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Geo Barents a Brindisi con 339 migranti, due ragazze raccontano: “Torturate e violentate in Libia”

È sbarcata Brindisi la nave Geo Barents di Medici senza frontiere. Tra le 339 persone migranti soccorse, diverse hanno avuto bisogno di assistenza medica e una è stata trasportata in ospedale. Due giovani hanno raccontato di aver subito violenze e torture prima di partire. Presenti anche 24 minori non accompagnati.
A cura di Luca Pons
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Questa mattina, attorno alle 7.30, è arrivata nel porto di Brindisi la nave Geo Barents della Ong Medici senza frontiere. A bordo si trovavano 339 persone migranti, soccorse nei giorni scorsi nel Mar Mediterraneo dopo complicate operazioni di salvataggio durate diverse ore. C'erano anche 27 minorenni, di cui 24 non accompagnati. Secondo l'organizzazione, le persone a bordo era originarie principalmente di Siria, Pakistan, Bangladesh, Egitto, Somalia e Sri Lanka.

Si tratta di persone che erano state segnalate dalla Ong Alarm Phone perché si trovavano a rischio naufragio e annegamento. Il barcone si cui si trovavano, che trasportava 440 persone in tutto, era sovraccarico e le condizioni meteo erano proibitive. Dopo un'operazione durata undici ore, nella notte tra il 4 e il 5 aprile Geo Barents è riuscita a intervenire soccorrendo tutte le 440 persone a bordo, tra cui 8 donne e 30 minorenni. Cento persone sono state poi trasferite su un'altra nave dell'assetto navale – giunta due giorni fa a Catania – , e una persona è stata evacuata per ragioni mediche. Così sono rimasti 339 migranti a bordo, e alla nave è stato assegnato il porto di Brindisi.

L'arrivo a Brindisi e il racconto delle violenze in Libia

Questa mattina, dopo l'attracco, si è svolto un controllo sanitario che ha accertato alcuni casi di scabbia e anche delle patologie cardiache per alcuni bambini, oltre a tre persone con fratture e altre con segni di ustioni. Si sono svolte le procedure di identificazione. Durante i controlli, due donne di circa 20 anni hanno raccontato di aver subito violenza sessuale e torture nei centri di detenzione libici, prima della partenza attraverso il Mediterraneo.

Sebastien Ponsford, responsabile Affari umanitari di Medici senza frontiere, ha riportato la storia di una famiglia siriana che aveva già provato quattro volte a scappare dal proprio Paese, in guerra da anni. Tutte le volte aveva provato a raggiungere l'Europa attraverso la Siria, ma era stata intercettata. Tornata in Libia, era stata rinchiusa nei centri di detenzione. Gli adulti avevano subito torture – ancora visibili sui loro corpi – mentre i bambini erano stati sottoposti a violenza psicologica.

Nello sbarco sono state fatte scendere prima le persone che avevano bisogno di cure mediche. Una è stata portata in una barella e trasferita all'ospedale di Brindisi. "Siamo pronti ad assicurare la migliore accoglienza ai migranti", ha detto la prefetta di Brindisi Michela La Iacona. La divisione dovrebbe essere effettuata in questo modo: i 24 minori non accompagnati resteranno a Brindisi, insieme ad altri adulti, mentre altre persone verranno smistate nei centri individuati dal ministero dell'Interno in altre Regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.

A bordo ci sono anche diversi nuclei familiari, che non verranno separati. I minori non accompagnati di età inferiore ai 14 anni saranno accolti da strutture già individuate dal Comune. "Le operazioni di polizia andranno avanti senza soluzione di continuità, anche fino a sera tardi. La questura ha aumentato le postazioni del foto segnalamento per l'identificazione per accelerare al massimo queste operazioni e fare in modo che i migranti raggiungano le destinazioni dei centri di accoglienza il prima possibile", ha concluso La Iacona.

Il personale di Medici senza frontiere ha raccontato l'aneddoto di un bambino, particolarmente piccolo, che nel corso delle operazioni di salvataggio, di rientro a Brindisi e poi di sbarco è riuscito a mantenere il buonumore per l'arrivo in Italia dopo il durissimo viaggio: "Mangerò pizza? Mangerò pizza? Ditemi che mangerò pizza tutti i giorni", ha chiesto più volte il bambino agli operatori. La Ong ha riferito che i migranti, prima di essere soccorsi, erano rimasti per due giorni senza cibo né acqua in mare.

Il bambino del racconto degli operatori di Geo Barents, dopo lo sbarco a Brindisi. Credit: Msf
Il bambino del racconto degli operatori di Geo Barents, dopo lo sbarco a Brindisi. Credit: Msf
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