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Guido Bertolaso all’attacco: “Stimo Berlusconi ma non l’ho mai votato”

L’ex capo della Protezione Civile parla con Il Fatto Quotidiano e chiede perché le sue conversazioni con Napolitano non diventino pubbliche: “Si capirà che era lui il mio referente, altro che Berlusconi e Letta”. E dice di non essere “il bastardo della cricca”.
A cura di Susanna Picone
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L’ex capo della Protezione Civile parla con Il Fatto Quotidiano e chiede perché le sue conversazioni con Napolitano non diventino pubbliche: “Si capirà che era lui il mio referente, altro che Berlusconi e Letta”. E dice di non essere “il bastardo della cricca”.

L’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, troppo spesso in prima pagina sui giornali perché al centro di diverse inchieste, non vuole passare per il "bastardo della cricca" e decide di raccontare la sua verità in una lunga intervista al Fatto Quotidiano. Lo fa alternando i “fatti” lasciati in Italia con quelli che attualmente sta vivendo: Bertolaso da mesi si trova infatti in Africa, lavora in ospedale, “dove – racconta lui stesso – in 48 ore si muore per una puntura di zanzara”. Nel suo colloquio con il quotidiano di Padellaro, Bertolaso chiama in causa Berlusconi e Napolitano, chiarendo i rapporti con l’uno e ricordando le telefonate intercettate con l’altro.

Dice che a oggi nessuno ha potuto sostenere che lui fosse colpevole e che non succederà perché “è pulito e proverò a dimostrarlo”. “Se accadrà chiederò scusa e mi ritirerò in un eremo”, dice sicuro della sua innocenza. L’ex capo della Protezione Civile, considerato “amico” di Berlusconi, prova a mettere in chiaro anche i suoi rapporti con il vecchio primo ministro: “L’accusa di essere un berlusconiano di ferro mi brucia. Non lo sono mai stato. So che riderete, ma i miei più cari amici sono di sinistra, a volte estrema. Stimo Berlusconi, non l’ho mai votato”. Assicura che la “cricca” non esisteva, che c’erano “rapporti inopportuni tra funzionari dello Stato e imprenditori”.

Le telefonate con Napolitano – Riguardo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Bertolaso chiama in causa le intercettazioni in possesso dalla procura di Perugia e mai pubblicate: “Ricordo perfettamente le telefonate e confermo che non c’è nulla di riservato, non parlo dei contenuti e mi limito a sottolineare un dettaglio” e allora chiede perché non vengono rese pubbliche, perché invece sui giornali finiscono sempre quelle “che orientano l’opinione pubblica”. Dice che Repubblica, per esempio, ne è in possesso, e allora perché non le pubblica? Prova a rispondere lui stesso:

Io non vorrei ci fosse una ragione politica. Forse leggendo il testo dei dialoghi tra Bertolaso, il braccio armato di Berlusconi e Napolitano si sarebbe finalmente capito chi era davvero il mio referente nelle difficoltà. Mi chiedo, era meglio non rivelarlo?

Infine la domanda sul suo sentirsi “intoccabile”: Bertolaso dice che non lo è mai stato e continua a professarsi innocente.

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