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Gaza, Scuderi (Avs) a Fanpage: “Israele sta compiendo un genocidio e Meloni è complice”

“A Gaza è in atto un genocidio, di cui sono complici Meloni e gli altri leader europei”. Lo dice a Fanpage.it, Benedetta Scuderi, europarlamentare di Avs, che negli scorsi giorni assieme a una delegazione italiana di altri parlamentari e eurodeputati delle opposizioni, ha raggiunto il Valico di Rafah, dove dal 2 marzo Israele ha bloccato il passaggio di tutti gli aiuti dall’Egitto verso la Striscia.
A cura di Giulia Casula
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"Meloni, come tutti gli altri leader europei, si sta rendendo complice di questo genocidio". Lo dice a Fanpage.it, Benedetta Scuderi, europarlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, che negli scorsi giorni assieme a una delegazione italiana di altri parlamentari e eurodeputati delle opposizioni, ha raggiunto il Valico di Rafah. Attraverso la frontiera tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, da ormai oltre settanta giorni non passa più nulla. Precisamente dal 2 marzo, da quando cioè Israele ha bloccato tutti gli aiuti provocando un ulteriore tracollo della situazione umanitaria.

Poche ore fa il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato l'intenzione di far ripartire gli aiuti, ma da quanto emerso finora e come ci conferma Scuderi, si tratta di un "piano irrealizzabile, con pochissimi punti di distribuzione che renderà impossibile una diffusione capillare". Nel frattempo l'offensiva israeliana è ripartita sotto gli occhi della comunità internazionale, finora rimasta praticamente immobile.

Con la ‘Carovana solidale', una delegazione di parlamentari, giornalisti e attivisti, si è recata a Rafah. Ci racconta che situazione avete trovato?

Siamo partiti dal Cairo dove abbiamo fatto alcuni incontri con persone rifugiate che sono riuscite a uscire da Gaza, ovviamente mesi fa perché da tempo non esce più nessuno. Ci hanno raccontato la situazione in cui erano ma in cui ancora sono molte delle loro famiglie; in questo momento la situazione è totalmente drammatica perché la maggior parte della popolazione vive in campi, nelle tende, non non hanno protezione, non hanno nulla e in questo momento non c'è più neanche l'arrivo degli aiuti umanitari. Non c'è cibo, non c'è acqua, non c'è assolutamente niente, ma soprattutto queste persone non hanno nessun posto che può essere considerato sicuro, quindi non c'è la possibilità di di ripararsi da nessuna parti. Ci sono costanti bombardamenti, soprattutto negli ultimi giorni i bombardamenti sono diventati veramente frequentissimi. Al Valico di Rafah, dove non ci hanno permesso l'ingresso, ma abbiamo potuto sentire i bombardamenti continui. In tutto il periodo in cui siamo stati lì, ogni 5 minuti cadeva una bomba e e si sentiva assolutamente tutto. Infatti i numeri di morti di questi giorni sono sono altissimi. Parliamo di minimo di 100 morti al giorno fino a un massimo di 300, tutte morti civili.

Siete riusciti a parlare con operatori sanitari e chi è attivo sul posto? 

Gli operatori sanitari ci hanno raccontato che non c'è più la possibilità di fare operazioni mediche, perché quasi tutti gli ospedali sono o totalmente o parzialmente resi inagibili dai bombardamenti. Dal 2 marzo ormai non è permesso l'ingresso di nessun tipo di materiale sanitario, medicazioni, medicinali, non sta entrando più nulla, quindi non si riesce a svolgere quel lavoro. Ma soprattutto, anche gli stessi medici e il personale sanitario vengono targetizzati dagli attacchi israeliani.

Dove finiscono gli aiuti che non vengono fatti entrare?

