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Covid 19

Gimbe, le misure restrittive funzionano: contagi e morti in calo ma le terapie intensive sono sature

Secondo l’ultimo monitoraggio Gimbe migliora la situazione generale: “Dopo quattro settimane consecutive si inverte il trend dei nuovi casi settimanali e si riduce l’incremento percentuale dei nuovi casi”, ha detto il presidente Nino Cartabellotta. Ma in 10 Regioni l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita e in 14 Regioni si amplia il bacino dei casi attualmente positivi.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe dimostra che l'ultima stretta voluta dal governo sta portando buoni risultati nel complesso, anche se rimangono differenze regionali sostanziali. I dati si riferiscono alla settimana 17-23 marzo: si registra un lieve calo dei nuovi casi (-4,8%) anche se la situazione negli ospedali rimane critica.

I nuovi casi passano da 150.033 a 157.677, mentre i decessi scendono da 2.327 a 2.522. Continuano invece ad aumentare i casi attualmente positivi (560.654 vs 536.115), così come le persone in isolamento domiciliare (528.680 vs 506.761), i ricoveri con sintomi (28.428 vs 26.098) e le terapie intensive (3.546 vs 3.256).

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In dettaglio, rispetto alla settimana passata:

  • Decessi: 2.327 (-7,7%)
  • Terapia intensiva: +290 (+8,9%)
  •  Ricoverati con sintomi: +2.330 (+8,9%)
  • Isolamento domiciliare: +21.919 (+4,3%)
  • Nuovi casi: 150.033 (-4,8%)
  • Casi attualmente positivi: +24.539 (+4,6%)
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"Nel pieno della terza ondata – ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si intravedono i primi segnali di miglioramento: dopo quattro settimane consecutive si inverte il trend dei nuovi casi settimanali e si riduce l’incremento percentuale dei nuovi casi". Ma come dicevano il dato nazionale risente di situazioni regionali molto eterogenee: infatti, in 10 Regioni l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita e in 14 Regioni si amplia il bacino dei casi attualmente positivi. "Per la maggior parte delle Regioni – spiega ancora Cartabellotta – è evidente la netta correlazione tra variazione
percentuale dei nuovi casi e il “colore” delle Regioni di 3 settimane fa".

Come si vede nelle Regioni che erano in zona rossa o arancione o hanno adottato restrizioni mirate, la variazione percentuale dei nuovi casi è in riduzione: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Umbria. Viceversa, lo stesso dato è in aumento in Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto, che 3 settimane fa erano in area gialla o bianca. La situazione di Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Toscana è di più difficile interpretazione, dimostrando che altri fattori (es. intensità dell’attività di testing, rispetto delle misure individuali) influenzano la curva dei contagi.

"Nonostante la lieve flessione della curva dei contagi – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perché la terza ondata è partita da un “altopiano” molto elevato di posti letto occupati". Infatti, a livello nazionale entrambe le soglie di allerta di occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) sono superate: rispettivamente 43% e 39%. Superata la soglia d’allarme in 10 e 12 Regioni rispettivamente per l’area medica e per le terapie intensive, che in 5 Regioni hanno una saturazione ≥40% (Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, Toscana) e in 5 ≥50% (Marche, Lombardia, P.A. Trento, Piemonte, Emilia-Romagna). "Su questo fronte – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – è incoraggiante la frenata dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: la curva della media mobile a 7 giorni dopo 4 settimane di incremento si è appiattita".

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