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Covid 19

Green pass, la stretta potrebbe arrivare solo nelle Regioni che diventano gialle o arancioni

Non un automatismo, ma un meccanismo che consenta di intervenire sul green pass, con regole più stringenti, in base alle effettive condizioni epidemiologiche delle Regioni. Lo ha anticipato oggi il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: “Rispetto all’estensione del green pass, l’idea è quella di pensare a una modulazione e gradualità a seconda del quadro della Regione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Green pass presto cambierà, è ormai un fatto. La road map dei prossimi giorni, che porterà all'aggiornamento delle regole per l'utilizzo della certificazione che attesta l'avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid, o un tampone negativo effettuato nelle ultime 48 ore, sembra già stabilita. Domani è in programma la Conferenza delle Regioni, in cui i presidenti formuleranno le loro proposte al governo, in vista del Consiglio dei ministri, che si svolgerà al più tardi giovedì. Poi, dopo la cabina di regia di questa settimana, che si terrà come di consueto venerdì, le nuove norme entreranno in vigore, presumibilmente il prossimo lunedì 26 luglio. Questo significa anche che i nuovi eventuali passaggi di colore saranno stabiliti in base ai nuovi parametri, dando cioè maggiore peso a ospedalizzazioni e terapie intensive.

Una delle ipotesi in campo è comunque quella di far cambiare le norme sulla certificazione verde, rendendola obbligatoria per esempio per i trasporti extra urbani, bus, treni e aerei, o per bar e ristoranti al chiuso, ma solo nelle Regioni in cui la situazione epidemiologica è in peggioramento, e cioè se una Regione da bianca passa al giallo o all'arancione: "Rispetto all'estensione del green pass, l'idea è quella di pensare a una modulazione e gradualità a seconda del quadro della regione: si possono cioè prevedere intensificazioni dell'utilizzo del green pass a seconda della situazione", ha detto all'Ansa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

"Se c'è una situazione che peggiora, automaticamente – spiega – ci può essere un'applicazione più ampia del green pass. È un ragionamento di buon senso: se una Regione rimane bianca ci può essere un tipo di utilizzo di green pass, ma se una Regione ha criticità maggiori, piuttosto che chiudere si applica il green pass più restrittivo".

Green pass rilasciato solo con due dosi

Di sicuro verranno fissati nuovi parametri per richiedere il green pass, e cioè sarà concesso solo dopo due dosi, "non più dopo 15 giorni dalla prima dose di vaccino ma dopo il completamento del ciclo vaccinale con le due dosi. È probabile che si vada in questa direzione", spiega Andrea Costa.

Di fatto, ha spiegato Costa, "già tutti sono prenotati per la seconda dose e le Regioni sono tornate a fare i richiami dopo 21 giorni come era inizialmente". Quanto alla possibilità di una terza dose vaccinale, "siamo in attesa delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico che sta valutando le evidenze scientifiche. Non appena avremo indicazioni da parte della scienza – conclude Costa – saremo pronti, perché la struttura per somministrare la terza dose è già pronta nel nostro Paese".

L'obbligo vaccinale per gli insegnanti

Un altro dei temi caldi, che terranno impegnato nelle prossime settimane l'esecutivo, è quello del green pass obbligatorio per gli insegnanti. La questione è sempre più pressante perché il 15% dei docenti, sicuramente in età vaccinabile da settimane, non sembra disposto a immunizzarsi. Ma secondo il sotto segretario Costa il governo non prenderà decisioni a stretto giro su questo problema: "Non credo che il tema dell'obbligo di vaccinazione anti-Covid per gli insegnanti sia all'ordine del prossimo Consiglio dei ministri. Vedo ancora troppe disomogeneità all'interno della maggioranza su questo punto"-

"Almeno fino ad oggi – sottolinea – siamo in una situazione in cui gli italiani si stanno vaccinando. È chiaro che l'obiettivo della scuola in presenza non può che passare dagli insegnanti vaccinati, ma credo che siamo ancora in una fase in cui abbiamo il tempo per poter fare un'opera di sensibilizzazione e far comprendere quanto sia importante che questa categoria si vaccini". Tra l'altro, aggiunge ancora, "va sottolineato che, analizzando il dato degli oltre 200mila insegnanti che non si sono vaccinati, emerge che c'è una altissima concentrazione solo in sei Regioni del Paese e quindi non c'è un dato diffuso. Questo può anche significare che in quelle Regioni in una fase iniziale della campagna vaccinale ci sia stata qualche difficoltà organizzativa rispetto alle diverse categorie. Sono, credo, difficolta' che si possono recuperare".

"Abbiamo due mesi di tempo e c'è dunque la possibilità di fare un'opera di sensibilizzazione. È chiaro che nel momento in cui ci trovassimo a 15 giorni-1 mese dall'inizio della scuola con il problema inalterato, allora a quel punto la politica deve fare anche altri tipi di valutazioni, non escluso l'obbligo vaccinale".

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