Siamo andati nei magazzini della Mezza Luna Rossa dove abbiamo potuto vedere gli aiuti che sono lì e a cui non è permesso l'ingresso in questo momento da parte di Israele perché tutti i valichi sono chiusi. Parliamo di farina, biscotti, acqua, beni primari, latte in polvere, ma soprattutto tantissimi medicinali che devono essere tenuti a una certa temperatura che quindi in questo momento sono all'interno dei magazzini. Fuori dal valico non ci sono più i tir parcheggiati perché è così tanto tempo che non li fanno entrare che hanno dovuto spostare tutto nei magazzini. Si stanno costruendo nuovi magazzini perché non c'è più spazio per quanta roba è è conservata. Ci hanno detto che ci sono almeno 1500 camion al valico di Rafah e 9000 camion pieni di aiuti complessivamente tra tutti gli altri passaggi. La parte egiziana è completamente disponibile. Sono prontissimi a partire nel momento in cui Israele permetterà l'ingresso, ma l'ingresso in questo momento è vietato. Inoltre ci sono altri beni che sono rigettati sempre e comunque e sono beni di primissima necessità, come lettini operatori che vengono rigettati perché hanno dei meccanismi meccanici all'interno, filtri per l'acqua che servirebbero a poter garantire l'acqua potabile (che è un bene essenziale in questo momento a Gaza perché praticamente è introvabile) e questi non sono mai stati ammessi perché c'è dentro il carbonio. Ugualmente torce che funzionano a pannelli solari non sono state fatte entrare perché non può entrare niente che abbia pannelli solari. E neanche bombole d'ossigeno, niente che abbia metallo, come sedie a rotelle, stampelle, pentole, stoviglie. Questo vuol dire che dei beni essenziali come i filtri dell'acqua, lettini o macchinari per i raggi X non vengono fatti entrare, ma sono distrutti deliberatamente invece a Gaza perché vengono bombardati. Inoltre abbiamo parlato con i giornalisti lì a Gaza che ci hanno raccontato la deliberata targetizzazione dei giornalisti. Dovrebbero essere 127 i morti e almeno 400 feriti. I giornalisti non hanno più nulla, i dispositivi di protezione se li stanno facendo loro col cartone e con la spugna. La giustificazione è che tutte queste persone che io ho menzionato, quindi medici, giornalisti, sono tutti complici di Hamas.

Che cosa vi hanno detto le organizzazioni umanitarie presenti?

Anche il personale umanitario è preso di mira. Noi abbiamo parlato con le Nazioni Unite che ci ha raccontato di una situazione senza precedenti. Personale e infrastrutture umanitarie presenti a Gaza sono targettizzate e bombardate. È di due giorni fa, una notizia che è stata bombardata una struttura dove il personale delle Nazioni Unite e una persona è morta. Questo è assolutamente è inaccettabile. Quello che ci dicevano oggi dall'OCHA è che è una distruzione del sistema multilaterale e del sistema di protezione delle Nazioni Unite. Una distruzione sistematica che sta avvenendo da parte di Israele che mette, tra l'altro, in pericolo il sistema stesso. Questo vuol dire mettere in pericolo tutti noi, perché se non ci sono più le Nazioni Unite, se non possono più svolgere il loro ruolo, siamo tutti in pericolo.

Ieri Netanyahu ha annunciato una ‘ripresa limitata' degli aiuti. Avete capito in che cosa consisterà? 

