportabile e irreversibile". Secondo Furfaro, la legge toscana si muoveva nel solco tracciato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 242 del 2019 (il caso Dj Fabo/Cappato), garantendo a chi si trova in condizioni estreme la possibilità di decidere autonomamente di porre fine alle proprie sofferenze, nel rispetto della legalità e della libertà individuale. "L'impugnazione da parte del governo Meloni dimostra che per questa destra la libertà di scelta è un problema: non tollerano che una persona possa decidere per sé stessa, vogliono decidere per tutti", ha aggiunto. Per Furfaro, la scelta dell'esecutivo va anche in direzione contraria rispetto all'opinione della maggioranza degli italiani, da anni favorevoli a una legge nazionale sul fine vita. Infine, l'appello alla responsabilità politica e morale: "Ora il governo si assuma il peso di questa scelta davanti a chi soffre ogni giorno e alle loro famiglie. È una violenza istituzionale su persone già duramente provate".

Elly Schlein: "Scelta ipocrita, cinica e codarda"

"Una scelta ipocrita, cinica e codarda: il Governo impugna la legge sul fine vita in Toscana, mentre con l'altra mano tiene bloccata la legge sul fine vita in Parlamento", ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. "Qui non si tratta di fare propaganda ma di dimostrare la serietà e la responsabilità di non voltare le spalle a chi sta soffrendo, regolando in maniera dignitosa il fine vita. Si tratta di dare seguito a una pronuncia della Corte Costituzionale su cui il Parlamento è in grave ritardo.
Ormai non stupisce più nemmeno il silenzio di Forza Italia, che abbassa la testa a Meloni e Salvini ogni volta, specie quando si tratta di negare diritti. Altro che liberali, come quando si dicono favorevoli a cambiare la legge sulla cittadinanza ma poi invitano a disertare il referendum dell’8-9 giugno che fa esattamente questo", ha poi aggiunto.

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