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Cos’ha detto Alessandro Borghese sui giovani italiani che “vogliono garanzie per lavorare”

Lo chef e personaggio televisivo ha spiegato in un’intervista al Corriere di avere lo stesso problema di tanti suoi colleghi meno famosi: la carenza di personale. “Mentre la mia generazione è cresciuta lavorando a ritmi pazzeschi, oggi è cambiata la mentalità” e “chi si affaccia a questa professione vuole garanzie – ha commentato Alessandro Borghese – Stipendi più alti, turni regolamentati, percorsi di crescita, in cambio del sacrificio di tempo, i giovani chiedono certezze e gratificazioni”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Alessandro Borghese cerca collaboratori per il suo ristorante a Milano ma, a suo dire, non li trova. Lo chef, noto personaggio televisivo, ha spiegato in una lunga intervista al Corriere di avere lo stesso problema lamentato da molti suoi colleghi meno famosi: la carenza di personale. Nella spiegazione del perché non si trovano nuove leve disposte a lavorare, però, Borghese ha sottolineato che le nuove generazioni vogliono più garanzie rispetto alle precedenti: "Non credo che la figura del cuoco sia in crisi, ma ci si è accorti che non è un lavoro tutto televisione e luccichii. Si è capito che è faticoso e logorante – ha spiegato – E mentre la mia generazione è cresciuta lavorando a ritmi pazzeschi, oggi è cambiata la mentalità" e "chi si affaccia a questa professione vuole garanzie".

Ma di quali garanzie parla Borghese? "Stipendi più alti, turni regolamentati, percorsi di crescita – ha continuato – In cambio del sacrificio di tempo, i giovani chiedono certezze e gratificazioni. In effetti prima questo mestiere era sottopagato, oggi i ragazzi non lo accettano". Nessun giudizio di merito insomma, ma solo un dato di fatto. In questo senso la svolta è rappresentata dalla pandemia di Covid: "Con le chiusure tante persone hanno avuto la possibilità di stare in famiglia – ha spiegato ancora lo chef – E hanno cambiato mestiere per avere più tempo". Oggi, infatti, "il tempo è la vera moneta".

Borghese ha spiegato anche di aver perso parte dei suoi dipendenti proprio perché sono tornati nelle Regioni d'origine e hanno scelto "un lavoro che richiedesse meno fatica psicologica, mentale e fisica". Intanto la Federazione italiana pubblici esercizi segnala che mancano circa 40mila professionisti tra cuochi, camerieri e baristi: "Bisogna lavorare in modo diverso e sta già succedendo – ha continuato lo chef – Il riposo e i turni sono fondamentali e noi dobbiamo ascoltare le richieste dei ragazzi e delle ragazze che rendono possibile il nostro lavoro". La carenza di personale, però, incide negativamente sulla ripresa. E la colpa sembra ancora dei più giovani: "Prima del Covid c’era la fila di ragazzi fuori dai ristoranti, oggi non si vuole più fare questo lavoro – ha spiegato Borghese – ho un ritmo di due o tre colloqui al giorno, ma non riesco ad assumere, perché tanti non stanno davvero cercando, si vede che non sono interessati". Mentre "altri approfittano della situazione, sanno che c’è tanta domanda perciò fanno richieste eccessive".

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