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Delitto Primavalle, ancora violenza sulle donne: sparita la commissione di inchiesta sui femminicidi

Il delitto di Primavalle a Roma ha riacceso i fari sul mancato insediamento della commissione d’inchiesta sui femminicidi, che con il governo Meloni non è stata ancora attivata. Le opposizioni chiedono che si insedi in tempi rapidi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Che fine ha fatto la commissione sui femminicidi? Il caso del quartiere Primavalle, periferia di Roma, dove è stata massacrata la 17enne Michelle Maria Causo, trovata senza vota mercoledì pomeriggio in un carrello della spesa di un supermercato accanto ad alcuni cassonetti, ha riacceso i fari sul mancato insediamento della commissione sui femminicidi.

La giovane è stata brutalmente uccisa da un coetaneo, e il movente ancora non è chiaro. Il governo ha giustamente sollevato subito la questione culturale che c'è alla base, e il ministro dell'Interno Piantedosi si è affrettato a sottolineare quanto sia importante intervenire sul "senso proprietario della donna da parte dell'uomo", ricordando "un recente provvedimento normativo che ha previsto un generale rafforzamento degli strumenti giudiziari per contrastare questi episodi con il rafforzamento delle misure di prevenzione come l'ammonimento del questore esteso ad alcuni reati spia".

Chiaramente si tratta di un problema complesso, che ha bisogno di essere affrontato da diversi punti di vista. C'è però un elemento del tutto assente dal dibattito politico in questo momento: l'esecutivo non ha menzionato la commissione d’inchiesta parlamentare sul femminicidio, che negli ultimi anni è stata istituita per due volte al Senato, e che ha lavorato dal 2017 fino all'insediamento del Governo Meloni, lo scorso 22 ottobre. Da quando ha interrotto la sua attività quella presieduta dall'ex senatrice dem Valeria Valente, la commissione non si è ancora insediata.

Con il nuovo governo la commissione è stata riconfermata, nella forma bicamerale (quella precedente era monocamerale). A febbraio 2023 il Senato aveva approvato all’unanimità in via definitiva il disegno di legge che istituisce la commissione, ddl dal titolo "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere": dopo l'ok della Camera la proposta di legge era tornata al Senato (dove aveva ricevuto il via libera lo scorso 25 novembre), perché aveva subito modifiche in commissione a Montecitorio.

Dovrebbe comprendere in tutto 36 parlamentari, 18 senatori e 18 deputati, che dovrebbero scelti rispettivamente dal presidente del Senato e dal presidente della Camera, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di almeno un deputato per ciascun gruppo esistente alla Camera e di almeno un senatore per ciascun gruppo esistente a Palazzo Madama.

La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella aveva accolto così la notizia dell'approvazione definitiva al Senato: "Istituire nuovamente la commissione è un importante passo verso obiettivi di giustizia nei confronti delle donne che dobbiamo perseguire e che non ammettono divisioni". Scopo della commissione dovrebbe essere quello di indagare sulle reali dimensioni del fenomeno della violenza di genere e di monitorare l'attuazione della Convenzione di Istanbul su prevenzione e lotta alla violenza alle donne e alla violenza domestica. Ma i lavori della commissione non sono mai partiti.

Opposizioni al governo: "Attivi commissione sui femminicidi"

"Se la cancrena del femminicidio inizia a percolare dal mondo degli adulti a quello degli adolescenti, come nel caso della 17enne uccisa a coltellate nel quartiere di Primavalle di Roma, significa che rischiamo di essere pericolosamente fuori tempo. Da anni ci sgoliamo a dire che è necessario istituire percorsi che educhino ragazze e ragazzi, bambini e bambine al rispetto di se' stessi e degli altri, a conoscere e gestire le emozioni proprie e altrui, ad approcciarsi al mondo del sesso con le giuste informazioni e la corretta prospettiva. Ma niente, l'ideologia ha finora prevalso sull'esigenza di proteggere donne e ragazze dalla violenza maschile. Anzi, la destra che oggi è al governo continua a negare il fenomeno e si rifiuta persino di ammettere che esiste un problema di violenza maschile contro le donne. E infatti, nonostante le belle promesse di Giorgia Meloni, la commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio, pur essendo stata istituita con voto unanime il 25 novembre scorso, non ha ancora visto la luce. Evidentemente quel voto fatto in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per la maggioranza era solo una passerella. Nel frattempo decine di donne sono state ammazzate", ha scritto in una nota la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo Movimento cinque stelle al Senato e coordinatrice del comitato M5s Politiche di genere e Diritti civili.

"La convenzione di Istanbul, su cui in Europa Lega e FdI si sono astenuti, resta lettera morta nel nostro Paese, dove tantissime donne vengono ammazzate ogni anno dalla mano di uomini incapaci di convivere con la loro libertà", ha aggiunto.

Anche Italia viva è intervenuta sul caso di Primavalle: "Questa ennesima tragedia ci sconvolge se possibile ancora di più perché riguarda dei giovanissimi. Chiediamo subito azioni concrete da parte del governo e l'istituzione in tempi rapidi della commissione femminicidi. Non si può più aspettare", ha detto la senatrice del gruppo Azione-Italia Viva Daniela Sbrollini, vicepresidente della commissione Affari sociali del Senato.

"In questo 2023 sono state uccise dai partner 8 donne al mese, una conta drammatica che non si ferma. E il caso di Roma è terribile perché si intreccia con il disagio e la violenza giovanile. A medio termine, serve lavorare sulla formazione, sulla lotta alle discriminazioni e sull'autonomia delle donne, diffondendo una cultura del rispetto per arrivare ad una vera parità di genere. La politica può fare molto", ha detto ancora la senatrice di Iv.

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