Governo vuole trasformare il Ponte sullo Stretto in opera militare, Bonelli: “Progetto viola criteri Nato, va rifatto”

Il Ponte sullo Stretto potrebbe essere considerato un'infrastruttura militare. Gli oltre 13 miliardi di euro necessari per la sua costruzione potrebbero così contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi di spesa per la difesa fissati in ambito Nato. Oggi replicando all'interpellanza del deputato di Avs, Angelo Bonelli, il sottosegretario all'Interno Emanuele Prisco ha confermato che il Ponte potrebbe essere coerente con le linee guida Nato ed essere classificato quindi, come un'opere militare. Se così fosse, argomenta Bonelli, l'intero progetto andrebbe rifatto in quanto non conforme ai criteri richiesti dagli Alleati per la realizzazione di infrastrutture per la difesa.
L'ipotesi di far rientrare i soldi per il Ponte nei nuovi target dell'Alleanza era già circolata nelle scorse settimane, al momento della discussione che ha portato i Paesi membri ad accordarsi attorno all'aumento delle spese militari al 5% del Pil. In particolare, l'investimento verrebbe fatto confluire nell'1,5% da destinare alla ‘sicurezza', un ambito molto ampio che ricomprende varie voci, come infrastrutture, trasporti, cybersecurity e immigrazione.
Cosa c'entra il Ponte sullo Stretto con le spese militari
In occasione del vertice dell'Aja lo scorso 25 giugno, "gli Alleati hanno riaffermato l'impegno a destinare il 5% del Pil complessivo nazionale alla sicurezza, articolato su due direttrici principali: il 3,5% per lo sviluppo delle capacità operative necessarie al soddisfacimento di Piani operativi Nato e nazionali; l'1,5% per attività già presenti nei bilanci nazionali, come quelle relative alla resilienza, alla sicurezza cibernetica, alla protezione delle infrastrutture critiche, all'innovazione tecnologica a duplice uso e al rafforzamento del tessuto industriale", ha ricordato Prisco. "Proprio su iniziativa italiana è stato stabilito che ogni Paese potrà definire in autonomia, nel rispetto della propria sovranità, le voci da includere nella quota dell'1,5%, individuando gli investimenti strategici più adatti per la sicurezza nazionale". Un'infrastruttura per attraversare stabilmente lo Stretto di Messina "in grado di assicurare la continuità fisica e logistica tra la Sicilia e il continente indurrebbe una contrazione dei tempi per la proiettabilità delle forze su uno dei corridoi individuati", ha aggiunto il sottosegretario.
Prisco ha poi fatto riferimento al ‘Military mobility action plan 2.0' promosso dalla Commissione europea. Un'iniziativa che mira "a migliorare l'interoperabilità e la resilienza delle reti infrastrutturali europee, facilitando una mobilità sicura, rapida e coordinata di truppe, mezzi e materiali in caso di necessità, in stretto raccordo con le esigenze Nato". Il piano prevede l'individuazione di corridoi militari all'interno della rete trans-europea dei trasporti "che coincidono, in molti casi, con le direttrici infrastrutturali civili già esistenti". Tra cui, Prisco cita come esempio il corridoio Scandinavo-Mediterraneo, che attraversa l'Italia da Nord a Sud, includendo il collegamento ferroviario e stradale tra Reggio Calabria e Palermo. "In tale contesto, la Difesa è stata chiamata a condividere con gli altri dicasteri interessati gli obiettivi della Military mobility, risultati poi sovrapponibili con iniziative infrastrutturali avviate o in pianificazione". Fra queste, appunto il Ponte sullo Stretto di Messina.
Perché il progetto del Ponte andrebbe rifatto daccapo
Tuttavia, il governo decidesse di inserirlo tra le opere militari, il progetto potrebbe dover essere rifatto daccapo. Questo perché i criteri previsti dalla Nato per questo tipo di progettazioni sono più stringenti rispetto a quelli richiesti per le opere civili. L'Alleanza "utilizza un'apposita e complessa classificazione dei carichi prodotti dai mezzi militari, denominata MLC (Military Load Classification), cui attenersi nella verifica dei ponti esistenti e nella progettazione di quelli da realizzare", spiega il deputato. Questi criteri prevedono "carichi quasi-statici e dinamici assai più severi di quelli normalmente utilizzati per i ponti a uso civile. Il progetto del Ponte sullo Stretto non ha mai considerato i criteri Nato né calcolato gli effetti di tali, e assai più gravose, azioni sulla struttura". Inoltre, "il franco navigabile del Ponte sullo Stretto è di 65 metri, mentre le maggiori portaerei del mondo hanno un'altezza di 80 metri", aggiunge. Aspetto, quest'ultimo, che rischia di ostacolare il passaggio delle navi militari.
L'emendamento per escludere le opere di difesa nazionale dalla valutazione d'impatto ambientale
Insomma, finora l'ideazione del Ponte si sarebbe basata esclusivamente sui criteri relativi alle infrastrutture civili e di conseguenza un cambio di destinazione in corso d'opera richiederebbe di rimettere mano all'intero progetto. Ma i tempi stringono. Così, poche ore fa la maggioranza ha presentato un emendamento al dl infrastrutture – attualmente all’esame delle commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera – in cui si chiede una deroga sulla valutazione d’impatto ambientale, da parte della Commissione Via Vas del Mase, per le opere di difesa nazionale. Nel dettaglio, si chiede di escludere l'applicazione delle procedure per la valutazione d'impatto ambientare nelle ipotesi di "progetti o parti di progetti aventi come unico obiettivo la difesa nazionale". Una mossa che potrebbe essere letta come un tentativo di aggirare i rigidi controlli previsti per il Ponte.
Dal canto suo, il Mit esclude qualsiasi collegamento tra l'emendamento e il progetto del Ponte sullo Stretto. "Si precisa che l'intervento normativo non ha alcuna connessione con tale opera", ha evidenziato il ministero in una nota. "L'emendamento, presentato dal Governo su impulso del ministro dell'Interno e approvato dalle competenti Commissioni parlamentari, ha esclusivamente lo scopo di riallineare la disciplina dei requisiti per l'esercizio della professione di autotrasportatore alla normativa antimafia vigente". L'intervento normativo – viene spiegato – stabilisce che, ai fini dell'iscrizione all'Albo degli autotrasportatori, venga acquisita una comunicazione antimafia liberatoria. "In ogni caso il Prefetto, se sussistono tentativi di infiltrazione mafiosa, può intervenire con il potere di interdittiva . La modifica, pertanto, non comporta alcuna riduzione del livello di prevenzione amministrativa antimafia, ma assicura coerenza e attualità nella verifica dei requisiti di onorabilità per l'accesso alla professione, in linea con i principi stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza consolidata", conclude il Mit.
Nei prossimi giorni è atteso un altro passaggio cruciale, ovvero il timbro del Cipess, il comitato interministeriale che deve approvare il progetto definitivo dell'opera. Se davvero l'investimento del Ponte venisse calcolato ai fini del raggiungimento dell'obiettivo Nato, "la presidente Meloni non potrebbe portare al Cipess l'approvazione di un'opera che è stata progettata come opera civile, spiega Bonelli che aggiunge di aver inviato una lettera alla premier, in quanto presidente del Cipess, affinché "non proceda all'approvazione di un'opera che presenta evidenti carenze progettuali e che non risponde ai criteri di progettazione Nato".