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Ddl Zan, ultime notizie sul disegno di legge

Ddl Zan contro omofobia, quando potrebbe essere approvato: lettera a Casellati per velocizzare iter

Pd, M5s e Leu hanno chiesto compatti alla presidente del Senato tempi certi per la conclusione dell’iter del ddl Zan contro l’omofobia. Il presidente della commissione Giustizia Ostellari si è rifiutato fino ad ora di indicare una data certa per il termine dei lavori. “Per noi non si può andare oltre la fine di giugno o i primi di luglio e su questo termine voteremo alla prima occasione utile”, ha detto la senatrice Maiorino.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ieri si è riunito l'ufficio di presidenza della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Il presidente Andrea Ostellari ha proposto di abbassare il numero delle audizioni sulla legge Zan e sull'abbinata proposta del centrodestra sull'omofobia, passando dalle 170 previste a 140 (70 in presenza e 70 con l'invio di una relazione) e parallelamente costituire un tavolo politico che coinvolga i capigruppo in Commissione e i presidenti dei gruppi parlamentari, per arrivare a un testo condiviso. Il centrosinistra, che considera le 170 audizioni inizialmente previste una provocazione per allungare inutilmente l'iter, e non certo un'apertura al dialogo da parte del centro destra, continua a premere affinché si arrivi in Aula prima della pausa estiva. Anche 70 audizioni orali e 70 scritte sono, per una legge già approvata alla Camera lo scorso novembre, sono considerate una cifra eccessiva, che potrebbe richiedere mesi di lavoro.

I capigruppo Pd, M5S, Leu e Autonomie hanno anche inviato una lettera alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, per chiedere tempi certi per chiudere l'iter a approvare la legge anche al Senato: "Qualora il presidente Ostellari continuasse ad adottare comportamenti palesemente ostruzionistici e pretestuosi, impedendo alla Commissione l'esame del disegno di legge in oggetto e non riducendo a una settimana la durata delle audizioni, nonché la conclusione dello stesso affinché il provvedimento possa essere esaminato dall'Assemblea nella prima settimana di luglio, Le preannunciamo che ci troveremo costretti a chiedere la convocazione di una Conferenza dei Capigruppo che abbia ad oggetto la calendarizzazione del disegno di legge n. 2005".

L'intenzione è quella di attivare la procedura d'urgenza (ex articolo 77 del regolamento): con un decimo delle firme dei senatori, 33 firme che sono state in questo caso già raccolte, è possibile che un ddl vada in Aula senza passare dall'approvazione in commissione. Pd, M5s e Leu in realtà non attendono una risposta da Casellati, ma sono pronti a dare battaglia per arrivare a chiedere la calendarizzazione alla conferenza dei capigruppo.

"Per la stima che nutriamo nei Suoi confronti, confidiamo che adotterà tutte le iniziative necessarie a consentire il corretto svolgimento dei lavori della Commissione, nel rispetto del Regolamento del Senato, delle prerogative dei parlamentari e della correttezza istituzionale", concludono Simona Malpezzi, Ettore Licheri, Loredana De Petris e Julia Unterberger.

La commissione Giustizia del Senato "non può essere ostaggio di inutili audizioni e di tempi incerti. Dobbiamo chiudere audizioni, discussione generale e termine per gli emendamenti come richiesto da noi entro il 29 giugno e se questa data non sarà rispettata andremo in aula", ha detto la senatrice del Partito democratico Monica Cirinnà dopo la riunione di ieri dell'ufficio di presidenza della commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Secondo Cirinnà il presidente della commissione, Andrea Ostellari, "vuole portare avanti un vero e proprio ricatto: tagliare le audizioni ma non fissare il termine per gli emendamenti e nel frattempo chiedere un tavolo politico per vedere i punti su cui si può mediare". Ecco quindi che "il tavolo politico con la destra, che fino a ieri pensava che il ddl non si doveva nemmeno discutere, che era divisivo e che non faceva parte dei temi del governo, adesso diventa dirimente ai fini del calendario", conclude la senatrice del Pd sottolineando che si tratta di "un ennesimo strappo al regolamento: l'ufficio di presidenza serve a fissare il calendario e lui si è rifiutato di farlo". 

Per la senatrice Alessandra Maiorino la proposta di Ostellari è semplicemente "irricevibile": "Evidentemente l'aver messo nero su bianco la discutibile conduzione della commissione operata da Ostellari, lo ha convinto a tentare di aprire un dialogo".

"Peccato che la proposta che ha avanzato, non si è capito se da relatore del provvedimento o da presidente di commissione, sia irricevibile: svolgere 70 audizioni in presenza e 70 per iscritto, aprire tavolo di confronto politico e dare disponibilità a modifiche. La nostra risposta, unanime, come M5s, Pd e Leu è stata la richiesta di una data certa per il termine dei lavori, cosa che Ostellari si è rifiutato di definire in ufficio di presidenza, rimandando la decisione a un voto in commissione plenaria. Il termine lavori per noi non può andare oltre la fine di giugno o primi di luglio e su questo termine voteremo alla prima occasione utile".

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