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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Gaza: Adam di 11 anni è pronto per partire per l’Italia per essere curato, ma Israele non ha dato il via libera

Il piccolo Adam al-Najjar, sopravvissuto al bombardamento che ha sterminato la sua famiglia a Gaza, sarà evacuato per ricevere cure urgenti a Milano. Con lui anche la madre, la dottoressa Alaa. Ma l’autorizzazione israeliana, necessaria per uscire dalla Striscia, non è ancora arrivata.
A cura di Francesca Moriero
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Alaa al-Najjar
Alaa al-Najjar
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Adam al-Najjar ha undici anni e un braccio gravemente ferito che rischia di non poter più usare. Ma il dolore peggiore non è certo solo fisico ma quello di sapere che i suoi nove fratelli non ci sono più, perché uccisi in un bombardamento israeliano che ha raso al suolo la casa di famiglia a Khan Younis. O quello di guardare sua madre, la dottoressa Alaa, e capire che ormai sono rimasti solo loro due. Anche il padre, Hamdi, pediatra, è infatti morto nella notte di ieri per le ferite riportate nell'attacco. Ora Adam e la madre dovrebbero partire per l'Italia, dove l'ospedale Niguarda di Milano sarebbe già pronto ad accoglierli per tentare di salvare il braccio del bambino. A bordo di un aereo sanitario fermo in Giordania potrebbero trovare una possibilità di cura e, forse, un rifugio temporaneo dal dolore. Ma manca ancora l'autorizzazione da parte di Israele, e il tempo passa.

Un viaggio verso la salvezza, ostacolato dalla burocrazia

È stata Nashwa, sorella di Hamdi, a mettersi in contatto con la diplomazia italiana, dopo aver vissuto anni a Napoli e aver fatto curare lì suo figlio. Conosce gli ospedali, si fida dei medici italiani. E quando ha saputo che l'Italia era pronta ad accogliere Adam e alcuni familiari, ha spinto per partire subito: "Abbiamo il veicolo per raggiungere il valico", ha detto Nashwa. "I medici ci hanno confermato che il trasferimento è possibile. Ma serve il permesso". Secondo il piano iniziale, a viaggiare sarebbero stati sette: Adam, la madre Alaa, lo zio di Hamdi, Nashwa stessa con il marito e il figlio. Ma le finestre per l'evacuazione, previste per il 4 e il 9 giugno, rischiano di saltare.

"L’Italia è pronta", ha dichiarato poi il vicepremier Antonio Tajani, "Abbiamo già portato 130 bambini da Gaza, ora vogliamo salvare anche Adam". L'ospedale Niguarda si è detto disponibile,e l'11 giugno è fissato un primo possibile intervento. Ma senza autorizzazione israeliana il trasferimento non può avvenire. "Non lasciate morire anche l'ultima speranza di Alaa", ha detto Nashwa. E con lei, lo chiede chiunque abbia letto questa storia: una madre che ha perso tutto e che ora cerca di salvare l'unico figlio rimasto.

Una famiglia cancellata: nove figli uccisi da un missile

Alaa al-Najjar era in servizio, al reparto di pediatria dell'ospedale Nasser, quando è arrivata la notizia di un attacco israeliano vicino a casa sua. Quando le ambulanze hanno cominciato a portare i corpi dei bambini colpiti, la realtà l'ha travolta come una colata di cemento: nove dei suoi dieci figli erano tra le vittime. Avevano dai 3 ai 12 anni. Il marito, rimasto gravemente ferito, e Adam, in condizioni critiche, erano gli unici ancora vivi. E ora, dopo giorni di agonia, anche il marito Hamdi non c’è più: "Ho visto la mia casa rasa al suolo e i miei figli martirizzati, carbonizzati, irriconoscibili". ha detto Alaa. Di uno solo, il piccolo Rival, ha potuto riconoscere il volto. Gli altri li ha identificati solo dai vestiti.

I bambini di Gaza, vittime senza volto

La tragedia della famiglia al-Najjar è il simbolo di una realtà più vasta e disperata. A Gaza, i bambini sono le prime vittime di una guerra che non fa distinzioni e che colpisce soprattutto chi non ha alcuna colpa. Le immagini dei loro corpi senza vita, estratti dalle macerie, raccontano ogni giorno l'orrore di un conflitto che non risparmia nemmeno le culle. Secondo i dati delle agenzie umanitarie, migliaia di minori hanno già perso la vita sotto i bombardamenti e tanti altri sono feriti, traumatizzati e soli. Spesso non vengono nemmeno identificati: restano numeri su un elenco di vittime senza volto, mentre le famiglie intere vengono cancellate con un solo colpo.

La storia di Adam ha fatto il giro del mondo perché ha un nome, un volto, un corpo da curare. Ma dietro di lui ci sono centinaia di altri bambini che non ce l'hanno fatta, e che nessuno potrà più salvare.

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