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Decadenza Todde, Tribunale respinge il ricorso della governatrice della Sardegna: cosa succede ora

La sentenza del tribunale di Cagliari ha rigettato il ricorso della governatrice della Sardegna Alessandra Todde contro l’ordinanza-ingiunzione di decadenza del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’appello, per irregolarità nelle spese per la campagna elettorale delle elezioni regionali 2024. Cosa rischia ora la governatrice del M5s.
A cura di Annalisa Cangemi
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Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna è ora a rischio decadenza. Il Tribunale di Cagliari ha respinto il ricorso della governatrice contro l'ordinanza-ingiunzione di decadenza del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d'Appello. Per la pentastellata è una batosta.

Il provvedimento, adottato il 20 dicembre 2024 e notificato lo scorso 3 gennaio, contesta la regolarità delle spese sostenute dalla presidente durante la campagna elettorale per le elezioni regionali, sfociate nel voto di febbraio 2024. Spetterà ora al consiglio regionale pronunciarsi in via definitiva sulla decadenza di Todde confermata dai giudici.

Il Tribunale di Cagliari respinge il ricorso di Alessandra Todde

Il collegio presieduto da Gaetano Savona ha pubblicato la sentenza in cui dichiara "l'inammissibilità di tutti gli interventi", "la carenza di legittimazione passiva del Ministero della Giustizia" e "rigetta il ricorso di Alessandra Todde avverso l'ordinanza-ingiunzione del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale presso la Corte d'appello di Cagliari adottata il 20.12.2024 e notificata il 3.1.2025", si legge nella sentenza del collegio della prima sezione civile del Tribunale di Cagliari, depositata oggi in cancelleria

Fra le irregolarità contestate dai giudici del collegio elettorale, ci sono la mancata apertura di un conto corrente dedicato per la raccolta dei finanziamenti dedicati alla campagna elettorale e l'assenza di un mandatario elettorale, elementi necessari per garantire la trasparenza dei finanziamenti della campagna elettorale.

Cosa succede adesso

La presidente della Regione Sardegna Todde era decaduta in seguito all’esame delle spese sostenute nella campagna elettorale per le regionali del febbraio 2024. Secondo quanto rilevato dal Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d'Appello, sarebbero emerse irregolarità nei rendiconti presentati. Il rigetto del ricorso da parte del giudice ordinario chiude la fase giurisdizionale della vicenda, confermando la validità formale dell'ordinanza. La questione passa ora nelle mani del Consiglio regionale, a cui spetta la decisione politica e istituzionale finale sull'eventuale decadenza della presidente.

Nella sentenza di oggi si legge infatti che "Deve confermarsi in questa sede che non rientra nella competenza del Collegio di garanzia, né in quella del Tribunale adito per l'impugnazione dell'ordinanza-ingiunzione, pronunciare l'eventuale decadenza della ricorrente".

La competenza è "dunque rimessa dalla legge al Consiglio regionale. All'organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall'alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l'accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali". Effettuato questo esame, "che rimane insindacabile dal Consiglio regionale, quest'ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza".

Le spese del giudizio, si legge ancora, "devono essere integralmente compensate tra le parti, in considerazione della novità e peculiarità della vicenda, dell'assenza di specifici precedenti giurisprudenziali e della complessità delle questioni giuridiche trattate".

Il prossimo 9 luglio intanto si riunirà la Corte costituzionale per discutere del conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione contro lo Stato sulla legge nazionale che regola i casi di decadenza per gli amministratori: si dovrà cioè chiarire se la legge nazionale utilizzata dai giudici del collegio elettorale per decretare a gennaio la decadenza della Todde fosse applicabile a una regione a statuto speciale come la Sardegna.

Todde impugna la sentenza

"A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura, noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo caso", ha commentato la presidente della regione Sardegna Alessandra Todde, dopo che il tribunale di Cagliari ha respinto il suo ricorso contro la richiesta di decadenza.

"Proprio perché crediamo nello Stato di diritto – ha aggiunto – che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi andiamo avanti: impugniamo la sentenza, perché le violazioni contestate non sussistono, come pure rilevato dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Cagliari".

Secondo Todde, "In primo luogo il Tribunale dice che il Collegio di garanzia era incompetente a esprimersi sulla decadenza. Quindi avevamo ragione".

"Tuttavia – ha aggiunto – la sentenza presenta diversi punti discutibili e controversi, che i nostri legali stanno puntualmente valutando, ma fin da ora si possono rilevare come siano incongruenti alcuni passaggi". Innanzitutto "non ci convince affatto il ragionamento sulla proporzionalità della sanzione della mia decadenza da presidente e dell'intero Consiglio regionale". "Inoltre è paradossale il passaggio della sentenza in cui si sostiene che pur in assenza di un'espressa e formale contestazione, avrei dovuto comprendere la necessità di rendicontare in prima persona e non per il tramite del comitato, pur non avendo personalmente speso nulla. Infatti, il comitato è stato l'unico soggetto ad aver ricevuto contributi e ad aver effettuato spese".

