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Decreto Lavoro. È ufficiale: studiare in Italia non serve a un cazzo

Sgravi contributivi per i ragazzi che non hanno una istruzione superiore? Il peggior messaggio che poteva passare per i nostri giovani: non sgobbate tanto non serve a niente.
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Il governo, oggi, ha approvato un piano per il lavoro che prevede incentivi (fino a 650 euro al mese) per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato. Con un discrimine piuttosto forte: devono essere giovani fra i 18 e 29 anni e disoccupati da almeno 6 mesi o soli con una o più persone a carico oppure   senza diploma di scuola media superiore o professionale. Un quadro che sancisce una cosa che in Italia molti ragazzi avevano già capito da tempo: l'istruzione nel nostro Paese serve a poco o nulla.

Che la laurea non paghi più non è un'invenzione: lo dice l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse): gli italiani laureati tra i 25 e i 34 anni guadagnano solo il 22% in più rispetto a chi, nella stessa classe di età, ha conseguito un diploma di maturità, quando invece la media Ocse è del 40% in più. Ora con questi sgravi siamo ancora più convinti: sgobbare sui libri per trovare lavoro in questo Paese, non paga.

Qui, invece, l'opinione di Adriano Biondi che non la pensa come me sul decreto lavoro.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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