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Opinioni

Generalizzazioni e bugie: la strategia irresponsabile di Meloni e della destra italiana dopo l’omicidio Kirk

Ancora una volta, di fronte a una vicenda delicata e complessa, le parole di Giorgia Meloni vanno nella direzione opposta a quelle della prudenza, della ragionevolezza e della continenza rispetto ai fatti. Ancora una volta i giornali della destra scelgono di polarizzare l’opinione pubblica, generalizzando e mistificando i fatti. Un copione già visto, che genererà l’ennesimo dibattito tossico.
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Di fronte a casi di estrema complessità, una buona regola sarebbe quella di separare il tempo della cronaca da quello del commento e dell’analisi. Vale per i giornalisti, ma anche per i politici e per chi, a vario titolo, affida i propri contributi ai social. È una questione di responsabilità, in fin dei conti. Perché chi ha la possibilità e la capacità di parlare a centinaia di migliaia di persone, ha l’enorme responsabilità di poter influenzare il dibattito pubblico. Commenti, accuse e analisi “di getto” senza conoscere i fatti, le dinamiche, le matrici, non fanno altro che rendere tossico qualunque dibattito. Che sia per fretta, per ignoranza o per dolo cambia poco: l’aria si fa irrespirabile, diventa faticoso discernere i fatti dalle mistificazioni, si assiste a una polarizzazione delle opinioni non basata su questioni reali ma su interpretazioni tendenziose e strumentali.

L’omicidio di Charlie Kirk è un caso da manuale. Il tempo della cronaca è stato compresso fin quasi ad azzerarsi. Prima ancora di avere una qualsivoglia informazione su autore, movente, dinamica dei fatti abbiamo assistito a escalation verbali incontenibili, che hanno trasformato i social in campi di battaglia e i media tradizionali in amplificatori di propaganda. È successo ovunque e non è la prima volta che accade, certamente. Ci sono anni di riflessioni e analisi sulla post verità e sui meccanismi comunicativi e i processi cognitivi che si innescano in situazioni del genere, eppure sono in molti a pensare che questo possa essere un tipping point della contemporaneità.

Anche per questo è particolarmente interessante guardare in casa nostra e analizzare il modo in cui il nostro governo e la stampa di area hanno elaborato e gestito la vicenda Kirk. La parola che emerge, ahinoi, non è responsabilità. Ma il suo contrario: irresponsabilità.

Prima ancora di conoscere il profilo del killer, senza avere alcuna conferma del movente e con tanti punti ancora da chiarire, la destra italiana ha messo in piedi un’enorme campagna accusatoria nei confronti di una non meglio specificata “sinistra”, facendo una confusione tremenda e contribuendo alla circolazione di notizie false e di propaganda spicciola. Come sempre, i titoli dei giornali di area riassumono tristemente la questione:

  • La Verità: Ammazzato a colpi di Bella Ciao
  • Il Giornale: L’assassino partigiano
  • Libero: La firma del killer, Bella Ciao

Ora, come forse saprete (spero proprio di sì), le cose potrebbero essere radicalmente diverse. Tyler Robinson non sarebbe un attivista di estrema sinistra, ma un groyper (qui un approfondimento sempre su Fanpage), radicalizzatosi online, con un background conservatore-repubblicano (famiglia, amici) e una vera passione per le armi. Elementi che, attenzione, non bastano a trarre conclusioni sulle motivazioni del brutale omicidio dell'attivista conservatore. Figuriamoci se possono essere utilizzati per attribuire al mondo dell'alt-right una qualche responsabilità di natura politica o ideologica. Perché se Robinson non ha esattamente il profilo del militante di sinistra e i messaggi incisi sui proiettili sembrano rimandare all'universo dell'estrema destra (sì, anche Bella Ciao ed "hey fascists"), allo stesso tempo ci sono tratti della sua personalità ancora non semplici da decifrare e le autorità dello Utah si dicono certe che sia stato influenzato "dall'ideologia di sinistra". Bisognerebbe aspettare, studiare, cercare di capire.

Servono tempo, pazienza, lucidità e serietà. Soprattutto, servirebbe evitare di generalizzare e banalizzare questioni tremendamente complesse e decisamente inquietanti. Cosa che, spiace dirlo, i principali esponenti della destra italiana stanno facendo in modo indecente.