Per la presidente della Sardegna "una dichiarazione, anche se ritenuta irregolare, non può essere equiparata a una mancata presentazione di documenti. Ribadisco che non vi è nessuna violazione della trasparenza perché è noto quante e quali sono state le somme versate, da chi, e come sono state spese dal Comitato. Infatti, la Corte dei Conti ha confermato la correttezza del rendiconto".

"Mentre da cinque mesi ci attaccano noi abbiamo sempre continuato a lavorare nell'interesse della Sardegna e continueremo a farlo: stasera c'è una giunta, un'altra è convocata per venerdì. Nei prossimi giorni abbiamo programmato riunioni e incontri, come quello a Tortolì con i ragazzi delle scuole. Siamo e rimaniamo concentrati per risollevare questa terra annichilita dalla destra, dalla tutela di interessi personalistici a scapito del bene comune".

Il centrodestra chiede le dimissioni di Todde

"La sentenza del Tribunale di Cagliari, nel confermare integralmente l’ordinanza-ingiunzione del Collegio Elettorale di Garanzia, ha posto finalmente fine ad una torbida vicenda caratterizzata da menzogne, omissioni e gravi violazioni di legge. Si vergogni Giuseppe Conte e il suo Movimento 5 Stelle che, pur di sminuire la gravità dei fatti, hanno rivolto accuse di complottismo alla magistratura cagliaritana, prospettando perfino azioni di danno. La Presidente Todde ne prenda atto e sia coerente rassegnando immediatamente le dimissioni, ad evitare ulteriori danni ai sardi", ha commentato in una nota Pietro Pittalis, deputato e Segretario Regionale di Forza Italia.

"La sentenza conferma quello che abbiamo sempre sostenuto: una legislatura già morta dal punto di vista politico, oggi è morta anche dal punto di vista giuridico. La cosa non ci fa piacere, perché pensiamo che la politica debba avere sempre il primato, e che non si debbano aspettare le scelte dei giudici. Ma ora va ridata parola agli elettori", ha detto Paolo Truzzu, capogruppo di Fdi nel Consiglio regionale sardo.

"Ora l'appello che mi sento di fare alla presidente e alla maggioranza di centrosinistra, è di terminare questo ‘accanimento terapeutico'- prosegue Truzzu- si ponga fine a questa legislatura, e si ridia la parola agli elettori". Centrodestra pronto dunque ad andare alle urne? "Io penso che chi fa politica deve essere sempre pronto per andare alle urne – ha aggiunto l'ex sindaco di Cagliari – anche perché nessuno di noi ha intenzione di sottrarsi al giudizio degli elettori. Anzi, ce le auguriamo per mettere fine a questa situazione che è abbastanza anche stucchevole".

"Questi sono i chiodi sulla bara della giunta Todde, di questa legislatura che non è mai iniziata", ha commentato alla ‘Dire' Stefano Tunis, consigliere regionale di Sardegna al Centro20venti.

"Se Todde avesse un minimo di coscienza restituirebbe immediatamente la parola agli elettori, dimettendosi – ha aggiunto Tunis-. Il tribunale di Cagliari oggi ha respinto ogni tesi sostenuta dalla ricorrente, e quindi credo che il Consiglio regionale debba rapidamente prendere atto di questo e prepararsi a restituire la parola agli elettori, dando un nuovo governo alla Sardegna".

Concetti ribaditi da Umberto Ticca, capogruppo dei Riformatori: "Questa è la fine di questa legislatura. La fine politica si era già vista, perché i scarsi risultati ottenuti in quest'anno e mezzo, le leggi impugnate, le divisioni in maggioranza le conoscevamo già. Sospettavamo che anche dal punto di vista giuridico sarebbe arrivata la parola fine, questa sentenza direi che chiarisce che le irregolarità c'erano tutte, e che avrebbero dovuto comportare la decadenza". Su questo però, specifica, "non si deve esprimere il Tribunale, ma il Consiglio regionale. In ogni caso, il fatto che sia stato messo nero su bianco che il rendiconto non è accettabile, sancisce la fine di questa legislatura. Quella politica la conoscevamo già, adesso c'è anche quella giuridica".

Conte: "Dimissioni Todde? Destra si faccia spiegare le sentenze"

"Le opposizioni, prima di parlare in modo così scomposto, si facciano consigliare dai legali e cerchino di interpretare bene le sentenze. Che noi rispettiamo sempre", ha commentato il presidente del M5s, Giuseppe Conte, dopo le richieste di dimissioni della governatrice pentastellata da parte del centrodestra.

"Noi con la magistratura non accettiamo mai uno scontro politico – ha spiegato il leader dei pentastellati-. Ovviamente la presidente Todde ha già anticipato che, come in un sistema che si rispetti, impugnerà questo provvedimento per alcuni profili che non sono condivisibili".

Per il resto, ha sottolineato l'ex premier, "è stato anche chiarito che non era certo il comitato elettorale che poteva dichiarare la decadenza". La presidente "è quindi nel pieno dei suoi poteri, continuerà a esercitarli, e continuerà, con tutti i gradi di giudizio, a chiarire in pienezza di trasparenza e in pienezza di correttezza il operato, anche per quanto riguarda le spese elettorali. Visto che lei non le ha sostenute personalmente, ma è stato un comitato elettorale che ha rendicontato".

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