E anche stavolta il governo non ha approvato una tassa sugli extraprofitti delle banche

"Non ci sarà nessuna tassa sugli extraprofitti delle banche", ci ha tenuto ad assicurare il vicepremier Antonio Tajani, intervenuto durante la conferenza stampa a margine del Consiglio dei ministri che ha dato il primo via libera alla manovra 2026. A chiarire in cosa consisterà il contributo richiesto a istituti di credito e assicurazioni ci ha pensato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che ha parlato di un "mix di misure di carattere strutturale e congiunturale", nell'ordine: aumento del 2% dell'Irap, il rinvio delle dta fino al 2027 e un'imposta ridotta al 27,5%, anziché al 40%, per le banche che sceglieranno di distribuire gli utili maturati nel 2023 e messi a riserva.
Anche quest'anno la questione dell'aiuto da parte degli istituti di credito aveva innescato tensioni all'interno della maggioranza, specie tra Forza Italia e Lega. Per Tajani l'idea di tassare i ricavi extra delle banche resta un'ipotesi fuori discussione – "un'imposta da Unione Sovietica" l'ha definita – mentre Salvini pochi minuti prima del Cdm ribadiva che "chi ha di più deve dare di più". Le banche "quest'anno chiuderanno con profitti per oltre 50 miliardi di euro, se ne guadagneranno ‘solo' 45…penso che sia una cosa utile anche per gli anni a venire", ha detto.
Alla fine anche stavolta, non ci sarà nessuna tassa sugli extraprofitti. L'ultimo confronto notturno a Palazzo Chigi ha portato all'intesa tra i leader su come intendono ricavare da banche e assicurazioni le coperture necessarie per finanziare una parte degli misure in manovra e che dovrebbero ammontare, complessivamente, a 11 miliardi per il triennio 2026-2028 secondo quanto previsto dal Documento programmatico di bilancio. "Abbiamo chiesto una mano, non c'è nessun intento punitivo da parte nostra", ha sottolineato Meloni.
Come dicevamo, gli interventi saranno tre. Innanzitutto le risorse arriveranno dal rinvio sulle Dta già previsto nella scorsa manovra e ora prorogato. Parliamo di crediti di natura fiscale che le banche dovranno aspettare ad utilizzare, almeno fino alla fine della legislatura. In questo caso però non ci troviamo davanti a un vero e proprio prelievo fiscale, ma piuttosto a un anticipo di liquidità, cioè una sorta di prestito che poi verrà restituito agli istituti.
Altre risorse dovrebbero arrivare dalla tassa pagata sullo svincolo delle riserve maturate nel 2023, che passerà dal 40% al 27,5%. Il taglio, secondo la logica del governo, dovrebbe incentivare le banche a distribuire gli utili messi a riserva e quindi, a farsi carico dell'imposta ridotta. Si tratterà comunque, di un'opzione volontaria, "discrezionale", ha chiarito Giorgetti. "Alle banche diamo la possibilità di liberare le riserve ad un aliquota più vantaggiosa poi se le banche li porteranno a riserva, li porteranno a riserva", ha detto il ministro, che si aspetta "uno sforzo di sistema, perché il fatto che miglioriamo i rating ha effetto anche sulle banche".
Dal momento che sarà un contributo volontario, resta però da capire se effettivamente le banche pagheranno e in caso, che cifre sarà in grado di recuperare il governo. Il rischio infatti, è che in pochi scelgano di optare per la tassazione ridotta e che tutti ciò possa tradursi in un gettito nullo o al di sotto delle aspettative.
Colpirà invece tutti gli istituti, indistintamente, l'aumento dell'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive. Un incremento di due punti percentuali che potrebbe far storcere il naso, ma che secondo Giorgetti è assolutamente sopportabile. "Riteniamo che l'impatto sia accettabile tenendo conto che abbiamo un sistema solido e profittevole come ha detto ieri Panetta (il governatore della Banca d'Italia, ndr) al G20", ha detto.
Ma se una parte delle misure sono state "concordate" nelle interlocuzioni avute fino a poche ore fa, un'altra parte, come quella sull'Irap, saranno "accettate a malincuore", ha detto il titolare del Mef. "A nessuno fa piacere pagare le tasse", ha commentato. Ora la palla passa agli istituti, che valuteranno come accogliere la decisione del governo. Intanto una prima reazione è arrivata dai mercati questa mattina, in forte calo nel settore del credito, dopo la notizia dell'intesa.