Le parole di Giorgia Meloni vanno nella direzione opposta a quella della prudenza, della ragionevolezza e della continenza rispetto ai fatti. Suonano come un tremendo atto d’accusa nei confronti di una non meglio specificata “sinistra” e come un invito alla contromobilitazione del mondo conservatore/reazionario rispetto a quella che ritiene essere una vera e propria dichiarazione di guerra. I toni sono durissimi e il meccanismo è sempre lo stesso: si prende un fatto vero, lo si banalizza e poi lo si assolutizza, con lo scopo di colpire i propri avversari politici. Così, le parole di un personaggio come Piergiorgio Odifreddi vengono prima decontestualizzate, poi utilizzate per il complesso della “sinistra”, malgrado chi le ha pronunciate non abbia alcun ruolo politico né una militanza particolare. In un'epoca di informazione parcellizzata, di interazioni deboli e destrutturazione culturale, una comunicazione di questo tipo fa danni profondi, in modi spesso irrimediabili. È come una piccola carica batterica: non è un problema per organismi sani e forti, ma rischia di provocare disastri in ambienti deboli, senza difese, provati da mille battaglie.

La generalizzazione indebita è poi particolarmente odiosa. Non solo perché praticamente tutti gli esponenti politici del centrosinistra (e non solo) hanno immediatamente condannato l'omicidio di Kirk, ma anche perché mistificatoria e volta a diffamare intere comunità politiche. Per inciso, l'operazione che fa la destra italiana è anche miope, perché non tiene conto delle peculiarità della scena statunitense, della complessità dei fattori che determinano i nuovi fenomeni di radicalizzazione e delle specificità della vicenda Kirk. Ed è storicamente deficitaria, perché dimentica le matrici di decine di attentati contro politici o intere comunità, negli Stati Uniti, in Europa e persino in Italia.

Dopo il pessimo intervento alla convention dell'Udc, tra l'altro, la presidente del Consiglio ha addirittura rincarato la dose, con un messaggio indirizzato ai sodali di VOX, il principale partito dell'ultradestra spagnola. "Il sacrificio di Kirk ci ricorda da quale lato stiano la violenza e l'intolleranza", ha detto Meloni, prima di ribadire che non si farà "intimidire" e che continuerà la sua lotta politica. Un intervento perfettamente in linea con il tono della kermesse spagnola, considerando che argomenti simili sono stati sviscerati anche dai leader di Vox e dal presidente argentino Milei, secondo cui l'omicidio "dimostra cos'è la sinistra, odio".

Un canovaccio, quello del "non ci faremo intimidire", ripetuto praticamente dall'intera area conservatrice e reazionaria, con punte di vero e proprio surrealismo, che gira intorno alla vera questione, tutta politica: di chi stanno parlando? Davvero è possibile arruolare un omicida nelle fila della sinistra mondiale (intesa come unica entità), la cui lunga mano è in grado di colpire con violenza gli avversari politici? O Meloni, Salvini, Tajani e gli altri stanno genericamente parlando del "clima d'odio" che intossicherebbe il dibattito politico? Sarebbe interessante saperlo, perché la seconda opzione rappresenterebbe invece un buon modo per fare autocritica, considerando lo storico in materia di discorsi d'odio e attacchi agli avversari politici o presunti tali. Siamo sempre lì: Meloni e i suoi parlano come se non avessero responsabilità (di governo e come punto di riferimento per milioni di cittadini), come se le parole non avessero un peso e come se non esistesse un "dopo". Perché se davvero Meloni intravede un clima d'odio, una pressione sulle istituzioni democratiche, un tentativo di intimidire "chi la pensa diversamente" e via discorrendo, allora saremmo in presenza di un fatto gravissimo, che appunto richiederebbe interventi immediati e seri. E se davvero quei "cattivi maestri" di cui parlano ossessivamente gli esponenti di Fratelli d'Italia (come da indicazioni di Fazzolari…) incitano allo scontro e alla violenza, sarebbe il caso di affrontare la questione nelle sedi competenti.

Temo però che neanche stavolta otterremo risposte più precise o semplicemente delle risposte (del resto, Giorgia Meloni non si presenta in conferenza stampa da oltre duecento giorni). Né assisteremo a scuse o marce indietro nel caso emergessero diverse interpretazioni della matrice dell'omicidio di Kirk. Resterà solo la strumentalizzazione di una morte terribile, per mere logiche di consenso o per semplice insipienza politica.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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