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È morto Giorgio Napolitano, il Presidente emerito della Repubblica aveva 98 anni

È morto oggi a Roma, all’età di 98 anni, il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Una delle figure centrali della storia repubblicana italiana, è stato il primo capo dello Stato a essere eletto per un secondo mandato e il primo esponente del Partito comunista a ricoprire l’incarico.
A cura di Annalisa Cangemi
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Giorgio Napolitano si è spento oggi a Roma, all'età di 98 anni. Lascia due figli, Giovanni e Giulio, e la moglie, Clio Bittoni, che aveva sposato nel 1959. Era stato operato all'addome nel maggio del 2022 all'ospedale Spallanzani di Roma, ed era ricoverato da mesi in una clinica romana. La camera ardente sarà allestita in Senato, molto probabilmente domenica mattina: "Il Senato è pronto a ospitare le ultime ore in cui potremo salutarlo a Palazzo Madama", ha annunciato il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Martedì 26 settembre si terranno i funerali di Stato, che saranno un giorno di lutto nazionale. In passato alcuni presidenti emeriti non hanno avuto esequie di Stato perché le famiglie hanno preferito funerali privati, ma il cerimoniale della Repubblica prevede esequie pubbliche. Il rito sarà civile e il luogo scelto per la cerimonia sarà piazza Montecitorio. Qui hanno ricevuto l'ultimo saluto Pietro Ingrao e Nilde Iotti, ex presidenti della Camera come lo stesso Napolitano.

Presidente della Repubblica tra il 2006 e il 2015, Napolitano è stato il primo della storia repubblicana a essere eletto per un secondo mandato e il primo proveniente dal Partito comunista. È stato anche presidente della Camera, ministro, senatore (carica che ricopriva a vita) ed europarlamentare.

Nato a Napoli il 29 giugno 1925, nel 1945 ha aderito al Partito comunista italiano, di cui è stato prima militante e poi dirigente. Si era iscritto a novembre, pochi mesi dopo la fine della guerra, e prima di completare gli studi era già divenuto segretario federale di Napoli e Caserta.

Si è laureato in giurisprudenza nel 1947 all’Università di Napoli Federico II, con un tesi di economia politica, intitolata "Il mancato sviluppo del mezzogiorno". Proprio negli anni universitari Napolitano ha fatto parte dei Gruppi Universitari Fascisti (GUF), spiegando, molti anni dopo, che per lui furono "un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato". Compagni di quegli anni furono il giornalista Antonio Ghirelli, il regista teatrale e drammaturgo Giuseppe Patroni Griffi, e il regista cinematografico Francesco Rosi. Da giovane ha recitato anche al teatro, recitando anche in alcuni spettacoli, tra cui Viaggio a Cardiff di William Butler Yeats, e scritto sonetti.

La militanza nel Partito Comunista

All’interno del PCI fu prima un riformista, poi alla morte di Giorgio Amendola, negli anni Ottanta fondò la corrente dei "miglioristi", in perenne contrapposizione con l'ala più radicale del partito. Di Amendola Napolitano si era sempre definito allievo, e la giornalista Miriam Mafai, per distinguerli, aveva sopranominato Napolitano "Giorgio o'sicco" (il magro) e Amendola "Giorgio o' chiatto" (il grasso).

Durante l'invasione sovietica dell'Ungheria, nel 1956, Napolitano non fu tra coloro che si allontanarono dal partito, e prese una posizione molto netta. L'Unione Sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sugli insorti a Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la "pace nel mondo". E così scriveva nel '56: "È assurdo oggi continuare a negare che all'interno del partito ungherese non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni, giungendo a fare appello alle masse contro il partito. È assurdo oggi continuare a negare che questa azione disgregatrice sia stata, in uno con gli errori del gruppo dirigente, la causa della tragedia ungherese". Salvo poi cambiare idea nel 1968, quando l'esercito sovietico intervenne per reprimere la Primavera di Praga: in quel caso il Pci, e lo stesso Napolitano, criticarono l'invasione.

Deputato, parlamentare europeo, ministro e senatore

Di Napolitano si ricorda anche lo scontro con il segretario Enrico Berlinguer, sulla "questione morale" dei partiti denunciata sulle colonne di Repubblica. È lo stesso Napolitano a spiegare che "In quella clamorosa esternazione di Berlinguer coglievamo un'esasperazione pericolosa come non mai, una sorta di rinuncia a fare politica visto che non riconoscevamo più alcun interlocutore valido e negavamo che gli altri partiti, ridotti a "macchine di potere e di clientela", esprimessero posizioni e programmi con cui potessimo e dovessimo confrontarci".

Alla Camera dei deputati è stato eletto per la prima volta nel 1953, e da quel momento, fino al 1996, con l’unica eccezione della IV legislatura, venne sempre rieletto nella circoscrizione di Napoli. È stato poi parlamentare europeo dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004.

Il secondo mandato da presidente della Repubblica

Il 3 giugno 1992 è stato eletto presidente della Camera. Ministro dell’interno e della protezione civile nel governo Prodi dal maggio del 1996 all'ottobre del 1998. È stato nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi il 23 settembre 2005. Il 10 maggio 2006 è stato eletto Presidente della Repubblica con 543 voti, per poi essere rieletto per il secondo mandato, con 738 voti, il 20 aprile 2013. È stata la prima volta che un Capo dello Stato è stato rieletto per un secondo mandato in Italia.

Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio, ha iniziato il suo primo settennato gioendo per la vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio di Berlino, nel luglio 2006. "Re Giorgio" ha poi dovuto affrontare gli anni difficili della crisi economica. Il momento peggiore è stato il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia con la eccezionale deposizione alla Corte di Palermo salita in trasferta al Quirinale.

Napolitano senatore a vita

Dopo essersi dimesso nel gennaio del 2015, in qualità di Presidente emerito della Repubblica, è rientrato nuovamente in Senato come senatore a vita. Nel marzo 2018, in qualità di senatore più anziano, ha svolto le funzioni di presidente provvisorio di Palazzo Madama, presiedendo le votazioni che portarono poi all'elezione per quell'incarico di Elisabetta Casellati. Nel 2022 ha rinunciato al ruolo, viste le delicate condizioni di salute, ed è stato sostituito da Liliana Segre, che ha presieduto l'elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato.

Dal 2021 era il più longevo presidente della Repubblica italiana, superando il predecessore – Carlo Azeglio Ciampi – scomparso nel 2016 a 95 anni. Giorgio Napolitano è stato una delle figure centrali nella storia della Repubblica italiana, attraversandone ogni fase da protagonista.

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