Il CdM vara la riforma della Difesa, in 10 anni 33mila militari in meno

Il Consiglio dei Ministri oggi ha dato il via libera al disegno di legge delega per la riforma della Difesa secondo le linee guida proposte da Gianpaolo Di Paola. Una riforma che punta alla razionalizzazione delle spese militari attraverso tagli al personale e dismissioni di strutture obsolete. Nel dettaglio in dieci anni previsto un taglio di circa 33mila militari e 10mila civili nell'ambito della difesa per arrivare ad avere nel 2024 150mila militari e 20mila civili nel settore della Difesa.
Per Di Paola una riforma responsabile – "Non sarà un intervento lacrime e sangue" ha detto il Ministro Di Paola in conferenza stampa a Palazzo Chigi, dove ha voluto ricordare che questa riforma della Difesa è una "grossa innovazione rispetto all'ultima, nella quale c'e' stata la sospensione del servizio di leva". Una riforma fatta "responsabilmente senza chiedere risorse aggiuntive" e che punta a "bilanciare la spesa militare in senso virtuoso" come ha chiarito Di Paola.
Tagli al personale in dieci anni – Una riforma dello strumento militare fatta di compromessi come lo era stato il caso degli f-35, attraverso gli inevitabili tagli a strutture, mezzi e militari richiesti dalla situazione economica del Paese, ma anche diluita nel tempo per far assorbire il colpo all'apparato della Difesa che nonostante la scomparsa della leva resta corposo. I tagli come già avevano chiarito in precedenza il Ministro della Difesa e i vertici militari per i soldati saranno attuati attraverso la non assunzione di nuovo personale dopo il pensionamento di una parte dei militari, ma anche attraverso la mobilità verso altre amministrazioni dello Stato. Soprattutto i gradi alti e intermedi saranno quelli più colpiti, compresi una parte di Generali, anche perché sono quelli in maggior esubero dopo la drastica riduzione del ruolo truppa con la scomparsa della leva obbligatoria.
L'obiettivo è riequilibrare la spesa militare – L'obiettivo finale della riforma della Difesa è quello di riequilibrare la spesa militare, "portando al 50% le risorse per il personale e al 25% sia le spese per l’addestramento sia quelle per gli investimenti" rispetto allo squilibrio oggi esistente che vede destinare ben il 70% delle risorse dalle spese per il personale. Come ricorda il Governo, la crisi finanziaria ed economica che ha colpito il mondo e l'Italia ha costretto ad una revisione dei bilanci pubblici che si è riversata anche sul capitolo spese militari. Il nostro Paese attualmente può destinare ai costi di Esercito, Marina e Aeronautica solo lo 0,84% del PIL con una riduzione rispetto all'1,01% del 2004 che ci allontana ancora di più dalla media europea che è dell’1,61%.
Riforma anche per il Ministero della Difesa – Nella nuova riforma della Difesa previsti inoltre anche un riordino complessivo dell’assetto organizzativo del Ministero della Difesa e soprattutto una rimodulazione dei programmi di ammodernamento tecnologico, vale a dire una riformulazione della spesa militare di cui fanno parte quei novanta caccia che tanto hanno fatto discutere.