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Il caso dei centri estivi per ragazzi, costi alti e offerta scarsa: così si accentuano le disuguaglianze

I centri estivi finanziati da risorse pubbliche non riescono a coprire la domanda che arriva dalle famiglie: i fondi stanziati dal governo per i centri estivi comunali arrivano a 60 milioni. Ma solo chi ha l’ISEE basso può usufruire del servizio. Per tutti gli altri l’unica alternativa sono i centri estivi privati, che costano ogni settimana tra i 150 e i 300 euro per ogni bambino, per un totale di quasi 3mila euro per l’estate. Praticamente più di un mutuo. I dati di Openpolis fotografano le diseguaglianze in Italia nell’accesso a questi servizi.
A cura di Annalisa Cangemi
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I centri estivi sono la nuova frontiera delle diseguaglianze sociali. Per i genitori di figli piccoli, che lavorano durante l'estate e hanno diritto solo a poche settimane di ferie tra luglio e agosto, la chiusura delle scuole a inizio giugno rappresenta un problema.

Chi può permetterselo, si rivolge ai centri estivi, che offrono del tempo di qualità per i ragazzi, organizzando attività all'aperto, sport, giochi, laboratori creativi. occasioni per socializzare. Si tratta di centri gestiti perlopiù dai comuni, con il supporto di associazioni sociali, culturali e sportive, che accolgono bambini in età prescolare e studenti di elementari e medie: l'utenza appartiene alla fascia d'età compresa  tra i 3 e i 14 anni. Ma i costi pesano in modo differente sulle tasche delle famiglie, e i divari si accentuano nelle zone più arretrate del Paese.

Secondo i dati raccolti da Openpolis, riesce ad accedere a questi centri solo un ragazzo su 10, considerando il totale dei residenti in Italia tra 3 e 14 anni. Guardando al 2021, e prendendo in considerazione oltre ai centri estivi anche il servizio pre e post scuola, attivo durante l'anno, Openpolis evidenzia che gli utenti in tutto sono 9,1 ogni 100 bambini e ragazzi residenti tra 3 e 14 anni, un calo rispetto al 2019, pre-pandemia di Covid-19, quando erano 9,8 gli utenti di centri estivi e attività pre e post scuola ogni 100 residenti tra 3 e 14 anni.

Centri estivi: quali sono le Regioni con più servizi

L'accesso ai centri estivi varia da Regione a Regione. Riesce a frequentarli il 14,5% dei residenti 3-14 anni nell’Italia Nord-Orientale; il 12,5% in quella Nord-Occidentale; il 6,8% nel Centro; solo il 3,5% dei ragazzi al Sud. Openpolis segnala come nel Meridione la percentuale sia bassissima, ma in crescita rispetto al 2019 (2,2%).

Le Regioni più avanti nell'offerta di questi centri – escludendo dalla classifica quelle a statuto speciale, per le quali non ci sono dati disponibili – sono l'Emilia-Romagna, con il 15,1% di utenti nei centri estivi e alunni che si avvalgono dei servizi pre e post scuola. L'Emilia Romagna è subito seguita da Umbria (14,5%) e Veneto (14%). La Lombardia è al quarto posto in classifica, con il 13,2%. Il Piemonte è poco sotto, con il 12,9%.

All'ultimo posto in classifica c'è la Campania, con l'1,9%. Sotto la soglia del 5% ci sono Calabria (4,5%), Puglia (3,5%), Lazio (3,3%). Poco sopra il 5% c'è la Liguria, con il 5,7%.

Quanto costano i centri estivi per bambini e ragazzi?

La questione costi è stata posta in Aula a Montecitorio la scorsa settimana dal M5s, con un'interpellanza urgente al governo della deputata Valentina D’Orso (M5S), che ha denunciato la scarsità delle risorse pubbliche destinate ai centri estivi per quest'anno: solo 60 milioni per i centri comunali, che non arrivano a coprire neanche il fabbisogno delle famiglie con ISEE inferiore ai 10mila euro.

Il M5s ha denunciato che i centri comunali, finanziati dal Fondo per le politiche della famiglia, non coprono la domanda. Il governo, per bocca della sottosegretaria Maria Tripodi, ha risposto alle accuse dicendo che il governo Conte aveva stanziato solo 58 milioni. A maggio il ministro Valditara ha poi annunciato per quest'anno un nuovo stanziamento di 150 milioni di euro, destinato ad ampliare la partecipazione al Piano Estate, risorse che vanno ad aggiungersi ai 400 milioni di euro, già assegnati per gli anni 2023/24 e 2024/25, per permettere alle scuole di rimanere aperte nel periodo estivo, e offrire "attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze". Ma non basta.

"La realtà è ben diversa – ha detto D'Orso – nel 2020 il decreto Rilancio aveva destinato 150 milioni di euro al potenziamento dei campi estivi; nel 2021 il DL 73 ne ha aggiunti altri 135 milioni. Eppure, quest’anno la cifra stanziata dal governo si ferma a circa 60 milioni: un taglio che non trova giustificazione e che mette seriamente in crisi tutta la retorica sul sostegno alle famiglie e sulla natalità di questo governo. La verità è che Meloni ha dimezzato i fondi per i centri estivi rispetto a quando al governo c'era il Movimento 5 Stelle".

"I fondi arrivano tardi (il decreto di riparto 2024 è stato pubblicato solo il 17 giugno), i comuni non hanno cassa per anticipare le spese e gli enti del terzo settore restano mesi senza rimborso. Di conseguenza l’offerta pubblica è limitata, riservata alle fasce ISEE più basse, e comunque insufficiente persino per loro".

I costi per i centri privati oscillano tra i 150 e i 300 euro per ogni bambino a settimana, per un ammontare di oltre 3mila euro per l'intera estate, una cifra che in molti casi è superiore a uno stipendio mensile di un genitore. E chi resta fuori dai posti disponibili per i centri estivi comunali non può fare altro che rivolgersi al privato.

"In molti casi la spesa equivale a una rata del mutuo o all’affitto mensile: una scelta impossibile per salari che restano tra i più bassi d’Europa, aggravata da un’inflazione che erode il potere d’acquisto e da un tasso di occupazione femminile fermo proprio nella fascia d’età 25-34 anni, quella in cui si hanno figli piccoli", ha denunciato ancora D'Orso, che sottolinea come le risorse dovrebbero essere incrementate e accreditate entro maggio, in modo da permettere ai comuni di organizzarsi per tempo, visto che in molto casi le amministrazioni non sono in grado di anticipare i soldi necessari a far partire le attività.

Quest'anno l'elenco dei comuni destinatari delle risorse pubbliche è stato pubblicato solo il 17 giugno, e dunque le amministrazioni comunali hanno aperto i bandi ben oltre la fine della scuola.

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