Flat tax in busta paga: cosa cambia e chi ci guadagna davvero con la nuova Manovra

Chi ci guadagna dalla "tassa piatta" introdotta in Manovra? La risposta non è uguale per tutti i lavoratori, ma l'intento generale appare chiaro: alleggerire il carico fiscale in busta paga per diverse categorie di lavoratori. Nel testo della legge di bilancio, ora al vaglio del Senato, c'è infatti un insieme di agevolazioni che tocca vari aspetti del lavoro: dai premi di produttività ai turni notturni, dalle festività alle mance nel settore turistico. Secondo le stime del Sole 24 Ore, chi rientrerà in queste misure potrà aspettarsi un risparmio annuale che va, in media, dai 120 ai 270 euro, mentre per lo Stato questo si tradurrà in circa 2 miliardi di euro in meno di entrate Irpef.
Tassazione al 5% sui rinnovi contrattuali
La novità più importante riguarda i dipendenti del settore privato con redditi fino a 28 mila euro. Dal 2026, gli aumenti previsti dai rinnovi dei contratti collettivi saranno tassati con un'aliquota sostitutiva del 5%, molto più bassa rispetto alla normale Irpef e alle addizionali regionali e comunali. L'idea sarebbe quella di rendere più conveniente e più rapido il processo di rinnovo dei contratti e, allo stesso tempo, dare una mano ai lavoratori con redditi più bassi.
Flat tax del 15% per notturni e festivi
Un nuovo beneficio anche per chi lavora quando gli altri riposano: dal 2026 i turni notturni, le ore fatte nei giorni festivi e persino i turni svolti durante il giorno di riposo saranno tassati con una flat tax del 15%. È una misura pensata soprattutto per i settori dove questi orari "scomodi" sono la norma, come la logistica, l'industria e il turismo. Proprio nel turismo arriva anche un’altra conferma: le mance di camerieri, baristi e personale degli alberghi continueranno a essere tassate con l'aliquota ridotta del 5%, una scelta che il governo vuole rendere ancora più stabile e vantaggiosa, nella speranza di sostenere un settore che vive molto della sua forza lavoro flessibile e stagionale.
Premi di risultato al 1%
La Manovra interviene poi anche sui premi di risultato, cioè quei bonus che le aziende riconoscono ai dipendenti quando vengono raggiunti certi obiettivi di produttività o quando l'impresa ottiene utili. Finora questi premi erano tassati con un'imposta sostitutiva del 5%, ma con la nuova norma l'aliquota scende all'1%; in pratica, significa che una parte molto più piccola del premio viene trattenuta come tassa e quindi al lavoratore rimane un netto più alto. Per capire meglio: se prima un dipendente riceveva un premio di 3mila euro, ne trattenevano 150 euro di imposta e gli restavano 2.850 euro. Con la nuova regola, su quello stesso premio verrebbero trattenuti solo 30 euro e il netto salirebbe a 2.970 euro. La differenza, insomma, si sente.
Oltre a ridurre la tassa, la Manovra aumenta anche il limite massimo dei premi che possono godere di questa agevolazione: si passa da 3mila a 5mila euro; questo significa che anche premi più alti potranno essere tassati con l’aliquota ridotta. Prima, ad esempio, un premio da 5mila euro veniva in parte tassato al 5% e in parte come normale stipendio; ora l'intero importo può beneficiare dell’imposta all'1%, rendendo il premio molto più conveniente per chi lo riceve.
Le novità per i dipendenti pubblici
Un capitolo riguarda poi anche il pubblico impiego: una parte del trattamento accessorio potrà beneficiare di un'aliquota al 15%, fino a un massimo di 800 euro. Una misura più limitata rispetto al settore privato, ma che, sulla carta, avrebbe l'obiettivo di garantire un alleggerimento fiscale per alcune categorie di dipendenti statali.