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Delega fiscale, chi ci guadagna e chi paga più tasse con la riforma dell’Irpef del governo Meloni

La riforma dell’Irpef cambierà l’imposta sul reddito, creando tre scaglioni invece di quattro. Questo potrebbe significare un abbassamento dell’imposta per tutti, oppure un rialzo per alcune fasce della popolazione. In ogni caso, i guadagni maggiori saranno per i redditi più alti.
A cura di Luca Pons
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La legge delega per la riforma fiscale è legge, e il governo Meloni ha a disposizione fino a due anni di tempo per metterla in pratica. Una misura che, però, dovrebbe entrare in vigore ben prima – forse già nel 2024 – è la riforma dell'Irpef che abbasserebbe il numero di aliquote, da quattro a tre. A seconda di come verrà messa in pratica questa riforma, che al momento non ha cifre precise messe nero su bianco, potranno guadagnarci di più certe fasce di reddito oppure altre. Al momento, comunque, le ipotesi principali sono due.

Come funziona l'Irpef nel 2023

Innanzitutto, come funziona l'Irpef oggi. Al momento ci sono quattro diversi scaglioni, con un'imposta crescente a seconda di quanto si dichiara. Perciò:

  • fino a 15mila euro di reddito si paga il 23% di imposta,
  • da 15mila a 28mila euro si paga il 25%,
  • da 28mila a 50mila euro si paga il 35%,
  • sopra i 50mila euro si paga il 43%.

Va detto che, con sistemi come la flat tax e altri regimi alternativi all'Irpef, non tutte le persone con lo stesso reddito pagano la stessa imposta. L'Irpef si applica pienamente a dipendenti e pensionati, mentre altre categorie spesso possono rientrare in altre modalità di tassazione. E questi calcoli non tengono conto neanche delle varie esenzioni a cui è possibile accedere. Si parla, quindi, solamente di Irpef ‘pura'.

La prima ipotesi, come cambiano le tasse se si uniscono i due scaglioni centrali

La prima ipotesi sul tavolo del governo, sarebbe quella di accorpare il secondo e il terzo scaglione attuali. Si creerebbe così una fascia unica che va da 15mila fino a 50mila euro di reddito. A questa pagherebbe una aliquota intermedia, che potrebbe essere il 27% o il 28%.

Non ci sarebbero modifiche, quindi, né per la fascia più bassa né per quella più alta. Quest'ultima comunque godrebbe dei benefici, perché l'Irpef si paga in modo incrementale: chi ha un reddito di 60mila euro ad esempio paga il 23% sui ‘primi' 15mila euro, poi il 25% fino a 28mila e avanti così, pagando il 43% solo sulla cifra che supera la soglia di 50mila euro.

Ci perderebbero, invece, tutti quelli che hanno un reddito tra i 15mila e i 28mila euro, che passerebbero dal 23% al 27/28% di tassazione. Stando a una simulazione del Correre della Sera, una persona con un reddito di 20mila euro pagherebbe circa 100 euro in più di Irpef all'anno. Invece chi prende 35mila euro ne pagherebbe circa 300 in meno. Il guadagno maggiore sarebbe per i redditi alti: un reddito da 50mila euro in su risparmierebbe 1.500 euro all'anno.

La seconda ipotesi, risparmi per tutte le fasce di reddito

La seconda ipotesi, invece, modificherebbe i primi due scaglioni, sostanzialmente accorpandoli. Così, la prima fascia tassata al 23% andrebbe fino a 28mila euro, mentre la seconda (da 28mila a 50mila euro) passerebbe a una tassazione del 33%, più bassa di due punti. Non ci sarebbero modifiche, invece, per la fascia più alta.

In questo caso, chi prende 20mila euro all'anno risparmierebbe circa 100 euro di Irpef. Un reddito da 35mila euro ne risparmierebbe circa 400 in versamento Irpef, mentre il risparmio sarebbe più ridotto (ma comunque il più alto tra tutte le fasce, sia in assoluto che in percentuale) per chi ha un reddito di 50mila euro all'anno: 700 euro in meno, pari al 4,9% dell'imposta pagata adesso.

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