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Gimbe: “Terza ondata è arrivata. Nel Dpcm Draghi nessun cambio di passo e a pagare è la scuola”

“Già da settimane Gimbe segnala le spie rosse di un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata. Ma i tempi di politica e burocrazia sono sempre troppo lunghi e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano”: così il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta, commenta l’arrivo della terza ondata nel nostro Paese.
A cura di Annalisa Girardi
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Tornano a crescere i contagi da coronavirus. E di conseguenza aumentano anche i pazienti ricoverati negli ospedali e nelle terapie intensive. L'effetto della diffusione delle varianti è una vertiginosa impennata della curva, di fronte alla quale però si continua a temporeggiare e a non istituire zone rosse locali che bloccherebbero l'espandersi dei nuovi focolai. In tutto ciò la campagna di vaccinazione non decolla, con quasi 2 milioni di dosi consegnate che rimangono nei frighi inutilizzate. Questo in sostanza il quadro emerso dall'ultimo monitoraggio sul coronavirus della fondazione Gimbe, che analizza i dati dell'epidemia nella settimana tra il 24 febbraio e il 2 marzo.

Rispetto al precedente periodo in esame, si registra un nuovo e netto aumento dei contagi, contro un lieve calo dei decessi. Il numero degli attualmente positivi risulta in forte rialzo, così come, di conseguenza, anche quello delle persone in isolamento domiciliare e dei pazienti ricoverati. Vediamo un po' di numeri.

  • Decessi: 1.940 (-10,9%)
  • Terapia intensiva: +181 (+8,4%)
  • Ricoverati con sintomi: +1.275 (+7%)
  • Isolamento domiciliare: +41.592 (11,3%)
  • Nuovi casi: 123.272 (+33,2%)
  • Casi attualmente positivi: +43.048 (+11,1%)
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"Aumentano ancora i contagi, è arrivata la terza ondata"

"Per la seconda settimana consecutiva si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata", commenta il presidente della fondazione, il dottor Nino Cartabellotta. Rispetto alla settimana precedente, sono ben 16 le Regioni, a cui si aggiunge una Provincia autonoma, in cui i casi attualmente positivi ogni 100 mila abitanti sono in rialzo. In generale comunque in tutto il Paese sale l'incremento percentuale di nuovi casi, ad eccezione di quei luoghi dove sono già imposte severe misure restrittive. Critica anche la situazione negli ospedali: l'occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid è al di sopra della soglia critica del 40% in area medica in ben 5 Regioni e a quella del 30% delle terapie intensive in 9 Regioni.

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La diffusione delle varianti

Questo peggioramento della situazione epidemiologica è dovuto anche alla diffusione di varianti più contagiose, come quella inglese. "Con la situazione epidemiologica in rapida evoluzione, la diffusione attuale è sicuramente maggiore ed è pertanto fondamentale essere realmente tempestivi nell’istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale", aggiunge Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari della fondazione. In particolare, sottolinea, in 94 province su 107, cioè l'87,6%, si registra un incremento percentuale rispetto alla settimana prima: aumento che in ben 65 province supera il 20%.

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Vaccini, a che punto è la somministrazione delle dosi

Per quanto riguarda i vaccini, delle dosi previste per il primo trimestre dell'anno ne sono state consegnate 6.542.260. Per rispettare le scadenze, quindi, nelle prossime 4 settimane bisognerebbe distribuire in media 2,3 milioni di dosi a settimana.

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Per ora, ad aver completato il ciclo vaccinale ricevendo anche la seconda dose sono 1.454.503 milioni di persone, cioè il 2,44% della popolazione. Ci sono però importanti differenze tre le Regioni. 

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"L’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e RSA ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi (pari al 30% delle consegne) ancora inutilizzate", aggiunge Gili. Oltre a un divario territoriale, ci sono anche importanti differenze tra i vaccini utilizzati: se le dosi somministrate di Pfizer sono circa l'89% del totale di quelle disponibili, per Moderna e AstraZeneca le cose procedono più lentamente. "Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna per i quali, visti i ritardi nelle forniture, è prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni", spiega ancora Cartabellotta.

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Nessun cambio di passo nella gestione dell'emergenza

Ma attenzione: "La strada per la campagna vaccinale non deve certo portare ad avventurarsi in rischiosi azzardi, come l’ipotesi di somministrare un’unica dose di vaccino Pfizer o Moderna. In assenza di robuste evidenze scientifiche che permettano alle agenzie regolatorie di modificare le modalità di somministrazione del prodotto si tratterebbe di un uso off-label del vaccino, con risvolti sul consenso informato e sulle responsabilità medico-legali", aggiunge il presidente della fondazione. Che già da settimane "segnala le spie rosse di un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata".

Ma i tempi della politica e della burocrazia sono sempre troppo lunghi, precisa ancora Cartabellotta, e le misure restrittive come le zone rosse locali vengono introdotte solo quando la situazione è ormai scappata di mano. "La campagna vaccinale, intanto, stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano “in fresco” dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di COVID-19 severa. Infine, il primo DPCM a firma Draghi non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni “a colori” resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola".

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