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Dl Rilancio, richiedenti asilo saranno ospitati negli ex Sprar, ma solo fino a fine emergenza

Nel decreto Rilancio spunta una misura straordinaria per l’accoglienza: i richiedenti asilo potranno essere ospitati nella rete Siproimi (ex Sprar), che normalmente accolgono i beneficiari di protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati. Questo potrà avvenire però fino al 31 gennaio 2021, cioè entro sei mesi dalla cessazione dello stato d’emergenza per il Covid.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nella versione definitiva del decreto Rilancio, articolo 16, è spuntata una norma che, seppur legata strettamente alla situazione d'emergenza Covid, modifica temporaneamente il sistema dell'accoglienza. In pratica i richiedenti asilo potranno essere ospitati nella rete Siproimi (ex Sprar), se, in assenza di posti, non potranno più alloggiare nei centri di prima accoglienza e nei Cas. Questo potrà avvenire però fino al 31 gennaio 2021, cioè entro sei mesi dalla cessazione dello stato d'emergenza per il Covid, che scade appunto il 31 luglio 2020.

Si legge nel testo: "I posti disponibili nelle strutture del Sistema di protezione di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, per un termine non superiore ai sei mesi successivi alla cessazione dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, possono essere utilizzati per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, fermo restando quanto previsto dal decreto-legislativo 18 agosto 2015, n. 142, e successive modificazioni, in materia di servizi per l'accoglienza". Per tale provvedimento non si saranno, si precisa "nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".

Non è chiaro però se questo significa che i richiedenti asilo che alloggeranno nel Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (Siproimi) – così sono stati rinominati gli Sprar con il decreto legge 113 del 4 ottobre del 2018 (primo decreto Salvini) – potranno anche accedere ai servizi di cui godono i titolari di protezione internazionale, tutti i minori stranieri non accompagnati, i titolari di permesso di soggiorno per vittime di violenza o tratta, vittime di violenza domestica, motivi di salute, vittime di sfruttamento lavorativo, calamità, o atti di particolare valore civile.

Come ha fatto notare Asgi, i richiedenti asilo, che normalmente vengono ospitati dai centri di prima accoglienza e dai Cas, potrebbero ora accedere ai corsi di lingua italiana, inserimento lavorativo all'assistenza psicologica o legale, ma solo a discrezione delle singole strutture e degli enti di accoglienza. "Il riferimento che viene fatto nel testo al decreto-legislativo 18 agosto 2015, numero 142, lascia intendere che il richiedente asilo potrà usufruire solo dei servizi essenziali della fase di prima accoglienza, e non potrà invece accedere ai servizi per i beneficiari di protezione", ha spiegato Caterina Bove (Asgi), contattata da Fanpage.it. In pratica i richiedenti asilo potranno essere sistemati nelle stesse strutture della rete Siproimi, ma con progetti d'accoglienza differenti rispetto ai beneficiari di protezione internazionale. "Concretamente non sappiamo come i progetti d'accoglienza del Siproimi potranno effettivamente escludere i richiedenti asilo all'interno di centri Siproimi, che sono comunque quasi sempre piccole strutture. Sarebbe difficile insomma non estendere i servizi a tutti. Anche se l'organizzazione così è interamente scaricata sull'ente gestore".

In questo modo, anche se limitatamente al periodo dell'emergenza sanitaria, i richiedenti asilo potrebbero quindi accedere ad altri servizi. Nella norma del dl Rilancio però non viene indicata alcuna apertura che va verso un'estensione permanente dei diritti a favore dei richiedenti asilo, e che potrebbe far pensare a una prima picconata ai decreti Salvini.

Una spallata, seppur timida, è stata preannunciata oggi dalla ministra dell'Interno Lamorgese, secondo la quale il lavoro del tavoli per la modifica dei decreti sicurezza voluti da Salvini "svolto fino a febbraio qui al Viminale, per predisporre un testo, non andrà certo perduto. Spetta ora alle forze di maggioranza e al governo decidere tempi e modalità per riprendere in mano anche questo tema", ha detto oggi in una intervista a Repubblica.

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