Gli esperti avvertono l’Ue sul piano sul clima: che cosa dice la raccomandazione

I consulenti scientifici dell'Unione europea hanno messo in guardia le istituzioni europee dal ricorrere a percorsi più ‘flessibili' per raggiungere l'obiettivo climatico previsto per il 2040, che consiste in un taglio del 90-95% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990.
Negli scorsi mesi, era emersa la volontà dei funzionari Ue di ammorbidire il target per venire incontro alle richieste di governi e politica. In particolare, la Commissione europea starebbe valutando di fissare un obiettivo più basso per le industrie nazionali e di ricorrere ai crediti di carbonio internazionali.
Cosa sono i crediti di carbonio internazionali e come funzionano
Questi ultimi consistono in particolari certificati, corrispondenti a una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita, che possono essere acquistati da aziende o istituzioni, che non riescono a tagliare l le proprie emissioni, per finanziare progetti sostenibili. In questo modo – è il ragionamento – l'anidride carbonica che certe aziende, per precise ragioni, non possono fare a meno di produrre verrebbe ‘compensata' da iniziative che in qualche modo la riassorbono o evitano altre emissioni.
Perché gli esperti ne sconsigliano l'utilizzo
Ed è proprio sull'utilizzo dei crediti di carbonio che si sono soffermati gli esperti, sconsigliandone l'uso. Il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC), ha osservato che questo approccio rischia di dirottare risorse dagli investimenti nelle industrie e nelle infrastrutture europee. "L'utilizzo di crediti di carbonio internazionali per raggiungere questo obiettivo, anche solo parzialmente, potrebbe compromettere la creazione di valore interno, distogliendo risorse dalla necessaria trasformazione dell'economia dell'UE", hanno affermato nella loro relazione.
Dall'altra parte, chi sostiene il ricorso ai crediti di carbonio internazionali è convinto che rappresentino una strategia utile per raccogliere fondi da destinare a progetti di riduzione delle emissioni di CO2, sopratutto nei Paesi in via di sviluppo. Una visione che contrasta con quella del gruppo di esperti, che hanno raccomandato all'Ue di "accettare il taglio netto del 90-95% delle emissioni di gas serra entro il 2040, il che è realizzabile e in linea con gli obiettivi globali per scongiurare un cambiamento climatico peggiore". Ritardare l'azione o fare affidamento sui crediti di carbonio internazionali "rischierebbe di far perdere opportunità fondamentali per modernizzare l'economia dell'Ue, creare posti di lavoro di qualità e rafforzare la posizione dell'Europa nella leadership delle tecnologie pulite", ha ammonito Jette Bredahl Jacobsen, vicepresidente del Comitato consultivo.