Sì, fino a questo momento la distribuzione degli aiuti veniva seguita dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie, tra cui appunto la Mezza Luna Rossa, la Croce Rossa Internazionale, che hanno lavorato tutti in collaborazione, finché è stato possibile.  Adesso Israele sembra di voler mettere in atto un proprio piano di distribuzione. Si tratta di un piano che vorrebbe vedere fuori le Nazioni Unite, delegittimando totalmente il sistema di protezione umanitaria, che verrebbe fatto gestire da partner scelti da Israele. Ad esempio si parla di una fondazione americana, ma la cosa molto molto grave è che il piano prevede tra i cinque e gli otto punti di distribuzione in tutta Gaza e non sarà possibile la distribuzione capillare. Quindi le persone non solo avranno meno punti dove andare, perché tra i cinque e gli otto punti di distribuzione in tutta Gaza sono praticamente pochissimi, ma dovranno arrivarci loro a piedi. Da quello che ci dicevano sembrerebbe che verrà dato soltanto un pasto a persona. Questo vuol dire che persone ferite, anziane, dovranno camminare chilometri e chilometri per poter ricevere l'aiuto umanitario. Ma soprattutto quello che ci ha detto le Nazioni Unite è che è un piano irrealizzabile, perché non sarà possibile sfamare 2 milioni di persone con 5 punti di distribuzione. Quello che spaventa è che ci sarà una militarizzazione dell'aiuto umanitario controllata dall'occupante, quindi una cosa mai vista nella storia del del diritto umanitario. Una militarizzazione dei diritti umanitari con delle zone militari che, supponiamo, potrebbero poi a un certo punto essere chiuse e diventare fondamentalmente delle prigioni per civili. È tutto molto preoccupante perché metterebbe completamente a rischio il sistema di protezione umanitaria che abbiamo creato per tutelarci da questo tipo di eventi. Si crea un precedente che poi può essere ripetuto in altri in altre situazioni.

Sembra evidente che il pressing internazionale non stia funzionando. Le chiedo, in quanto europarlamentare, come crede che dovrebbe agire l'Unione Europea? 

L'Unione Europea ha una responsabilità incredibile perché in questo momento ha la possibilità di interrompere gli accordi con economici con Israele. Secondo il Trade agreement questi accordi sono possibili, soltanto se le parti rispettano la protezione e la tutela dei diritti umani. È evidente che non lo stia facendo. Lo dicono le Nazioni Unite e in qualche modo, il diritto internazionale. C'è la possibilità legale di interrompere questi questi accordi e si deve fare immediatamente. Dopodiché si può  premere affinché ci siano delle sanzioni su Israele così come ci sono per tutti gli altri Stati che violano il diritto internazionale, ad esempio la Russia. Poi la Commissione Europea deve immediatamente chiedere agli Stati membri un embargo sulla vendita di armi israeliane perché se queste armi vengono utilizzate per compiere un genocidio non possiamo accettare che gli Stati membri le inviino.  Dobbiamo andare un po' più a fondo e iniziare a guardare all'applicazione della Convenzione sul genocidio, chiedere a tutti gli Stati membri di riconoscere lo stato della Palestina. A livello europeo penso che le prime tre azioni siano quelle più urgenti, perché se togliamo i soldi e le armi a Israele non può continuare a compiere il genocidio, anche perché oramai le intenzioni sono evidenti. Le ha annunciate il governo stesso: vuole entrare in una full scale invasion che – si legge tra le righe – vuol dire annessione della Striscia di Gaza. Noi non possiamo rimanere a guardare. L'Europa può  fare veramente tanto per porre un limite al governo israeliano.

Di fronte al massacro in corso a Gaza, il governo italiano si è chiuso nel silenzio. Lei come commenta l'atteggiamento mostrato finora?

Il governo italiano non sta facendo nulla come tanti altri governi europei, anzi ha ripetuto che con Israele siamo degli ottimi partner e questo per quanto mi riguarda, è impensabile in un momento simile. Il governo italiano si sta rendendo complice di questo genocidio, Meloni si sta rendendo complice di questo genocidio, ma lo stanno facendo purtroppo quasi tutti i governi europei, ad eccezione forse della Spagna e dell'Irlanda. Questa è una situazione gravissima, perché stiamo creando dei doppi standard che ripagheremo. Se si mette in discussione il diritto internazionale e il sistema multilaterale per un caso, poi potrà essere messo in discussione per tutti i casi. Noi è questo che abbiamo detto ieri davanti al valico di Rafah, abbiamo chiamato la complicità del nostro governo, dell'Europa e di tutti i leader europei.  Abbiamo esposto uno striscione davanti con scritto "Stop complicity" e con tutte le foto dei leader europei perché riteniamo che ci sia una chiara complicità. Mi viene chiesto spesso: "Qual è il motivo per cui l'Europa non fa nulla? Qual è il motivo per cui il governo italiano non fa nulla?". Dovremmo chiedere a loro, qual è il motivo per essere complici di un genocidio?

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