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Cuneo fiscale, riduzione dell’Irpef e tredicesime: il piano del governo per aumentare gli stipendi

Per consolidare l’aumento di stipendio di quest’anno per i lavoratori dipendenti, il governo dovrà confermare il taglio del cuneo fiscale con la legge di Bilancio. Ma riflette anche su un intervento sull’Irpef diverso da quello annunciato finora.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Non solo taglio del cuneo fiscale, ma anche riduzione dell'Irpef. Il governo Meloni punta tutto sull'aumento degli stipendi dei lavoratori dipendenti, per provare a contrastare l'inflazione ancora alta, il caro benzina e – in generale – una situazione economica che ha visto le famiglie italiane impoverirsi ancora. Il tutto in un anno che si apre con la campagna elettorale per le europee (e non è un dettaglio). In ballo, oltre alla legge di Bilancio, c'è anche la riforma fiscale, i cui effetti – secondo i piani del governo – dovrebbero cominciare a vedersi già dall'inizio del 2024. Certo, sempre che si proceda nella scrittura dei delegati.

Se l'obiettivo della manovra è quello di intervenire sulle fasce più deboli della popolazione, in aiuto potrebbe arrivare anche la riforma del fisco (già approvata in Parlamento in estate). Ieri il viceministro all'Economia, Maurizio Leo, ha spiegato che una parte del taglio del cuneo contributivo viene assorbito dalle aliquote Irpef. Un effetto distorsivo – di cui evidentemente il governo non si è accorto oggi – che si proverà a colmare in qualche maniera. Il ragionamento è semplice: se il beneficio arriva come riduzione della quota contributiva da versare allo Stato, poi in parte ritorna nelle casse dell'erario sotto forma di Irpef. Insomma, dell'aiuto finanziato, il governo si riprende comunque una quota, perché si tratta di un bonus lordo su cui si pagano le tasse.

Il viceministro ha detto di voler eliminare questo effetto distorsivo, riflettendo su un intervento sull'Irpef. Leo ha spiegato che si potrebbe pensare di applicare la prima aliquota – che attualmente è al 23% per i redditi fino a 15mila euro – a chi guadagna fino a 28mila euro. Per questi, al momento, si sale al 25%. Perciò si tratterebbe di estendere il primo scaglione, creandone uno unico. Il programma del governo, con la delega fiscale, era creare sì uno scaglione unico, ma centrale tra il più basso e il più alto. In questo modo, però, si andrebbe a sopperire all'effetto sul taglio del cuneo contributivo, aumentando ulteriormente gli stipendi dei lavoratori dipendenti. Anche ridefinire l'Irpef vorrebbe dire applicare le nuove aliquote a tutti, anche a pensionati, autonomi e altre categorie di lavoratori.

Per i dipendenti, invece, dovrebbe arrivare anche la detassazione delle tredicesime mensilità. Ma anche qui, non ci sono certezze né tantomeno tempi chiari. Il viceministro ha spiegato che verrà fatto un tentativo per anticipare – con un decreto fiscale – la scadenza della manovra, che verrà approvata realisticamente negli ultimi giorni dell'anno. Questo vorrebbe dire intervenire già sulle tredicesime del 2023, che altrimenti resterebbero fuori. Tutto dipenderà dalla Nadef e dai fondi che il governo riuscirà a trovare. Perché senza le risorse, come ribadito dallo stesso Leo, diventa difficile anche solo confermare un taglio del cuneo da 10 miliardi di euro.

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