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Fondi europei usati per scopi privati: sotto inchiesta Identità e Democrazia, il vecchio gruppo di Salvini e Le Pen

Il Parlamento europeo ha accertato irregolarità nell’uso di circa 700mila euro da parte dell’ex gruppo di estrema destra “Identità e Democrazia” (ID), in cui militavano Lega e Rassemblement National. Sotto esame centinaia di spese, molte delle quali senza legame con le attività politiche europee.
A cura di Francesca Moriero
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L'Ufficio amministrativo del Parlamento europeo ha concluso un'indagine sui bilanci del gruppo "Identità e Democrazia" (ID), attivo fino alla fine della scorsa legislatura e composto da formazioni di estrema destra, tra cui la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen. Secondo quanto emerso dal rapporto, ID avrebbe utilizzato fondi pubblici in modo non conforme alle finalità istituzionali previste, distogliendo risorse per circa 700mila euro in spese che non risultano collegate ad attività politiche, informative o comunque attinenti all'Unione europea. Sebbene il gruppo non esista più, perché è stato sostituito nella nuova legislatura da un nuovo soggetto chiamato "Patrioti", le responsabilità ricadono comunque su chi ricopriva ruoli apicali nel vecchio ID: a partire dal capogruppo Marco Zanni, eurodeputato della Lega, ritenuto responsabile dell'uso dei fondi.

La parte francese: oltre 4 milioni sotto osservazione

Il caso più grave riguarderebbe però il Rassemblement National di Le Pen. Secondo gli uffici contabili del Parlamento, infatti, nel corso della scorsa legislatura sarebbero stati usati in modo non regolare oltre 4,3 milioni di euro. I fondi venivano spesi attraverso una società di comunicazione francese chiamata Unanime, che curava, tra le altre cose, pubblicazioni come Vue d'Europe. Le autorità europee contestano che queste spese non avessero un nesso diretto con le attività politiche europee, né che fossero giustificate da esigenze di comunicazione istituzionale; anche in questo caso, la risposta fornita dal gruppo ID non ha convinto i funzionari: le giustificazioni inviate l’8 maggio non sono bastate a modificare la valutazione finale di "non conformità".

Spese sospette anche in Austria e in Italia

Oltre alla Francia,delle irregolarità analoghe sarebbero emerse anche in Austria e in Italia: in territorio austriaco, ad esempio, parte dei fondi europei sarebbe stata utilizzata per la rivista Zur Zeit, pubblicazione legata all’estrema destra locale. In Italia, invece, l'indagine ha rilevato una serie di erogazioni molto eterogenee, alcune delle quali difficilmente riconducibili a scopi politici, o comunque non riconducibili alle finalità previste per l’utilizzo dei fondi pubblici dell’Europarlamento. Tra le spese sospette figurano:

  • 483 euro destinati alla Scuola dell’infanzia paritaria Madonna del Pescatore di Caorle, in Veneto;
  • 1.000 euro al Lions Club di Sabaudia, in provincia di Latina;
  • 2.000 euro all’Università di Ferrara per attività archeologiche nel lago San Giorgio;
  • 100 euro all’associazione "Help Ralph’s Friends", attiva nella tutela di cani e gatti randagi nel Lazio.

In nessuno di questi casi, secondo gli accertamenti, è stato possibile trovare un collegamento diretto con "temi più ampi dell’Unione europea" o con finalità politiche coerenti con l'uso di fondi parlamentari.

Una rete di micro-finanziamenti in tutta Europa

Il dossier evidenzierebbe poi anche un vero e proprio sistema di micro-donazioni distribuite in vari Paesi europei, spesso destinate a realtà locali sempre prive di legami con l’attività politica dei gruppi al Parlamento:

  • 1.000 euro all’associazione Teremok, di matrice franco-russa;
  • 3.250 euro all’associazione Levrier 74, impegnata nella cura di cani maltrattati;
  • 1.500 euro all’associazione Cats 64, attiva nella protezione dei gatti randagi;
  • 200 euro alla Austria Shitoryu Karate-do Shitokai Verband, che promuove il karate tradizionale.

Tutte queste spese, sempre secondo quanto emerge dalla relazione dell’Amministrazione dell’Eurocamera, non risultano in alcun modo collegate a obiettivi di comunicazione politica, informazione pubblica o dibattito sui temi dell’integrazione europea, che sono, ovviamente, i criteri centrali per l'uso legittimo dei fondi.

L'obiezione di ID e la replica del Parlamento

Il gruppo ID ha cercato di difendersi, sostenendo che la scelta delle attività finanziate rientrava nella libertà politica e operativa del gruppo stesso, indipendentemente dal contenuto specifico di ciascuna iniziativa; una tesi che però non è stata accettata dagli uffici del Parlamento, che sottolineano come l'uso dei fondi pubblici sia soggetto a criteri di conformità oggettiva. Gli uffici contabili hanno analizzato 80 file di pagamento, concludendo che nessuno mostrava un chiaro collegamento con attività coerenti con i fini dell'Eurocamera. Il risultato finale dell'audit ha confermato la non conformità di cinque gruppi distinti di spese, e ha lasciato aperto un altro filone d’indagine su ulteriori erogazioni ancora da valutare.

Il caso rischia ora di avere ricadute politiche, soprattutto per i gruppi eredi di ID, come i Patrioti, che in questa legislatura continuano a raccogliere partiti euroscettici e di estrema destra in Parlamento.

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