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Il generale Vannacci querela chi lo criticava e parte da Bersani: “Offese senza aver letto il libro”

L’avvocato del generale Vannacci ha depositato diverse querele, e una è rivolta a Per Luigi Bersani. L’ex segretario dem aveva già commentato l’ipotesi di una denuncia a Fanpage.it: “Sarebbe bello che in un’aula di Tribunale si discutesse del fatto se è più grave dare dell’anormale a un omosessuale o del coglione a un generale”.
A cura di Luca Pons
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Il generale Roberto Vannacci torna sulla scena pubblica, ma questa volta non per il suo libro "Il mondo al contrario", che quest'estate divenne un caso letterario per i suoi contenuti considerati razzisti, misogini e omofobi. Il legale del generale, Massimilano Manzo, ha fatto sapere di aver depositato alla Procura di Ravenna una querela nei confronti di Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd. Il motivo? Bersani lo definì più o meno indirettamente un "coglione" e lo accusò di avere posizioni estreme senza aver letto direttamente il suo libro.

L'avvocato Manzo ha detto che in seguito ad "alcune aggressioni verbali" sono partite "le prime querele". Questo fa immaginare non solo che Bersani non è l'unico ad aver ricevuto una denuncia, ma anche che non sarà l'ultimo. D'altra parte, il caso Vannacci aveva suscitato settimane di polemiche che avevano coinvolto il mondo della cultura, della politica e anche delle forze armate.

Nel caso specifico, Bersani alla festa dell'Unità di Ravenna del 1° settembre si chiese: "Se è possibile dare dell'anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?". Concetto poi anche ribadito in un'intervista a Fanpage.it, nella quale Bersani aveva anche detto che gli sarebbe piaciuto essere querelato per queste parole: "Sarebbe bello che in un’aula di Tribunale si discutesse del fatto se è più grave dare dell’anormale a un omosessuale o del coglione a un generale. Sarebbe una discussione interessante per il Paese".

Oggi quella discussione potrebbe avvenire, se la denuncia avrà seguito in tribunale. L'avvocato ha definito le parole di Bersani "aggressioni verbali palesemente diffamatorie", come altri "commenti di personaggi anche molto noti". Si tratta di "aggressioni offensive, in molti casi di persone che neppure avevano letto il libro". E tutto questo "a prescindere dalla condivisione delle argomentazioni di Vannacci, sue opinioni personali che a parer mio dovrebbero già essere tutelate dall’articolo 21 della Costituzione che dovrebbe proteggere da attacchi pericolosamente antidemocratici e censure".

Alla festa dell'Unità, Bersani disse: "Sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar dove puoi dare dell’invertito ad un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi del n**** ad un nero, dove puoi dire ad un ebreo, sì ho capito la Shoah però adesso non esagerare. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia". Poi era seguita l'analogia con il "coglione a un generale". Un linguaggio che secondo i legali di Vannacci "non rientra nei limiti della continenza richiesta, scadendo in una volgare offesa gratuita e personale". Anche perché attribuiscono "una presa di posizione gravissima ragionando per mero ‘sentito dire', senza conoscere effettivamente il pensiero del querelante".

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