Il governo continua a frenare l’educazione sessuale a scuola: cancellati riferimenti a sessualità e affettività

L'educazione affettiva e sessuale continua a restare fuori dalle aule scolastiche. Anche stavolta, infatti, il governo sceglie di frenare, intervenendo su una proposta dell'opposizione e svuotandola del suo contenuto originario. È accaduto durante l'esame della manovra, quando un emendamento del Partito democratico è stato profondamente riscritto fino a diventare qualcosa di profondamente diverso.
L'emendamento originale di Francesco Boccia
La proposta, presentata dal capogruppo dem al Senato Francesco Boccia, prevedeva l'istituzione di un fondo per sostenere attività educative nelle scuole di ogni ordine e grado, con l'obiettivo esplicito di promuovere l'educazione affettiva e sessuale e contrastare stereotipi e pregiudizi di genere. Un impianto che il governo di Giorgia Meloni non ha mai accettato, giudicandolo incompatibile con la propria linea politica.
A opporsi con maggiore decisione è stata la ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella, che ha chiesto una riscrittura radicale del testo. Da lì è partita una lunga trattativa tra maggioranza e opposizioni: la norma è passata più volte sotto la lente dei tecnici prima di arrivare a una versione finale approvata in commissione Bilancio al Senato, ma il risultato ha poco in comune con l'idea iniziale.
Cambiamenti sostanziali e restrizioni
Il perimetro è stato infatti drasticamente ristretto: le attività potranno svolgersi soltanto nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, escludendo elementari e infanzia. Ma soprattutto è scomparso ogni riferimento all'educazione affettiva e sessuale, cancellato del tutto dal testo. Al suo posto compaiono formulazioni più vaghe e neutrali: "pari opportunità", "diritto all’integrità fisica", "consapevolezza affettiva" e "rispetto reciproco".
Il consenso informato e il disegno di legge parallelo
Una scelta che non è ovviamente solo lessicale. Il cambio di linguaggio riflette infatti la linea portata avanti dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che con un disegno di legge parallelo ha subordinato qualsiasi attività legata alla sessualità al consenso informato delle famiglie; un vincolo che, secondo le opposizioni, introduce di fatto un potere di veto preventivo e rischia di trasformarsi in uno strumento di censura.
La "sterilizzazione" dell'emendamento Pd
Per evitare sovrapposizioni e tensioni interne alla maggioranza, l'emendamento Pd è stato quindi "sterilizzato": il fondo resta, ma perde la sua finalità originaria. Anche sul piano operativo, l'accesso alle risorse diventa molto più complesso. La nuova versione della norma prevede un articolato percorso decisionale che coinvolge più amministrazioni e organismi istituzionali, dal ministero dell'Interno alla Conferenza Stato-città, moltiplicando i passaggi e alzando ulteriormente le barriere.
Il risultato è insomma una mediazione al ribasso che lascia intatto il tabù dell'educazione sessuale nelle scuole italiane. Mentre in gran parte d'Europa questi percorsi sono considerati uno strumento di prevenzione e tutela, in Italia il tema continua a essere aggirato, diluito, rinominato. Cambiano le parole, insomma, ma la sostanza resta: l'educazione affettiva e sessuale, ancora una volta, non entra in classe.