Il caso del relitto israeliano a largo di Lampedusa in Parlamento, governo conferma: “Non è materiale bellico”

Il caso del relitto israeliano, con scritte in ebraico e il logo ufficiale della Space Administration israeliana (Minhalat HaHalal), che collabora con il ministero della Difesa israeliano, ritrovato a largo di Lampedusa sabato scorso, arriva in Parlamento. Dopo le operazioni di recupero condotte dal nucleo Sdai della Marina militare, il relitto era stato preso in consegna questa mattina dalla Capitaneria di porto su incarico della procura della Repubblica di Agrigento, a bordo della nave Diciotti.
Il nucleo Sdai, che ha effettuato le verifiche tecniche sull'oggetto galleggiante, ha escluso ieri la presenza di materiale esplosivo o radioattivo, spiegando che non si tratterrebbe di un ordigno bellico. Il reperto, un oggetto cilindrico metallico di circa cinque metri di lunghezza e un metro e mezzo di diametro recuperato sabato pomeriggio, sarebbe a quanto pare collegato a un lancio satellitare. Il ministro della Difesa Crosetto, dopo il ritrovamento, ha fatto questa dichiarazione: "Non penso si tratti di un reperto militare israeliano. Penso si tratti di qualcosa collegato a un lancio satellitare". Ma restano molti punti oscuri.
"In data 6 settembre pescatori lampedusani, a bordo del peschereccio Andrea Doria, hanno rinvenuto un relitto di grandi dimensioni, con la forma di un missile, e hanno chiamato la Guardia costiera, la quale a sua volta ha chiamato gli specialisti della Marina Militare, per verificare se l'oggetto fosse radioattivo o esplosivo. In quegli stessi giorni i lampedudani dicono di aver sentito boati, esplosioni e tremori come da terremoto, e a Marsala è stata segnalata la caduta di palle di fuoco nel Mediterraneo. Negli stessi giorni, le cronache parlano di sorvolo" nel Canale di Sicilia "di aerei militari israeliani, e uno di questi è stato fatto atterrare nella base di Sigonella", nella notte tra il 2 e 3 settembre proprio nelle stesse ore in cui le barche italiane della Global Sumud Flotilla si preparava a partire dalla Sicilia per rompere l'assedio di Gaza, con volontari e parlamentari italiani a bordo, che "si sostituiscono all'ignavia dei governi", ha detto la deputata Ida Carmina (M5s). "Il relitto ora è a Porto Empedocle, a disposizione della magistratura, e riporta il logo di Israele, dell'agenzia spaziale militare che collabora con il governo israeliano per lo sviluppo di missili e di satelliti militari per l'intelligence", ha ricordato Carmina.
"Vogliamo sapere se e quali attività di verifica siano state predisposte in ordine al relitto militare israeliano, quali siano le motivazioni formali e informali che hanno permesso l'atterraggio dei jet israeliani, e se ci siano collegamenti con attività di controllo sui movimenti della Global Sumud Flotilla", ha detto la deputata pentastellata.
La risposta del governo sul relitto israeliano in mare
Per conto del governo ha risposto la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti (Fdi): "In merito a quanto evidenziato, intendo fornire alcuni chiarimenti. Per quanto riguarda il ritrovamento a largo di Lampedusa di un relitto galleggiante, un cilindro metallico, si precisa che non si tratta di materiale bellico, ma si tratta dell'ultimo stadio, ovvero la parte finale, il cosiddetto debris, di un vettore spaziale che è stato lanciato il 2 settembre da una base israeliana, per l'immissione in orbita del satellite Ofek 19, per l'osservazione della Terra. Il manufatto, caduto in mare e andato alla deriva, dopo le attività di recupero da parte della Capitaneria di porto è risultato inerte", ha spiegato.
Per quanto riguarda gli altri fatti legati alla base di Sigonella, come tempestivamente riportato in nota dello Stato Maggiore della Difesa, nel pomeriggio del 2 settembre, un velivolo israeliano, KC-130 H, ha effettuato una breve sosta tecnica, dalle 18:40 locali fino alle 22:15, presso la U.S. Navy Air Station. Poi il velivolo ha fatto poi rotta verso Israele, in accordo con le procedure previste e con gli accordi internazionali in vigore. L'utilizzo delle basi militari sul territorio nazionali, come quelle americane, avviene nel rispetto di numerosi accordi con la Nato. Come si può evincere, tali cornici giuridiche regolamentano queste attività da decenni, e nessun governo italiano ha mai sentito l'esigenza di modificare tali norme".