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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Gaza, ancora morti tra chi cerca aiuti umanitari: 60 i palestinesi uccisi oggi dai bombardamenti israeliani

Solo nel sud della Striscia di Gaza, 32 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano cibo. Cresce la fame e con lei anche i morti per malnutrizione e il senso d’abbandono.
A cura di Francesca Moriero
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A Gaza, dopo quasi due anni di invasione militare israeliana, si continua a morire: non solo sotto le bombe, ma anche mentre si tende una mano per ricevere un sacchetto di cibo. Da Rafah, nel sud della Striscia, arriva l’ennesima notizia straziante: almeno 35 persone sono state uccise all’alba vicino a un centro di distribuzione alimentare gestito dalla GHF (Global Humanitarian Foundation): si erano messe in fila per ricevere aiuti, forse un po’ di riso o farina, che ormai in molti non vedono da settimane. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, i corpi sono stati portati all’ospedale Nasser, che, da mesi, non riesce più a contenere il flusso ininterrotto di vittime e feriti. Solo oggi, in vari punti della Striscia, sono più di 60 i palestinesi uccisi dalle forze israeliane. Nel frattempo i medici lanciano l’allarme: mancano farmaci, carburante e strumenti chirurgici. I pazienti vengono curati in corridoi affollati e a volte direttamente sul pavimento. Intanto si aggrava anche la crisi alimentare: le autorità sanitarie parlano di un aumento netto dei decessi legati a malnutrizione e fame, mentre i centri di distribuzione, presi d’assalto ogni giorno da migliaia di persone, diventano sempre più spesso bersagli. "È una strage silenziosa", dicono da Deir el-Balah, dove la giornalista Hind Khoudary ha raccolto le testimonianze di chi cammina per ore sotto il sole per raggiungere i punti di distribuzione, ormai percepiti come l’ultima speranza: "Moriremo comunque, di fame o sotto i colpi dell’esercito", ripetono in molti.

La Gaza Humanitarian Foundation (GHF) avrebbe chiarito, in una nota, che nessun episodio violento si sarebbe verificato nei pressi dei propri centri di distribuzione di aiuti umanitari. Secondo l’organizzazione, "i colpi d’arma da fuoco attribuiti all’esercito israelian, che avrebbero provocato la morte di oltre 35 persone, si sarebbero verificati a una certa distanza dai loro siti" e diverse ore prima della loro apertura. "Abbiamo più volte invitato chi cerca assistenza a non avvicinarsi ai nostri punti di distribuzione durante la notte o alle prime luci dell’alba", ha dichiarato la fondazione.

Trump: "Presto liberi 10 ostaggi israeliani"

Dal fronte diplomatico, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che dieci ostaggi israeliani detenuti a Gaza saranno rilasciati a breve, senza però fornire dettagli sull’operazione o sul contesto del rilascio. Mentre il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha espresso critiche esplicite contro Israele, definendo le operazioni militari a Gaza “non più accettabili”. Una presa di posizione che romperebbe, almeno in parte, con la tradizionale linea di sostegno incondizionato di Berlino a Tel Aviv. Per quanto riguarda l'Italia, invece il governo italiano si è per la prima volta espresso con una condanna esplicita degli attacchi contro obiettivi civili palestinesi solo il 17 luglio scorso, dopo la notizia del bombardamento della chiesa cattolica della Sacra Famiglia, l’unico luogo di culto cattolico ancora presente a Gaza, già colpita in passato: nel raid hanno perso la vita tre persone e sei sono rimaste ferite, tra cui il parroco padre Gabriel Romanelli, colpito a una gamba."Per quanto riguarda questo episodio, è uno sviluppo drammatico, diamo tempo, quello che è necessario, perchè ci dicano che cosa è effettivamente successo, se è stato veramente un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c'è stata una volontà di colpire una chiesa cristiana sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione nel Medio Oriente" a dirlo, oggi, il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, in un'intervista al Tg2.

Regno Unito: proteste contro il bando a Palestine Action

Nel Regno Unito, intanto, si intensificano le proteste contro la messa al bando del gruppo Palestine Action: manifestazioni sono previste oggi a Manchester, Edimburgo, Bristol, Truro e Londra, nonostante gli avvertimenti della polizia. La Met Police avrebbe già arrestato circa 70 persone nelle ultime due settimane, mentre secondo gli organizzatori del movimento “Defend Our Juries”, il numero totale degli arresti ha raggiunto quota 120.

Le proteste precedono un’importante udienza dell’Alta Corte prevista per lunedì prossimo, durante la quale la cofondatrice di Palestine Action, Huda Ammori, chiederà di poter impugnare la decisione del ministero dell’Interno di proibire il gruppo in base alla legislazione antiterrorismo.

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