Governo promette di cambiare i subappalti, ma il referendum che vuole boicottare interviene proprio su questo

Il tavolo tra governo e sindacati sulla sicurezza sul lavoro si è chiuso con toni distesi e promesse importanti. A guidarlo è stata Giorgia Meloni, affiancata dai ministri competenti, dai leader sindacali e dal presidente dell'Inail. Al centro dell'incontro, durato quattro ore, la piaga delle morti sul lavoro — tre al giorno in media secondo l’Inail — e le strategie per ridurle: fondi per la formazione, assicurazione scolastica estesa, incentivi per le imprese che investono in prevenzione. Ma la novità più significativa riguarda la disponibilità del governo a rivedere le regole della catena dei subappalti, nodo cruciale in molti incidenti sul lavoro. Un impegno, riferiscono fonti di governo, "concordato direttamente da Matteo Salvini con Giorgia Meloni". Secondo la presidente del Consiglio, le nuove risorse Inail, oltre 650 milioni, che si sommano ai 600 milioni dei bandi Isi, serviranno anche a rafforzare i controlli e qualificare meglio i soggetti che appaltano lavori, in particolare nei settori più a rischio come edilizia, logistica e trasporti. I sindacati hanno accolto l'apertura con cautela: "Per la prima volta il governo ha dato disponibilità a entrare nel merito", ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Ma ora, dice, serviranno atti concreti.
Il nodo politico: quella riforma già c’è (ma il governo la osteggia)
Sembra esserci però una contraddizione che non può certo essere ignorata. Nonostante infatti il governo abbia dichiarato la volontà di intervenire sulla questione dei subappalti, infatti, uno dei referendum promossi dalla Cgil, in programma per l'8 e 9 giugno, propone proprio di affrontare la questione alla radice. Il quesito referendario chiede infatti di superare la logica del subappalto a cascata, ponendo la responsabilità in capo all'impresa madre in caso di infortunio. Una proposta che coincide esattamente con le dichiarazioni fatte dal governo, che ha recentemente affermato di essere disposto a prendere in considerazione tali modifiche. Questa proposta concreta è già stata elaborata e messa nero su bianco, ma, come sottolineato dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, viene oggi osteggiata politicamente dalla maggioranza. Il governo, infatti, ha fatto esplicita incitazione all'astensione, ribadendo una posizione che contrasta con le sue dichiarazioni pubbliche. Landini, con una battuta, ha dunque ricordato: "Se vogliamo risolvere il problema c'è già un referendum che lo fa". Una posizione che non solo mette in discussione la coerenza del governo, ma anche il valore della democrazia partecipativa, accusando l'esecutivo di "un grave errore democratico" nel voler ostacolare la mobilitazione popolare. La sensazione che sembra circolare tra le file sindacali è insomma che l'esecutivo stia cercando di disinnescare la forza della protesta, proponendo soluzioni simili ma in una forma che risponde esclusivamente alle proprie logiche politiche e sotto il proprio controllo. Intanto, il subappalto a cascata resta una realtà, e con esso le tragiche conseguenze che ne derivano, con la catena degli incidenti che continua a mietere vittime tra i lavoratori.
Cosa prevede il referendum subappalti
Il quesito referendario promosso dalla Cgil mira a colpire direttamente uno dei meccanismi più critici del sistema degli appalti: la catena infinita dei subappalti, dove la responsabilità si disperde e la sicurezza si indebolisce. In concreto, il referendum propone di abrogare l'articolo che oggi consente il subappalto senza limiti e chiede che, in caso di infortuni sul lavoro, la responsabilità ricada non solo sul datore di lavoro diretto ma anche sull'impresa madre. Una riforma che punta dunque a spezzare la logica dello scaricabarile che troppo spesso accompagna gli incidenti nei cantieri e nei magazzini, lasciando i lavoratori più esposti senza adeguate tutele. È, dunque, anche su questo punto che si gioca una partita politica e sociale profonda: non solo una questione tecnica, ma una sfida sul principio stesso di responsabilità e giustizia nei luoghi di lavoro.