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Guerra in Ucraina

Draghi dice che la dipendenza energetica dalla Russia rischia di diventare una “sottomissione”

Per il presidente del Consiglio Draghi la dipendenza dal gas russo rischia di diventare per l’Italia una “sottomissione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che la dipendenza energetica dalla Russia rischia di diventare "sottomissione": "Abbiamo finalmente affrontato, in Italia, la nostra dipendenza energetica dalla Russia che ora rischia di diventare sottomissione piuttosto che dipendenza", ha detto in un intervento in un panel dell'università Bocconi. "La risposta immediata è preparare un futuro in cui non dipenderemo più dalla Russia per il gas".

Draghi ha detto che l'Italia in alternativa comprerà il gas dall'Africa. La risposta immediata a questa situazione di subordinazione, ha detto, "è che bisogna preparare un futuro in cui non dipenderemo più dalla Russia per il gas, andando in giro per il mondo per acquistare gas da altri Paesi". Draghi è tornato a parlare di difesa comune europea: "Abbiamo bisogno prima di tutto di un coordinamento europeo nella difesa. Questo comporterà un coordinamento della politica estera, di difesa e della logistica". 

A proposito invece del blocco delle esportazioni di grano ucraino è intervenuto oggi il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: "Come Italia nei prossimi giorni promuoveremo tutte le iniziative affinché quel grano possa essere esportato dall'Ucraina. Chissà che proprio un accordo, un compromesso tra le parti sul Food security non possa costruire la strada per un compromesso tra le parti per arrivare alla pace".

Per Di Maio "rischiamo che scoppino nuove guerre a causa della crisi alimentare che si sta generando per il blocco del grano ucraino nei porti ucraini a causa della Russia".

Le distanze all'interno della maggioranza sulla posizione che l'Italia deve assumere nei confronti della guerra rimangono. Il leader M5s Giuseppe Conte spinge per un chiarimento in Parlamento: "Continueremo a chiedere un confronto anche se saremo da soli, perché i cittadini meritano questo. Noi dall'inizio abbiamo tenuto una linea molto chiara contro il riarmo, contro un'escalation militare e a favore di un'escalation diplomatica. Sentire la Lega che tuona contro ulteriori aiuti militari e poi non è favorevole a un dibattito in Parlamento mi sorprende e mi fa capire che ci sono i pacifisti della domenica".

Secondo il segretario del Pd, Enrico Letta comunque non si aprirà una crisi: "Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, si andrà in Parlamento perché ci sarà un nuovo dibattito. Noi non ci sottrarremo al dibattito parlamentare quando il governo valuterà che ci sarà l'occasione. Quindi, non mi sento di drammatizzare questa situazione". Il leader della Lega Matteo Salvini, che si dice contrario all"invio di nuove armi all'Ucraina, commenta così: "Se ci fosse la necessità di votare nuovi interventi miliari, la mia posizione è per il ritorno alla diplomazia e al dialogo, perché più armi mandi, più si allontana possibilità di pace".

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