De Meo a Fanpage: “Difesa è coesione e va oltre l’aspetto militare, Ue si svegli per contare di più”

Da quando ha lanciato il suo piano di riarmo – il RearmEu da 800 miliardi di euro – l'Unione europea ha comunicato agli Stati membri una importante novità: da quest'anno, cioè, per gli investimenti nella Difesa, si potrà attingere anche dai fondi di coesione. Del resto, e lo stiamo vedendo bene in questi anni, anche la Difesa è coesione e i divari in questo campo possono pesare – e non poco – sulle politiche dell'Unione in materia di affari esteri e di sicurezza. Ne abbiamo parlato con l'eurodeputato Salvatore De Meo, membro della commissione parlamentare Sicurezza e Difesa, nonché a capo della delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con la Nato.
Questo è un contenuto realizzato grazie al Bando Europeo DG REGIO- AWARE PROJECT che ha l'obiettivo di promuovere la consapevolezza sulle Politiche di coesione applicate dalla Commissione Europea. È un vodcast in tre puntate che si può ascoltare qui.
Con De Meo abbiamo cercato di capire in che modo anche la Difesa è coesione e che cosa comportano concretamente le recenti scelte dell'Unione europea. "Credo che l'Europa abbia messo nella sua agenda una priorità che avrebbe dovuto essere tale già in passato. Se scomodiamo anche i nostri padri fondatori, la politica estera e la politica di difesa avrebbero già dovuto rappresentare un focus su cui probabilmente oggi ne stiamo pagando il ritardo. Credo che all'indomani di ciò che è avvenuto nel nostro continente si sia evidenziata la nostra vulnerabilità e la nostra scarsa considerazione geopolitica sul piano globale, ed è il motivo per cui oggi noi non possiamo che guardare anche alla difesa come uno strumento che ci permetta di recuperare una centralità. Oggi abbiamo un'Europa che si è dotata di una struttura, individuando un commissario alla difesa e individuando una commissione autonoma per la difesa. Ma rispetto a quella che è una governance, la tematica più sensibile è la copertura finanziaria. Le nostre risorse rispetto alle ambizioni che l'Europa ha prospettato, a partire dalla transizione verde, la digitale, oggi quella che è la sicurezza, credo che siano insufficienti, ed è il motivo per cui – ad invarianza di bilancio – si è pensato di poter far ricorso anche ai fondi di coesione, che sono quelle risorse che sono sempre state designate per rimuovere i diversi livelli di velocità o divari presenti all'interno del continente o degli stessi Stati membri".
Insomma, i Paesi membri dell'Ue non solo potranno sforare il patto di stabilità (entro certi limiti) per gli investimenti in Difesa, ma disporranno appunto anche di ulteriori risorse. Questo avverrà su base volontaria, per ora non è previsto nessun obbligo. Ad ogni modo, per De Meo è importante sottolineare una cosa: quando parliamo di investimenti in Difesa, non si intende solo la compravendita di armi: "La difesa va ben oltre la dimensione militare. La difesa è rappresentata da tutta la parte cibernetica, che oggi credo che sia la parte più pericolosa ed è il vero rischio a cui dobbiamo far fronte. Riguarda tutta la protezione delle rotte commerciali, riguarda la nostra sicurezza alimentare, riguarda le nostre infrastrutture. E quindi, fatta questa premessa, noi dobbiamo guardare alla possibilità che i singoli Stati organizzino in maniera autonoma quelle che sono le varie possibilità che l'Unione Europea ha messo a disposizione".
Poi l'eurodeputato precisa, rispetto alle intenzioni di Palazzo Chigi: "Il governo italiano – e io sono d'accordo – ha già stabilito che non intende far ricorso all'utilizzo dei fondi di coesione. Noi per esempio – come Forza Italia, quindi come Partito Popolare – crediamo che si debba replicare il modello del Next Generation EU, quindi del PNRR. Bisogna fare debito comune, ma non solo per questo obiettivo ambizioso, che deve essere anche declinato in maniera pragmatica, perché nessuno può mai immaginare che la difesa europea, per quanto comune, possa sganciarsi dall'Alleanza atlantica".
A proposito di Nato. Con Donald Trump alla Casa Bianca, Washington ha messo bene in chiaro che le cose devono cambiare e che gli europei devono spendere di più. Questa in realtà non è una novità, da sempre gli Stati Uniti ritengono di addossarsi in maniera sproporzionata i costi dell'Alleanza. Secondo De Meo, comunque, è arrivato il momento di cogliere un'opportunità: "Dobbiamo svegliarci da quel torpore che ci ha contraddistinto per tanti anni, dove eravamo convinti – e ce n'erano condizioni oggettive – di affidare ad altri quello che è un compito che rimane nelle nostre prerogative. Noi non immaginiamo all'interno dell'Alleanza Atlantica di sganciarci dagli Stati Uniti. Sarebbe impensabile. Non ci sono le condizioni economiche, non ci sono le condizioni logistiche. Noi dobbiamo rafforzare il pilastro europeo all'interno dell'Alleanza Atlantica. Per far questo dobbiamo sicuramente investire di più su questo tema".
De Meo poi aggiunge: "La guerra in Ucraina prima e quella in Medio Oriente poi hanno confermato la nostra debolezza geopolitica proprio perché ci hanno mostrato come un soggetto subalterno all'interno dell'Alleanza Atlantica. Purtroppo non stiamo esercitando alcun ruolo negoziale e diplomatico, pur sapendo che l'Europa nasce da un progetto di pace. Noi siamo una democrazia che evidentemente può contribuire a creare delle condizioni di pace, ma non siamo riusciti ad avere un benché minimo ruolo sui tavoli che contano. E questo ci deve interrogare: siamo a un bivio".