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Cosa significa ‘dumping fiscale’ e perché il primo ministro francese Bayrou accusa l’Italia

La Francia, tramite il primo ministro Bayrou, ha puntato il dito contro l’Italia, dicendo che il governo fa politiche di ‘dumping fiscale’ per attrarre i super ricchi dall’estero: la pratica consiste nell’introdurre una tassazione agevolata per attrarre aziende e persone fisiche con redditi alti da altre parti del mondo. Questo, secondo Parigi, favorirebbe un “nomadismo fiscale”. Palazzo Chigi però ha respinto le accuse e la maggioranza è insorta contro Parigi.
A cura di Annalisa Cangemi
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"L'Italia sta facendo una politica di dumping fiscale". Con quest'accusa il primo ministro francese Francois Bayrou rispondendo ai giornalisti a una settimana dal voto di fiducia al suo governo fissato per l'8 settembre, ha aperto un nuovo scontro con l'Italia. Dopo le tensioni tra Roma e Parigi causate dal vicepremier Matteo Salvini, che hanno portato alla convocazione dell'ambasciatrice Emanuela D'Alessandro nella capitale francese, si è aperto un nuovo caso.

Secondo il ragionamento di Parigi, il nostro Paese agevolerebbe i ‘paperoni' per spingerli a trasferirsi da noi, con condizioni fiscalmente vantaggiose, sperando così di aumentare il gettito erariale. Ma esattamente, cosa vuol dire dumping fiscale e perché la maggioranza è insorta contro il governo francese?

Cosa si intende per ‘dumping fiscale'?

Per dumping fiscale (il termine dumping proviene dall'inglese, ‘to dump', che significa ‘scaricare'), si intende la pratica attraverso cui uno Stato introduce agevolazioni fiscali che risultano molto attrattive e competitive rispetto ad altri Stati (in questo caso la Francia), con l'obiettivo di attirare aziende o persone con redditi molto alti dall'estero, convincendoli dell'opportunità di spostare la residenza fiscale in un altro Paese. Secondo Bayrou è quello che ha fatto l'Italia con le sue politiche, offrendo per esempio ai francesi tasse molto meno alte di quelle che pagherebbero a casa loro, introducendo una serie di ribassi sulle aliquote, che avrebbero innescato appunto "una sorta di nomadismo fiscale". Ma cosa c'è di vero nelle accuse di Parigi?

Il Corriere ha ricordato per esempio come negli ultimi anni effettivamente una città come Milano sia riuscita ad attrarre ricchi investitori stranieri, che hanno portato ingenti capitali dall'estero, riversandoli nel mercato immobiliare, proprio grazie al regime fiscale favorevole garantito in Italia. Si tratta, scrive il quotidiano, di un processo iniziato prima dell'insediamento di questo governo, cioè prima del 2022. "Nel 2023 hanno hanno spostato la propria residenza a Milano persone che prima la avevano ad Antigua, alle Bahamas, alle Barbados, a Panama e Cipro, con 1627 nuovi arrivi dagli Stati Uniti, dato più alto dal 2003", scrive il Corriere.

Dal 2017 è in vigore per Sin da quell’anno è in vigore in Italia la tassa piatta sui redditi di provenienza estera, ribattezzata ‘norma CR7′, perché permise a Cristiano Ronaldo di trasferirsi alla Juventus, pagando una tassa molto vantaggiosa e piatta, ad esempio sui diritti di immagine e sponsorizzazioni. Questo regime fiscale speciale consente ora a chi trasferisce la residenza in Italia "di pagare per 15 anni una flat tax di 200mila euro l’anno (ai tempi di CR7 era addirittura la metà, 100mila euro), su interessi di obbligazioni, dividendi da partecipazioni azionarie, plusvalenze da cessione di imprese, successioni o donazioni quando maturati all’estero (mentre per i redditi maturati in Italia vigono le normali trattenute fiscali)". 

Ma non è chiaro se tutto questo abbia o meno portato vantaggi all'Italia, se insomma questi capitali stranieri poi abbiano portato benefici economici anche sui nostri territori: l'idea infatti è che questi paperoni portino risorse, sia sotto forma di imposte dirette che verranno pagate, sia grazia ai consumi, che potrebbero aumentare in determinati territori. I Il tema è stato sollevato dalla Corte dei Conti, la quale ha sollevato dubbi sull'incremento di super-ricchi che si trasferiscono in Italia: in pratica al di là della crescita del mercato immobiliare (soprattutto i capitali vengono investiti negli immobili di lusso), non è chiaro se questi investimenti milionari favoriscano la crescita economica. 

Le parole del primo ministro Bayrou sull'Italia e sul dumping fiscale

Bayrou, esprimendosi contro il "nomadismo fiscale", che fa sì che "ognuno si trasferisce dove è più conveniente", ha detto che in Francia è stato permesso "che il debito si accumulasse", aggiungendo che "Il peso del debito e le rendite che dobbiamo pagare devono essere sottratti al lavoro dei francesi", sottolineando il fatto che sono in gran parte detenuti da paesi stranieri. "Questo non è denaro che irrigherà il paese, è denaro destinato ad attori economici stranieri". Come esempio positivo ha invece citato il Giappone, dove il debito "è detenuto al 99% dai giapponesi". Bayrou ha citato invece l'Italia come esempio di Paese che attua una politica di dumping fiscale per mettere in guardia i francesi da provvedimenti destinati "ai più ricchi" che potrebbero "trasferirsi" con la residenza fiscale "dove è più conveniente" per pagare meno tasse. Perché, ha detto il premier francese, "ormai c'è una specie di nomadismo fiscale e ci si trasferisce dove conviene di più".

