Elly Schlein detta la linea al Pd sul referendum e avverte le minoranze: “Votiamo cinque sì”

La segretaria del Partito Democratico non lascia spazi alle ambiguità: "La linea del Pd è di pieno appoggio a tutti e cinque i quesiti. Chi nasce o cresce in Italia è italiano: mentre aspettiamo di riuscire ad approvare una legge compiuta, votiamo sì per correggere una norma ingiusta. E, sul lavoro, è importante votare sì per contrastare la precarietà e aumentare la sicurezza". È una dichiarazione senza zone d'ombra quella che Elly Schlein consegna a più riprese, da Perugia a Terni, da Repubblica a La Stampa, per rilanciare la campagna referendaria sostenuta dal suo partito e ribadire che "il tempo dell'equilibrismo" è finito. "L'8 e il 9 giugno tutte le cittadine e i cittadini possono votare contro la precarietà, per la cittadinanza, per la sicurezza del lavoro, per la dignità del lavoro, perché l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro: lo dice la nostra splendida Costituzione. Ma non può essere fondata sul lavoro povero e sfruttato, sui salari bassi, sul lavoro poco sicuro". Per Schlein si tratta di un passaggio cruciale per il Paese, ma anche per la coerenza del partito: "Ho vinto le primarie con una piattaforma di forte discontinuità e una seria autocritica delle scelte sbagliate fatte in passato rispetto al tema del lavoro. Ora devo onorare gli impegni che ho preso con gli elettori: non chiedo abiure ma la linea del Pd oggi è questa. E, secondo i sondaggi, la nostra base è d'accordo: condivide i quesiti per oltre il 90 per cento".
Un partito unito, un governo che ostacola
Di fronte a chi, dentro e fuori il partito, prova a ridimensionare la portata della consultazione o a restare in silenzio, Schlein risponde con fermezza: "La posizione del Pd è quella votata in Direzione nazionale senza voti contrari. Non chiedo abiure personali a chi votò il Jobs act, ma il sostegno del partito a tutti e cinque i quesiti è chiaro. Il partito è unito nel dire di andare a votare: lo ha fatto anche il presidente Stefano Bonaccini". Più tagliente è invece il giudizio verso la destra e il governo: "Visto che come al solito si è rifugiata nel silenzio, mi piacerebbe sapere cosa pensa Giorgia Meloni di questi referendum e se condivide il vergognoso appello all’astensione lanciato dal presidente Ignazio La Russa", afferma la segretaria dem, denunciando un clima di sabotaggio istituzionale: "La Russa non è un militante qualsiasi, è il presidente del Senato. Ed è davvero grave che la seconda carica dello Stato inviti a disertare le urne: così tradisce un principio costituzionale che fissa il voto non solo come diritto, ma anche come dovere civico. Però sappiamo che dei principi e dei diritti l’estrema destra che sta al governo non se ne cura affatto". Per Schlein, insomma, il boicottaggio è sistemico: "Il governo Meloni lo sta boicottando, tant’è che anche la Rai, ridotta ormai a megafono di Palazzo Chigi, nega uno spazio adeguato all’importanza di questo voto. Stanno usando tutte le leve in loro possesso per reprimere il sacrosanto diritto a una informazione libera e completa: una deriva illiberale che abbiamo già sperimentato".
Schlein: "Un'occasione per cambiare la vita delle persone"
Schlein insiste sul potenziale trasformativo del voto: "Le cittadine e i cittadini possono decidere se cambiare delle leggi e riuscire a migliorare la condizione di vita e di lavoro delle persone, ma anche di vita perché il quinto referendum è quello sulla cittadinanza e noi lo sosteniamo con grande convinzione". Contro chi accusa l'iniziativa di essere simbolica o tardiva, la leader dem poi risponde con una visione di lungo periodo: "È una battaglia giusta da fare, anche se siamo un Paese in cui alle ultime elezioni ha votato meno del 50% degli elettori. Ma io credo che l'Italia ci saprà stupire. Ce la possiamo fare, invece. La precarietà è la peggiore nemica dello sviluppo e del benessere della società, ruba il futuro ai giovani e alle donne, specie al Sud". Infine, non manca un affondo anche sulla politica estera, legato al recente vertice di Kiev: "Proprio ora che Macron, Starmer e Merz vanno a parlare finalmente di un cessate il fuoco incondizionato per costruire una pace giusta, che tenga conto degli interessi ucraini e anche europei, Meloni è assente. Altro che pontiera, la nostra premier ha perso il treno".
L'appello finale è netto: "Invitiamo tutte e tutti ad andare a votare con ancora più convinzione dopo le vergognose parole del presidente del Senato. È una occasione straordinaria per farsi sentire".