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Draghi: “Non è finita. Siamo pronti a intervenire se la pandemia dovesse aggravarsi”

“La pandemia non è finita. Dobbiamo fronteggiare l’emergere di nuove e pericolose varianti del virus. Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese”: lo ha detto Mario Draghi, intervenendo alla chiusura dell’anno accademico dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
A cura di Annalisa Girardi
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"A più di un anno dall’esplosione della crisi sanitaria, possiamo finalmente pensare al futuro con maggiore fiducia. La campagna di vaccinazione procede spedita, in Italia e in Europa", ma "dobbiamo però essere realistici: la pandemia non è finita" e "anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze": lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo all'Adunanza solenne di chiusura dell'anno accademico dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Draghi ha parlato del debito, sottolineando come la crisi economica innescata dall'emergenza coronavirus non abbia "precedenti nella storia recente".

Crisi causata in gran parte dalle chiusure: "La politica sanitaria doveva avere la priorità. Non avevamo alternative", ha proseguito Draghi. Gli interventi dei governi a favore delle imprese chiuse hanno chiaramente fatto aumentare il debito pubblico: "L’aumento nel debito totale rispetto al 2019 è una misura molto significativa del costo economico di questa pandemia, senza contare l’impatto sulle diseguaglianze", ha spiegato Draghi. E ancora: "In Italia, secondo le stime della Commissione Europea, il debito pubblico aumenterà dal 135% del Pil, al 160%. Si tratta di un incremento maggiore rispetto a quello della Grande Crisi Finanziaria. È molto probabile che, per diverse ragioni, questa fase di crescita del debito, pubblico e privato, non sia ancora terminata. Dobbiamo fronteggiare l’emergere di nuove e pericolose varianti del virus. Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese".

Draghi ha poi parlato degli obiettivi della crescita, affermando che secondo le previsioni della Commissione europea il Pil quest'anno dovrebbe aumentare del 4,2%: "Tuttavia, questa ripresa non è sufficiente per riparare i danni causati dalla crisi sanitaria. Dobbiamo raggiungere tassi di crescita più elevati e sostenibili che non nel recente passato, per aiutare non solo chi non aveva un lavoro prima della pandemia, ma anche chi lo ha perso in questi mesi e chi potrebbe perderlo nei prossimi anni".

Il coronavirus ha cambiato la nostra economia, basti pensare alla digitalizzazione delle imprese e al boom dell'e-commerce: "È una buona notizia, che però ci impone di pensare a chi subirà le conseguenze negative di queste trasformazioni", ha detto Draghi. Aggiungendo poi che sia anche necessario "migliorare la partecipazione al mercato del lavoro di giovani e donne", in quanto "se è vero che non si può avere coesione sociale senza crescita, è anche vero che non si può avere crescita senza coesione sociale".

Continuando poi a spiegare la differenza tra "debito buono" e "debito cattivo", Draghi ha sottolineato che il nostro Paese è il principale beneficiario del Next Generation EU (finanziato con debito comune) e "dunque un’enorme responsabilità per la sua riuscita". Poi ha aggiunto: "Se sapremo utilizzare queste risorse in maniera produttiva e con onestà non aiuteremo soltanto l’economia italiana. Rafforzeremo anche la fiducia all’interno dell’Unione Europea, contribuendo in maniera decisiva al processo di integrazione". Draghi ha quindi concluso affermando che per l'Italia questo sia un momento favorevole, non solo grazie alle certezze fornite dall'Europa e ai piani per la ripresa economica: "È anche il momento favorevole per coniugare efficienza con equità, crescita con sostenibilità, tecnologia con occupazione. Viviamolo appieno, con determinazione e con solidarietà".

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