Le reazioni dall'Italia dopo le dichiarazioni di Bayrou

Alle affermazioni del primo ministro francese ha risposto Palazzo Chigi, con una nota. "Stupiscono le affermazioni, totalmente infondate, del primo ministro francese Francois Bayrou, secondo le quali l'Italia starebbe facendo ‘dumping fiscale', penalizzando la Francia. L'economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra Nazione", si legge nel testo diffuso ieri, in cui si sottolinea che "l'Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo Governo, ha addirittura raddoppiato l'onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia".

Le dichiarazioni di Parigi hanno mandato su tutte le furie la maggioranza di governo. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è detto "sbalordito" dalle accuse di "dumping fiscale" rivolte all'Italia. "Sono sbalordito, un'accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato", ha dichiarato Tajani in un'intervista al ‘Messaggero', "non voglio commentare la situazione politica ed economica in Francia, ma se l'Italia procede su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante questo non è perché pratica dumping fiscale e non cospira contro altri paesi europei". Anche oggi Tajani è tornato sulla questione, dicendosi "stupefatto dalle dichiarazioni di Bayrou che sono frutto di una analisi sbagliata. Non vogliamo fare polemica con la Francia, ma l'Italia non può essere considerata un paradiso fiscale".

"Ci sono altri, veri paradisi fiscali in Europa, ci sono altre profonde anomalie nella Ue che andrebbero corrette, queste sono le anomalie da contestare", ha aggiunto il vicepremier. "Ho più volte detto che dobbiamo costruire il mercato interno europeo", "se la Francia vuole collaborare con noi per completare il mercato interno", a partire dal "mercato unico dell'energia", ha sottolineato. "L'unione fiscale oggi è in pericolo non per colpa dell'Italia ma perché ci sono altri paesi che praticano dumping fiscale. Non siamo certamente noi".

"La Francia, rispetto all'Italia, sta facendo passi indietro: oggi, dopo vent'anni dall'ultimo schiaffo dato dal governo a guida Silvio Berlusconi e sempre con un esecutivo di centrodestra, la sua affidabilità rispetto al debito pubblico è inferiore a quella all'Italia", ha commentato Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della camera, ospite oggi a "L'Aria che Tira" su La7. "Il nostro Paese è più affidabile perché ha stabilità politica, perché ha un governo che dice quello che fa e fa quello che dice, perché i dati macro economici sono sotto gli occhi di tutti e tutte le agenzie di rating infatti segnano un più all'Italia. Bayrou, che è disperato perché traballa, se ne è uscito con la storia assurda del dumping fiscale, mentre da noi si ignora un particolare da ortografia contabile e cioè che le tasse che i francesi pagano in Italia non sono recupero da evasione o un gentile omaggio ma vengono da reddito prodotto all'estero e dunque non sarebbero mai arrivate nelle nostre casse".

Sulla vicenda è intervenuto anche l'ex premier Matteo Renzi: "Il Primo Ministro francese Bayrou ha attaccato ieri l'Italia accusando il Governo di aver fatto ‘dumping' con riferimento alle leggi per attrarre capitali e talenti. Giorgia Meloni ha replicato negando ogni forma di dumping. Non sono mai tenero con Giorgia Meloni ma su questa storia ha totalmente ragione la Presidente del Consiglio e soprattutto ha ragione l'Italia. Le leggi cui Bayrou si riferisce, peraltro, le ho volute e approvate io dieci anni fa e sono leggi di buon senso che hanno riportato cervelli in Patria e tanti soldi all'erario. Invito il mio amico Bayrou a documentarsi meglio", ha detto il leader di Italia Viva "E sia chiaro: io non perdo mai l'occasione per attaccare Giorgia Meloni quando sbaglia, ma su questa vicenda non ci penso neppure. Anche perché ha ragione l'Italia, non la Francia. Noi siamo persone serie: siamo all'opposizione della Meloni, non del Paese. E da firmatario di quelle leggi mi assumo tutte le responsabilità. Viva la Repubblica!".

"Le critiche del primo ministro francese François Bayrou all'Italia, accusata di presunto dumping fiscale, sono del tutto infondate e anche fuori luogo. Bayrou dovrebbe sapere bene che sono altri i Paesi anche all'interno dell'Unione Europea e anche, diciamo così, molto vicini alla Francia, con fiscalità molto aggressive che danneggiano le principali economie europee. Così facendo Bayrou ha alimentato una polemica di cui non si sentiva alcun bisogno", ha detto Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati.

Ue: "Politica fiscale spetta agli Stati"

"Non esiste un'armonizzazione a livello Ue in materia di imposta sul reddito delle persone fisiche. Nell'Ue la politica fiscale è di competenza dei paesi e delle loro autorità nazionali. Tuttavia, l'Ue aiuta i paesi a scambiarsi informazioni per combattere la frode, l'elusione e l'evasione fiscale, contrastare la pianificazione fiscale aggressiva, evitare la doppia imposizione e affrontare le problematiche relative ai paradisi fiscali e ai reati fiscali", ha detto a LaPresse una portavoce della Commissione europea, interpellata sullo scontro Francia-Italia sulla tassazione agevolata per i paperoni.

"L'Ue facilita inoltre la cooperazione tra imprese, autorità fiscali e organizzazioni della società civile per migliorare il commercio transfrontaliero e promuovere un'amministrazione fiscale efficace", ha aggiunto la portavoce. Nel 2021 la Commissione aveva proposto un'estensione del Codice di condotta, uno strumento dell'Ue che promuove la concorrenza fiscale leale, per includere i regimi che avvantaggiano eccessivamente i più ricchi. All'epoca gli Stati membri sembravano contrari, ma ora c'è una certa apertura all'idea.

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