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Dl Lavoro, la Camera approva la fiducia: ok a taglio del cuneo fiscale e assegno di inclusione

Dopo due sedute all’insegna dell’ostruzionismo da parte delle opposizioni, la Camera ha votato la fiducia sul decreto Lavoro del governo e l’approvazione è arrivata. L’approvazione finale per rendere legge le misure del decreto – come l’assegno di inclusione e il taglio del cuneo fiscale – dovrebbe arrivare giovedì.
A cura di Luca Pons
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L'ostruzionismo dell'opposizione ha allungato i tempi, ma non ha impedito che il dl Lavoro ottenesse la fiducia della Camera. La chiama per le votazioni ha avuto il via attorno alle 21, e solo pochi minuti fa è arrivato l'esito: 207 favorevoli e 127 contrari. La mozione di fiducia, l'ennesima posta dal governo Meloni, è così stata approvata. Domani saranno discussi gli ordini del giorno, mentre ci si aspetta che il voto finale arrivi nella serata di giovedì.

Le misure del dl Lavoro

Il decreto Lavoro, che il Movimento 5 stelle ha più volte insistito nel chiamare decreto Precarietà, è così a un passo dal diventare definitivamente legge. Al suo interno ci sono alcune delle misure più importanti su cui il governo ha lavorato negli ultimi mesi: dalla fine del reddito di cittadinanza, sostituito dall'assegno di inclusione e dal supporto per la formazione e il lavoro, al taglio del cuneo fiscale che da luglio porterà un leggero aumento nelle buste paga dei dipendenti. Ma anche l'estensione dei voucher e la facilitazione nell'uso e nel rinnovo dei contratti a termine.

Il provvedimento è arrivato alla Camera dopo l'approvazione del Senato del 22 giugno. L'iter del decreto finora è stato piuttosto travagliato: proprio a Palazzo Madama la maggioranza di centrodestra è andata sotto in commissione perché Forza Italia non si è presentata. Alla Camera, il Partito democratico e il Movimento 5 stelle hanno messo in campo un tentativo di ostruzionismo – facendo registrare più di trenta interventi nella seduta di martedì, che ha anche visto un paragone azzardato con il campo di concentramento di Auschwitz.

Scontro in Aula, M5s: "Decreto beffa per i lavoratori"

Oggi si sono riproposte le divisioni viste al Senato. Dalla maggioranza, Marta Schifone (FdI) ha definito il dl Lavoro "un provvedimento simbolo di questo governo, che dà la sua chiara impronta". Il decreto, ha detto la deputata, "porta con sé tutta la visione sui temi strategici per la nostra nazione e per la nostra agenda politica". Da una parte c'è "il superamento dell’assistenzialismo di stato, con la revisione del reddito di cittadinanza. Dall’altro l’abbattimento del cuneo fiscale, la nostra vera ricetta per sostenere i lavoratori".

Per la Lega è intervenuto Virginio Caparvi: "Abbiamo sentito dai banchi dell'opposizione interventi legati ad un approccio ideologico. Ci accusano di creare povertà, sfruttamento, precarietà". Il deputato ha contestato: "Sappiamo che il lavoro non si crea per decreto e la disoccupazione non si sconfigge per decreto. Ma compito della politica è creare condizioni favorevoli che possano rilanciare il mercato del lavoro, far crescere l'occupazione e rilanciare il nostro Paese".

Al contrario, Davide Aiello del Movimento 5 stelle ha definito la norma "una beffa per i lavoratori. Il 1° maggio, nel giorno in cui si dovevano celebrare i loro diritti, il governo ha approvato un provvedimento che aumenta la precarietà e si fa gioco delle persone in difficoltà. Smantellare il reddito di cittadinanza è un grave errore, che pagheranno sulla loro pelle i cittadini più deboli". In questi giorni, "molti esponenti di maggioranza hanno continuato a ripetere che il taglio del cuneo fiscale presente in questo decreto porterà nelle tasche dei lavoratori 100 euro in più al mese… Magari! Peccato che i numeri dicano che in media saranno 42 euro al mese: nulla se consideriamo che l'inflazione resta tuttora oltre il 7%. Solo propaganda sulla pelle dei lavoratori".

Benedetto Della Vedova, presidente di +Europa, ha criticato la scelta del governo di porre la questione di fiducia. "Siamo reiteratamente a votare solo per la fiducia e alternativamente siamo a passare semplicemente le carte tra Camera e Senato. È vero che i voti di fiducia non sono cominciati con il governo Meloni, ma nonostante la vostra maggioranza state riuscendo a fare peggio di tutti".

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